venerdì 4 marzo 2011

Tom Waits

- (...) Lei dice di scrivere canzoni che, a volte, non vogliono essere cantate.
«Incidere una canzone è come catturare un passero: devi farlo senza rischiare di ucciderlo. A volte per la fretta di trasferire una canzone su disco ti resta in mano con un pugno di piume, e il passero, cioè la canzone, è volato via».
- Quando capisce che è il momento di cantare questa o quella canzone?
«Le canzoni hanno una loro gestazione, alcune hanno urgenza di essere diffuse, altre vogliono restare nell'ombra e continuare a cambiare col tempo. La canzone ha una tradizione millenaria, l'industria discografica, al contrario, ha appena cent'anni di vita. Per secoli le canzoni sono state tramandate oralmente. Nessuno può assicurarci che i brani popolari sono giunti a noi nel modo in cui furono scritti in origine».

« (...) una volta alla radio si ascoltava di tutto, quella è stata la mia scuola. Non ero io che scoprivo la musica, erano quelle canzoni che mi cercavano. (...)».
- Com'era l'industria quando lei esordì, negli anni 70?
«C'erano sciacalli e pescecani, come oggi, ma anche a personaggi naif come me veniva offerta una chance».
(da un’intervista con Tom Waits di Giuseppe Videtti, La Repubblica 10 novembre 2006)

A dire il vero, Tom Waits non è stato un personaggio centrale nella mia vita; più di lui hanno contato Tim Buckley, Nick Drake, Robert Wyatt, i primissimi Pink Floyd, ma anche Jim Morrison, Leonard Cohen, tanti altri. Di Tom Waits non mi piace tutto, ma ha scritto e cantato “Downtown train”, “ Blue Valentine”... E poi è un gran bel personaggio, è amico di Jim Jarmusch e di Roberto Benigni, anche se somiglia sempre di più a Ezechiele Lupo, come si fa a non volergli bene?

PS: l’intervista, reperibile per intero sull’archivio di http://www.repubblica.it/  , è del 2006 ed è datata da Petaluma (California). Petaluma, per chi non lo sapesse, è il posto dove vivono i parenti di Snoopy: e adesso che l’ho detto e che ho colmato quest’altra vostra lacuna posso chiudere il post e mettermi ad ascoltare Blue Valentine (sempre restando in attesa che passi di qui Charlie Brown, magari sotto le sembianze di Mr. Chain).

6 commenti:

Mauro ha detto...

Presente!
Tom Waits ho imparato ad amarlo tardi, e proprio a partire da Blue Valentine, canzone e album. E' un personaggio fantastico, di lui si narra che sia nato sul sedile posteriore di un taxi... Ha scritto splendide canzoni (una, Martha, cantata anche da Tim Buckley), ha sperimentato introducendo l'Europa e Brecht (anche se Jim Morrison era arrivato prima) nella canzone americana, e dalla metà degli anni 80 si è potuto permettere di tutto, musicalmente parlando. Con quela faccia e quella voce, poi, non poteva non fare l'attore. A me piace molto la sua parte ne "l'esercito delle 12 scimmie", di Gilliam.
In comune con Robert Wyatt, poi, ha la stretta collaborazione artistica con la moglie, Kathleen Brennan, che scrive molti dei suoi testi.

amfortas ha detto...

No, non sono Charlie Brown, però grazie per aver linkato l'intervista al grande Tom, che non avevo mai letto.
Ciao!

Giuliano ha detto...

Mauro, il mio disco di Blue Valentine in realtà è il tuo... mi è rimasto qui dal nostro ultimo incontro, che non so neanche più quando è avvenuto (spero che tu lo abbia rimpiazzato, nel frattempo!). E' per questo motivo che ti ho chiamato...
:-)
Non sapevo di questa "parentela" con Wyatt, e chissà se esiste da qualche parte una versione di "O Caroline" cantata da Waits (me la immagino: irresistibile, come Louis Armstrong con bibbidi bobbidi du...)

Giuliano ha detto...

Ave Paolo! Tom Waits dice delle cose molto belle, appena ho ritrovato la pagina dove avevo segnato i miei appunti mi sono detto che era da far leggere in giro, specialmente là dove parla delle radio...
PS: vedo che la bora a 170 all'ora non ti ha scompigliato minimamente la pettinatura...
:-)

Mauro ha detto...

Magari non c'è una versione di "O'Caroline", ma, esattamente come Armstrong, Waits ha cantato una canzone da un film Disney: "Heigh Ho", il canto di miniera dei sette nani. La sua versione è sferragliante e fuligginosa, come se fosse stata incisa nelle viscere della terra...
Ma sai che non mi ricordavo del disco? Beh, è in buonissime mani, direi. Non potevo scegliere custode migliore.

Giuliano ha detto...

E' vero, "andiam, andiamo a lavorar...". Favoloso! Il vero stupore con Tom Waits è però ascoltarlo agli inizi, voce dolce e melodica, in coppia con una cantante che non ricordo più: era la colonna sonora di un film di Coppola, "One from the heart", 1982, "Un sogno lungo un giorno"