mercoledì 12 settembre 2012

Renoir, Rembrandt, Klee

Di Paul Klee ho già parlato qui , uno dei primi post che ho pubblicato su internet. Ogni volta che trovo qualcosa di suo mi fermo a guardarlo; per nostra fortuna Klee ha fatto un’infinità di disegni, quadri, scarabocchi (che meraviglia gli scarabocchi di Klee!), quindi non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo.
Però poi mi sono accorto che di Klee so poco o niente, quindi sono stato molto contento di aver trovato questo suo breve ritratto fatto da un grande del cinema, Jean Renoir. (per i distratti: Jean Renoir era figlio di Pierre Auguste Renoir; nel 1914 il ventenne Jean Renoir combatteva nella Grande Guerra, contro i tedeschi).
Jean Renoir, da “La mia vita e i miei film”:
Sono un uomo del 1914 e come molti altri miei contemporanei, ex combattenti, sono attratto dal mondo tedesco. Devo molto ai tedeschi. A loro devo Carl Koch, senza il quale La Grande Illusion non sarebbe mai stata quello che è. Per me la Germania è il carnevale delle città renane: severi borghesi che si abbandonano alla più barbarica dissolutezza perché è carnevale, un clichè. Ma la Germania è anche il trittico di Grünewald a Colmar, in contrasto con le fantasie demoniache di Nietzsche, e questo invece è l'anti-cliché. La Germania per me era ed è ancora un'appassionante enigma. La sua facciata mi faceva indovinare una vita intensa e segreta.
Approfittai di un soggiorno a Berlino per fare la conoscenza di Alfred Flechtheim, il commerciante di quadri, artista e scrittore la cui personalità mi incuriosiva. Suonai alla porta della sua galleria e mi presentai ad un giovane dall'andatura curiosamente effeminata, in divisa da autista, che sembrava addetto all'apertura della porta. Mi fece ripetere il mio nome diverse volte, poi, esaminandomi con occhio sospettoso mi chiese di attendere. Scomparve sul fondo oscuro della galleria. Seppi più tardi che mi aveva annunciato in questi termini: «C'è uno alla porta che pretende di essere Renoir. La prossima volta ci sarà Rembrandt!».
Dopo aver superato la prova dell'equivoco cerbero, mi ritrovai davanti al padrone di casa (...). Stava conversando con un visitatore di cui mi colpì il contegno più che corretto. Era il pittore Paul Klee. Quell'unico incontro sarebbe bastato a giustificare il mio viaggio a Berlino. Lasciai Pierre Braunberger alle sue cene coi distributori cinematografici e con i miei due nuovi amici, Flechtheim e Klee, mi lanciai alla scoperta di una Berlino inaspettata. (...)
Quella serata mi persuase di qualcosa che sapevo già: la sconfitta aveva completamente destabilizzato quel popolo. E’ pericoloso l'orgoglio ferito! Una cosa certa è che i berlinesi dissimulavano il loro rancore sotto una maschera di assoluta indifferenza. Lo spirito berlinese di allora, sotto una verve sarcastica, mascherava accuratamente la sua immensa disperazione. Quella Berlino era un terreno fertile in cui poteva fiorire quanto c'è di meglio e quanto c'è di peggio.
Il meglio era una pittura come quella di Paul Klee, un teatro come quello di Bertolt Brecht, film come Caligari, La Rue sans joie o Nosferatu. Il peggio era la prostituzione femminile e maschile che arrivava a comprendere anche i rappresentanti della severa borghesia prussiana.
La sconfitta aveva corrotto la Germania, ma non di più di quanto avesse fatto in Francia la cosiddetta vittoria. Mi rendo conto adesso che, vittoria o no, le nazioni non possono sfuggire alla decadenza generata dalla guerra. Le guerre distruggono in pochi mesi ciò che una cultura lentamente assorbita ha costruito nel corso di secoli. «Non uccidere» è un comandamento in via di principio rispettato da tutti. Basta che scoppi una guerra e dall'oggi al domani diventa raccomandabile uccidere il prossimo col pretesto che appartiene a un gruppo umano diverso dal nostro. Questo inquietante spostamento dei valori morali investe soprattutto i giovani. L'età della cattiva condotta si abbassa pericolosamente. Ancora qualche guerra e saranno corrotti fin dalla culla. (...)
(Jean Renoir, La mia vita e i miei film, ed. Marsilio, pagg.82-83)
(le immagini provengono da vecchie riviste degli anni '80 e '90, probabilmente L'Espresso o qualche numero del Panorama pre-berlusconiano, prima della condanna per corruzione di Previti)

5 commenti:

Grazia ha detto...

Giuliano, siamo telepatici: pensa che anch'io ho scritto sul "Pesce d'oro" di Klee che ho ripescato (è proprio il caso di dirlo) in internet. Sono parole straordinarie quelle che ha scritto Renoir che fanno capire, meglio di tante altre, il bene e il male di una nazione.
Ti passo un regalo che mi ha fatto un'alica in un suo commento. Sono gli insegnati di Weimar in qeull'esperienza irripetibile che fu Bauhaus. A me ha commosso. Te la lascio qui.
http://farm7.staticflickr.com/6211/6337382625_67e19868e7_b.jpg

Grazia ha detto...

PS secondo te si dice il Bauhaus o la Bauhaus ? Vedo che tu preferisci la prima versione, io, sottimtendendo scuola, ho scritto la seconda. E' meglio che chieda a mio marito: è tedesco e dovrebbe saperlo. Ti sapro' dire.

Giuliano ha detto...

Ho letto il tuoi post http://senzadedica.blogspot.com
e lo consiglio a tutti. Volevo anche rubarti il pesce d'oro, poi ho optato per queste due immagini, una è la stessa del mio post su Klee, ma è troppo bella e non ho resistito.
Ho letto il libro di Jean Renoir pensando al cinema, e invece è talmente bello e ricco che mi è dispiaciuto di averlo finito. Questo appunto era pronto da mesi, ho già portato qui il ricordo di Renoir bambino con i ritratti che gli faceva suo padre, ne porterò altri.
La didascalia non è mia, è quella originale del giornale da cui ho preso il ritaglio...io il tedesco lo "orecchio" solamente, grazie soprattutto a Schubert (il che significa: Heine, Goethe...)
:-)

bibliomatilda ha detto...

Bello questo post, Giuliano. Mi era sfuggito!
Ma è proprio bello quanto racconta Jean Renoir in quel libro...che forse mi è anche passato tra le mani, ma non ho a disposizione ora, purtroppo.
Anche a me piace molto Klee e ricordo l'emozione fortissima della mia visita alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, lo scorso novembre, che dedicava proprio a lui la mostra Paul Klee e l'Italia. Ho visto dal vero il volto dolcissimo dell'opera intitolata Bildnis der Frau P. im Süden, del 1924.
Mi sono commossa. Mi è apparso bellissimo, lo conoscevo già per averlo visto su qualche libro, me ne ero già innamorata, i colori, l'aria un pò perduta, il cuore in vista...
Insomma, bello!

E poi "La Germania per me era ed è ancora un'appassionante enigma. La sua facciata mi faceva indovinare una vita intensa e segreta."
potrebbe rappresentare anche il mio sentimento per quel paese.

Giuliano ha detto...

Jean Renoir era stato nemico dei tedeschi, ferito in combattimento nel 1917 se non ricordo male (era pilota d'aereo)
Non so se conosci "La regola del gioco", è un film del 1939. Renoir dice che non si era reso ben conto di cosa stava filmando... E' un capolavoro ed è una commedia, ma richiede molta attenzione.
Quanto a Klee, ho già scritto tutto!
:-)
mi piace soprattutto quel suo continuo fare disegnini ovunque