sabato 28 luglio 2012

Pubblicità 27

Uno chef che ti consiglia l’acqua da bere? Ma via, non scherziamo: l’acqua è per definizione inodore, insapore, incolore. Lo spiegano anche a scuola, dovrebbero saperlo anche i bambini di prima media; e invece no, la pubblicità è implacabile, quando c’è da diffondere una scemenza eccola sempre in prima linea. A volte sono scemenze innocue e divertenti, altre volte no.
Questa storia di far passare l’acqua minerale come prodotto di lusso, con bottiglie di lusso, etichette inventive, roba da iniziati, è iniziata da un po’ di tempo (anche nei ristoranti, mi dicono) e non riesco proprio a mandarla giù. L’acqua minerale, l’acqua gassata, io l’ho sempre vissuta come qualcosa di casalingo, di familiare: roba da bambini, sempre meglio che bere bibite zuccherate. Invece adesso me la vogliono imporre come roba di lusso, e io mi chiedo quando finirà questa valanga di xxxxxxx che è iniziata negli anni ’80 (il periodo dei “paninari”, oggi quarantenni al potere) e che sembra non finire mai.
Una delle ultime invenzioni dei pubblicitari è “La litro”: la bottiglia di design particolarmente figo (chiedo scusa per il termine, mi sto adeguando al livello mentale dei paninari e dei loro discendenti), sempre per l’acqua minerale. Vale a dire: vi vendo la bottiglia, anche perché dentro c’è solo acqua; e l'acqua, gira e rigira, rimane sempre acqua, comunissima acqua.
Bisognerebbe fare un falò di tutte le etichette dell’acqua in bottiglia, e rivedere le poche cose che vi dovrebbero essere scritte. C’è un solo dato che dovrebbe essere evidenziato: quella che i chimici chiamano DUREZZA. Durezza, cioè il contenuto di sali: espressa in gradi francesi (o gradi tedeschi, un calcolo matematico leggermente diverso), è una scala semplicissima. Al grado zero c’è l’acqua distillata; intorno a 8 c’è l’acqua più leggera, come la Fiuggi (ma ce ne sono molte paragonabili); intorno al 20 c’è l’acqua mediamente mineralizzata; intorno a 40 gradi francesi le acque più dure, come Ferrarelle, Uliveto e Rocchetta.
Sono tutte acque buone, potabili. Inodori, insapori, incolori. La differenza è questa: se avete corso e sudato molto, meglio un’acqua a 40 gradi francesi; se invece andate soggetti a calcoli renali e renella (come me, detto per inciso) è più indicata un’acqua a 8 gradi francesi. In mezzo, tutte le altre acque: che sono sempre inodori, insapori, incolori – alla faccia dello chef della pubblicità.
Il discorso cambia con le acque termali, che possono avere un sapore (solforose, ferruginose, eccetera), ma alle terme ci si va su consiglio del medico.
Tutte le altre cose che trovate sulle etichette vanno inserite in queste due categorie: 1) informazioni utili e interessanti ma non essenziali, come l’analisi completa dell’acqua. 2) fesserie e stupidaggini inventate dai pubblicitari.
Nella categoria delle definizioni interessanti ma non essenziali metterei anche la dizione “acqua minerale naturale”: se ci si sofferma un attimo sul significato delle singole parole, si comprende presto che è una definizione che va benissimo anche per l’acqua del rubinetto. Accanto alla durezza, andrebbe indicato soltanto se l’acqua è gasata oppure non gasata.
Quanto al “batteriologicamente pura”, ok, lo scrivano pure: ma, santo Cielo, davvero c’è qualcuno disposto a imbottigliare e mettere in commercio un’acqua contaminata dal colera o dalla salmonella?
Volendo poi buttare tutto in politica (ma qui è Politica con la P maiuscola) è il caso di ricordare che un anno fa c’è stato il referendum sull’acqua potabile, e l’assoluta maggioranza degli italiani ha votato per l’acqua come bene pubblico, non in mano ai privati. Invece le notizie recenti sono cose come queste: le terme di Fiuggi vicine al fallimento, ore e ore di costosissima pubblicità in tv, e la sponsorizzazione milionaria di squadre di calcio da parte di marche d’acqua in bottiglia. Tutti quei soldi, con l’acqua di fonte?
Mi vengono tante altre cose da dire, ma a questo punto è meglio se mi fermo: mi sto muovendo in acque pericolose (minerali, ma pericolose). Insomma, qui in giro c’è gente permalosa, non ho soldi per pagarmi gli avvocati, e in fin dei conti sono solo uno sfigato di mezz’età che scrive su un blog, mezzo antiquato e fuori moda: abbiate pietà di me.
le immagini: Ziche e Minoggio, dal mensile Linus (anno 1988); dalla rivista Esquire (1957, http://mudwerks.tumblr.com/ ) e dalla Settimana Enigmistica (http://www.aenigmatica.it/  )

4 commenti:

Grazia ha detto...

Ho letto non mi ricordo più dove che l'acqua è uno dei generi su cui si guadagna di più. Altro che petrolio! E alla faccia del " bene pubblico".

Giuliano ha detto...

e i "creativi" da loro prendono un sacco di soldi per scemenze come il "plin plin" (che quantomeno sono innocue, possono piacere o meno ma almeno non diffondono ignoranza: sì, tutta l'acqua è diuretica, più si beve e più se ne fa, ma vale per qualsiasi acqua)

franz ha detto...

mi viene in mente una canzone di Luigi Tenco

http://www.youtube.com/watch?v=EDE5h23ripo

Giuliano ha detto...

dovrei aggiungere che sopra i 40 di durezza si comincia ad avvertire qualcosa, di regola il sapore del carbonato di calcio o di magnesio - non è sempre una cosa che piace a tutti...

Tenco scriveva negli anni 60! ma allora pubblicità e moda erano ancora cose normali, perfino piacevoli (qui da noi: in Usa era già arrivato il peggio)