Lo spirito con cui parlava padre Marcelo in quell'intervista (è di qualche anno fa) a me era piaciuto, anche se - devo proprio dirlo - sono mille miglia distante dalla sua musica. Io preferisco gli ambienti raccolti, ma se per attirare i fedeli servono le canzonette, direi che si può fare. Però così si buttano via secoli di grande musica, fors'anche millenni: il canto ambrosiano, per esempio, è antico quanto la religione cattolica. Sant'Ambrogio, per ascoltare il quale Agostino d'Ippona affrontò un lungo viaggio da Cartagine fino a Milano, visse nei primi secoli del Cristianesimo, nel 300 d.C. Scrisse un trattato sulla musica, e riprese per la liturgia canti già esistenti. Secondo Elemire Zolla, enciclopedico studioso di storia delle religioni, i canti che siamo soliti associare ai nomi di gregoriano e ambrosiano sono ancora più antichi del cristianesimo, di un'antichità insondabile. Buttarli via sarebbe un crimine, un crimine culturale che è stato già in gran parte commesso. Questo della musica nella liturgia è stato forse l'unico errore del Concilio Vaticano II, e a Papa Ratzinger piacerebbe molto tornare all'antico, almeno in questo.
Dubito però che piacerebbe anche ai fedeli. I cristiani d'oggi, quei pochi che vanno ancora a Messa, sono cresciuti nell'epoca di Canzonissima e dei Pooh: a loro piace, questa liturgia con la musica leggera. Se un uomo di chiesa colto (e musicista) come papa Ratzinger provasse a imporre il gregoriano nella liturgia, è più che probabile che i suoi fedeli abbandonino le chiese in massa, annoiati a morte, e corrano felici nelle mani di qualcun altro. Sarebbe un altro piccolo scisma, stavolta musicale: chissà se la Chiesa potrà sopportarlo...
(nella foto: padre Marcelo Rossi)
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