giovedì 20 gennaio 2011

La musica classica, cioè Haydn

Si sa come vanno le cose: basta che si intravveda un violino o un pianoforte, ed è subito “musica classica”; ma le cose non stanno così, col violino e col pianoforte si può suonare di tutto, e se una musica è stata composta dieci minuti fa di certo non è un classico. Senza voler complicare troppo le cose, e senza ricorrere alla definizione precisa di “classico” (per questo, esistono ottimi libri e bravi insegnanti: per esempio, si può ricorrere a Salvatore Settis e alle sue lezioni trasmesse anche da Rai Storia, di recente), qualcosa si può comunque dire.

Quando si dice “musica classica” ci si riferisce soprattutto a due compositori: uno è Johann Sebastian Bach, l’altro è Franz Joseph Haydn. Bach vive fra il 1685 e il 1750, ed è importante non perché ha scritto della bella musica (questo lo hanno fatto in tanti), ma perché è stato il compositore che ha dato forma definitiva alla scrittura musicale come la intendiamo oggi, compresi Vasco Rossi, i rappers e i Rolling Stones: tutti scrivono musica secondo il “sistema temperato” del quale J.S.Bach è stato il punto d’arrivo. Ma per parlare di questo servirebbe un trattato di teoria musicale, e quindi mi fermo – sottolineo solo la presenza dei tasti neri sul pianoforte, e anche dei tasti sulla chitarra. E’ di questo che si parla, quando si parla di Bach come di un “classico”: l’ideatore di qualcosa a cui tutti faranno poi riferimento, per secoli e non per una moda passeggera.
L’altro compositore “classico” per eccellenza è Franz Joseph Haydn (1732-1809), punto di riferimento per tutti i musicisti che sono seguiti: e si intende Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann, Brahms, fino ai giorni nostri.
Bach è stato importante per quel che riguarda la parte teorica, scientifica, mentre Haydn è l’ideatore delle forme musicali: parole come Sonata e Sinfonia, per esempio, prima di Haydn avevano un significato diverso, più generico. Una Sonata prima di Haydn è solo un termine per indicare “qualcosa da suonare” (il termine è italiano, l’italiano è una lingua importante in musica), con Haydn diventa un modo comodo ed esemplare per esprimere al meglio un’idea musicale e il suo sviluppo.
Anche per scrivere una canzone di tre minuti, è importante mettere in ordine le idee, la melodia principale, il punto in cui in metterla, preparare un’introduzione, fare una variazione, e concludere con un buon finale. Di queste cose si è occupato Haydn, ma con molta discrezione, senza voler fare il professore, e senza scrivere manifesti teorici, semplicemente facendo musica.

La “forma sonata” secondo Haydn, poi divenuta classica, è in tre tempi; la Sinfonia secondo Haydn è in quattro tempi, e per la loro descrizione rimando ai manuali di musica, perché io non sto parlando di teoria ma sto solo tentando di spiegare che cosa si intende davvero per “musica classica”.
La ragione del successo dei modelli messi a punto da Haydn è nella loro comodità: seguendo l’esempio di Haydn tutto diventa più facile e scorrevole, non solo per il compositore ma anche per chi ascolta. Gli schemi messi a punto da Haydn verranno seguiti da quasi tutti i compositori, anche nei secoli seguenti; comincerà a distaccarsene Beethoven, che con la sua Nona Sinfonia non riuscirà più a rimanere dentro ai quattro movimenti “classici” e si inventerà un finale enorme e magnifico, non più solo con gli strumenti musicali ma anche con le voci soliste e con il coro. Siamo in pieno Romanticismo, con Beethoven: non è più l’epoca del classicismoe del neoclassicismo.
Eppure, Beethoven assomiglia moltissimo a Haydn; le sue prime due sinfonie sembrano scritte da Haydn, e anche la Nona di Beethoven per molti tratti assomiglia moltissimo a Haydn. La stessa cosa si può dire per Mozart, per Schubert, per tutti i musicisti più importanti e più famosi; ed è anche la difficoltà che si incontra oggi nell’ascoltare Haydn, perché ascoltando Haydn si pensa a Mozart, a Schubert, a Beethoven – ma Haydn è arrivato prima, è stato il loro punto di riferimento, ed per questo che viene definito come un classico.

Haydn aiuta anche a pensare che tutte le cose hanno avuto un inizio, anche parole come “classico” e “tradizione” hanno un punto di partenza, spesso più recente di quello che si pensa. Per esempio, la danza classica viene associata alle ballerine che danzano sulle punte: ma anche questo “classico” ha avuto un inizio, per la precisione nel 1832 con Maria Taglioni all'Opéra di Parigi. Sembra che sia sempre stato così, e invece non è vero. Bisognerebbe ricordarsene sempre, non solo per la musica e il balletto ma anche per la politica, per la religione, per ogni minima cosa della nostra vita: c’è un prima e c’è un dopo, e ragionare su cosa c’era prima, o su dove comincia una tradizione, o sull’origine di una legge o di un regolamento, è uno dei punti più importanti in una società che sia davvero civile.

Di per sè, la musica di Haydn è sempre molto bella, chiara, perfino luminosa; Haydn assomiglia molto a uno di quei signori eleganti e composti, ma anche molto simpatici e divertenti. L’umorismo di Haydn è di ottima qualità, sottile e sempre ben percepibile, ma bisogna saper essere attenti per coglierlo. Insomma, non è da tutti; e anch’io ho impiegato diversi anni per arrivare a capire davvero Haydn.
Le sue Sinfonie sono moltissime, più di cento: alcune partono da un tema musicale che è l’imitazione di qualcosa di esistente, il ticchettio di un orologio, l’andatura di una persona o di un animale (l’orso, la gallina...), il Big Ben di Londra, un rullo di timpani improvviso. Direi che sono tutte da ascoltare, forse le più belle sono quelle dette “londinesi”, perché composte durante un soggiorno di lavoro a Londra (Haydn era viennese). E’ molto bella anche la “Sinfonia degli addii”, che ha un’origine curiosa: i musicisti erano stanchi di fare tardi ogni sera, e chiesero aiuto a Haydn; Haydn scrisse la musica in modo che gli orchestrali potessero lasciare il loro posto a uno a uno durante l’esecuzione. L’ultimo orchestrale, rimasto ormai solo, salutava e andava via anche lui.
Da ascoltare sicuramente l’inizio della “Creazione” (una premonizione del big bang, in musica), e la magnifica musica orchestrale scritta per “Le ultime parole del Nostro Redentore in Croce”, una serie di tempi lenti e meditativi conclusi dal terremoto e dall’oscurità che accompagnano la morte di Gesù sulla Croce.

La vita di Haydn segna un momento storico importante, al di là della musica: anche quando era già un maestro riconosciuto e acclamato in tutta Europa, il suo status sociale rimane quello di servitore del Conte Esterhazy, a Vienna. Così era sempre stato per tutti i musicisti, servitori alla Corte di qualcuno; così non sarà più, né per Mozart né per Beethoven. Era arrivata la Rivoluzione Francese, anno 1789: Haydn aveva passato i cinquant’anni, Mozart era poco più che trentenne, Beethoven stava per compiere diciannove anni, l’era moderna stava per cominciare e da allora nessun musicista sarebbe più stato considerato come un servitore.

4 commenti:

giacy.nta ha detto...

Grazie! ( anche per la chicca sulla "Sinfonia degli addii ):)

Giuliano ha detto...

la Sinfonia degli addii è molto piacevole, una delle mie preferite.
Il rischio di noi posteri, con Haydn, è di non riuscire ad afferrare il senso perché abbiamo già ascoltato Mozart e Beethoven...
Volevo continuare con una piccola storia della musica sinfonica, ma il post era già molto lungo.
Il punto di partenza della Sinfonia come la pensiamo oggi è un compositore che si chiamava Stamitz

giacy.nta ha detto...

Rieccomi a ripassare:)
buonanotte!:)

Giuliano ha detto...

...e poi ha scritto anche opere su testo di Carlo Goldoni, come Il mondo della Luna (in italiano, l'italiano era una lingua fondamentale).
:-)