lunedì 14 giugno 2010
Va' pensiero
L'idea di usare il "Va' pensiero" come inno nazionale risale ad Enzo Tortora e al suo programma televisivo Portobello, molto popolare negli anni '70 : e questo la dice lunga sulla preparazione e la cultura di chi porta avanti questa idea.
Certamente, il coro dal terzo atto del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842) è un brano musicale molto bello e toccante: ma è del tutto inadatto a svolgere la funzione di inno nazionale, come ben sanno i musicisti e gli appassionati d'opera. Per sapere, basterebbe chiedere.
Innanzitutto, questo coro va cantato piano : l'inizio è quasi inintellegibile, e poi la voce sale gradualmente, ma senza mai toccare l'emissione a piena voce, né tantomeno l'urlo che lo storpia in tante esecuzioni assembleari. Dovendo essere cantato a mezza voce, diventa molto difficile per chi non è cantante di professione; e chi non sa cantare, come me, è meglio che canti qualcos'altro.
E poi il soggetto: l'episodio biblico degli Ebrei a Babilonia, che sono schiavi e sottomessi e rimpiangono la Patria lontana ( O mia Patria sì bella e perduta...). Tanto è vero che, alla fine del famoso coro, arriva Zaccaria, il "Gran Pontefice degli Ebrei", e rimprovera aspramente il suo popolo: non si deve perdere la Fede! Bisogna aver Fede nel Signore, e anche saper reagire alle avversità senza rassegnarsi, dice nella sua aria Zaccaria (voce di basso) al coro che aveva appena cantato il "va' pensiero": che è un canto del ricordo e della nostalgia, del tutto inadatto alla funzione di inno nazionale. Un canto bellissimo, ma è questo il concetto che esprime. Basterebbe chiedere, informarsi, leggere...
L'immagine: Nabucco a Firenze, anno 1977
PS: questo post è del 2003, e speravo tantissimo di non doverlo più ripubblicare. Della questione si è occupato più volte, per esempio, Riccardo Muti: che ha spiegato, più volte, perché il coro dell'atto terzo del Nabucco non è adatto come inno nazionale. E' musica bellissima, ma non è adatto come inno nazionale.
PPS: sui giornali ho letto "il coro del Nabucco": ma di cori, nel Nabucco di Giuseppe Verdi, ce ne sono altri. Per esempio, l'opera si apre così:
Gli arredi festivi giù cadano infranti
il popol di Giuda di lutto s'ammanti
(versi di Temistocle Solera, anno 1842)
Ma figurati se quelli sono così istruiti! Sono polemiche messe su apposta
RispondiEliminaCara Angela, se ti va di leggere il mio parere completo è qui alla voce "Incubi e profezie": il Mandarino di Bartok.
RispondiEliminaPer il resto, d'accordissimo. Lo so, questi post sono fatica sprecata (ragionare è fatica sprecata...)(mi pento sempre di più di non essere alcolista e di non aver mai preso droghe: una bella pipata d'oppio, come De Niro in "C'era una volta in America", e anche Cotazaiamaroni non c'è più)
mmm non ho scritto che "questi post sono fatica sprecata (ragionare è fatica sprecata...)", soprattutto, non l'ho pensato (lo rimarco, per non essere fraintesa) :)
RispondiEliminaCara Angela, tu non vivi qui in Lombardia...io sì, e ne sono angosciato. Da una parte mi consola che certe cose non siano comprensibili a te o a Ermione (che vive in Toscana), vuol dire che il peggio non è ancora arrivato.
RispondiEliminaDico che sono fatica sprecata perché vedo, ascolto, leggo...L'ultima volta che ho provato a ragionare mi hanno risposto: "ah, ma certo: tu leggi Repubblica!" oppure mi tirano in ballo Lenin e Stalin. Capirai che mi cascano le braccia.
Anche quando parlo della cementificazione qui al Nord, mica si scherza: i veri colori della Lega Nord sono grigio e nero (cemento e asfalto), il verde lo lascino all'Islam...
"Un canto bellissimo, ma è questo il concetto che esprime. Basterebbe chiedere, informarsi, leggere..."
RispondiEliminaQueste tue parole mi hanno messo i brividi...
Sacrosanta verità...
Un abbraccio
Si potrebbe aggiungere che Verdi per lavoro viaggiava molto, da Napoli a Venezia a Roma a Milano, e prima del 1860 (Verdi era nato nel 1813) tutti quei confini da attraversare erano fastidiosi, dogane, burocrazia...
RispondiEliminaAdesso questi burocrati del 2010 vorrebbero mettere confini che non c'erano più, e farlo usando proprio Giuseppe Verdi.
Povero Verdi, e poveri noi: perché il Va' pensiero è conosciuto in tutto il mondo, ormai è anche russo, coreano, giapponese, americano, non è né mio né tuo, è di tutti.