giovedì 16 agosto 2012

Il caso ILVA e i motori diesel

La grande acciaieria ILVA di Taranto rischia la chiusura, il che significa migliaia di posti di lavoro in pericolo, e quindi il crollo economico di tutta la città. Il motivo per una volta non è la delocalizzazione, ma è l’inquinamento, l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo. Si poteva fare qualcosa, si può fare qualcosa?
Il caso dell’ILVA di Taranto è esemplare. Di fronte a un reato, la magistratura non può fare altro che intervenire. Il compito della magistratura, dei carabinieri, dei finanzieri, è proprio questo: intervenire quando c’è un reato, ed evitare che il reato continui. Il resto spetta alla politica.
Faccio un esempio, perché so che molti non capiscono: se una madre di famiglia compie un omicidio, quando viene arrestata i suoi bambini rimangono a casa da soli. E’ una cosa grave, preoccupante, serissima: ma non si può certo lasciare libero un assassino.
Con l’ILVA di Taranto, stando alle notizie che arrivano a noi semplici spettatori, siamo di fronte non solo all’avvelenamento di suolo, acqua e aria, ma anche alla più che probabile corruzione delle persone che dovevano controllare, fare i rilievi, indicare per tempo le cose da correggere.
Tutto questo è gravissimo, ed è stato denunciato per tempo, sono anni che se ne parla. Non solo: tutto questo succede in ogni parte d’Italia, in ogni ambiente. E’ per questo, solo per fare un esempio, che molti non si fidano degli inceneritori di rifiuti: come facciamo ad essere sicuri dei dati forniti, se è possibile corrompere un funzionario per nascondere tutto? Nel mio piccolo, posso raccontare che io come analista chimico ho compilato molti certificati con dati falsi: non erano cose importanti, ma i dati erano spesso falsi ed erano i miei capi a dirmi “scrivi che va bene e fai uscire l’autobotte”.
Non sto qui a raccontare i miei casi personali, ne accenno qui solo perché penso che sia facile immaginare cosa succede a un lavoratore dipendente se contraddice il suo capo, il resto lo si può immaginare facilmente. Ma è la politica che deve intervenire su queste cose, e la politica non lo fa mai: non perché “sono tutti ladri”, ma perché intervenire in queste cose fa paura, il politico che dovesse intervenire in questi casi non verrebbe più rieletto, gli elettori (cioè i cittadini, noi) non lo voteranno più. Quindi, le responsabilità sono di tutti: non solo dei politici e dei sindacati, ma anche dei singoli cittadini. Il non intervenire, il far finta di niente anche di fronte all’evidenza, sperando che tutto vada avanti così, è qualcosa che accomuna tutti.

Un esempio di cosa potrebbe succedere già da domani: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito di recente il gas di combustione dei motori Diesel tra le sostanze sicuramente cancerogene. Sulla base di questa decisione, già da domani qualsiasi pretore o giudice può bloccare la circolazione di tutti i veicoli Diesel, e vietare la vendita del carburante.
Non vi piace l’idea, vi immaginate i supermercati vuoti perché i camion non possono circolare, vi secca moltissimo perché avete un Diesel in garage? Vi dà fastidio? Allora tenete presente che non solo il divieto potrebbe essere operativo in qualsiasi istante, ma che anche nelle altre benzine (e non solo nei Diesel) sono presenti in grande quantità sostanze tossiche e cancerogene, e che le famigerate PM 10 sono composte in gran parte da frammenti di pneumatici e dischi dei freni.
Che si fa, si continua a far finta di niente? Penso proprio di sì, così va il mondo. Mica vorrete rinunciare alla moto, all’automobile, al condizionatore...Per tutelare la nostra salute, arriverà invece l’obbligo di mettere il casco quando si va in bici, e magari di comperare un etilometro da tenere in macchina; quanto ai pretori e ai magistrati, sono già pronte pesanti campagne di stampa contro di loro.

6 commenti:

franz ha detto...

credo che il senso del limite ce lo si dimentichi, per comodità.
e come i bambini, quando viene vietato qualche comportamento potenzialmente o sicuramente dannoso, si piange e si strepita come ossessi.
poi, col tempo, si riconosce che erano comportamenti da correggere.

già Andersen aveva raccontato questa storia, ne "I vestiti nuovi dell'imperatore", c'è chi pensa sia una storia per bambini.

Grazia ha detto...

La vicenda Ilva tocca davvero un punto nevralgico, in cui ogni decisione è insieme giusta e sbagliata. Non so cosa pensare, so solo che il futuro e anche il presente che ci aspetta mi fa paura.

Giuliano ha detto...

Franz, non solo Andersen: da una decina d'anni in qua l'impressione di vivere dentro una barzelletta sui carabinieri è sempre più forte.
Del genere: scendi a vedere se funziona la freccia direzionale dell'automobile (adesso sì, adesso no; funziona, non funziona).
Il livello medio dei commenti in tv e sui giornali è di questo tipo, ministri compresi.

Giuliano ha detto...

Grazia, i nodi stanno arrivando tutti al pettine. La vicenda ILVA è solo l'ultimo (per ora); è il modello di sviluppo che non è più sostenibile. Per esempio, qui a Como c'erano titoloni di giornale su "lo scandalo della statale Regina": ma è la strada che porta su per il lago di Como, e ci vogliono far passare i TIR e SUV...

NoceMoscata ha detto...

Il guaio dell'italiano medio è che a seconda di dove batte il sole nel suo orticello, propende per il detto "Si stava meglio quando si stava peggio", oppure "Meglio tardi che mai".

Giuliano ha detto...

la vicenda ILVA ha dell'incredibile...un impianto come quello deve sottostare a norme ferree di sicurezza e igiene ambientale, queste leggi esistono da più di trent'anni.
Tutto questo, tradotto in una parola sola, potrebbe essere: CORRUZIONE. Corruzione a tutti i livelli. E, come dici tu, anche a livello del singolo operaio che vede ma non dice niente: qui si va già sul comprensibile e sul perdonabile, lo stipendio mensile è importante. Ma gli altri, quelli che delocalizzano, quelli che usano i soldi per corrompere il funzionario e non invece per mettere a norma gli impianti, - come diceva l'omino di Altan, alle volte mi vengono in mente pensieri che non condivido.