Nel 2011 e 2012, veder crollare alcuni muri di Pompei è stato molto più di un evento di cronaca: un archetipo, un simbolo, un presagio. In questo inizio di millennio, tra un taglio di finanziamento e l’altro, abbiamo visto chiudere o crollare molte di quelle cose che rappresentano, e forse sono davvero, l’anima di questo nostro Paese. Per gli stranieri, Pompei è l’Italia.
Archivi importanti, biblioteche antiche, teatri storici, perfino chiese e conventi, sono stati venduti o abbandonati a se stessi, senza più finanziamenti, ed è un altro simbolo del tempo che stiamo vivendo; curiosamente, tutto questo è successo mentre erano al governo partiti politici che si riempivano la bocca con parole come “tradizione”, “radici cristiane”.
In compenso, nel giro di un anno o due sono state erette ovunque, alte come minareti, le antenne dei telefonini: nessuno si è curato se fossero davvero sicure, lo si è fatto e basta. Nello stesso modo sono state fatte strade e superstrade, la linea TAV, grattacieli sede di Regione, e sono cose sorte come d’incanto, con la velocità riservata solo alle cose che veramente interessano.
Tutto questo è molto più di un semplice evento di cronaca, siamo di fronte a un cambiamento epocale. Il passato non interessa più, non conta più, non deve contare. Non è stato così nemmeno nell’epoca della contestazione, nel famoso ’68: allora il passato era ben presente, lo si contestava ma lo si conosceva, perfino i gruppi rock inglesi e americani erano ben dentro alle loro tradizioni, al blues, al folk, alle ballate popolari e alla musica dell’Ottocento e del Settecento.
Oggi, il passato è roba da sfigati. Bisogna vergognarsi di nonni e genitori, la modernità è l’ebook, il libro di carta è uno spreco e un orrore. Non credo a quello che si dice, che il libro di carta e quello elettronico siano destinati a convivere: semplicemente no, gli archivi scompariranno e con essi la nostra memoria, perché nessuno più vorrà far fatica a leggere un testo (figuriamoci poi se è scritto a mano, in calligrafie antiche...). Un esempio pratico? Qui nel Comune dove abito, a maggio 2012, con la nuova IMU, il catasto si è rivelato ricco di sorprese: dove ci sono case costruite da sessant’anni il catasto indica prati e campi coltivati, il mio orto è catalogato come proprietà di un ente scomparso da vent’anni, e tanto altro ancora. Siamo nell’epoca di google map e dei navigatori satellitari, queste differenze tra la realtà e il catasto sono inammissibili. Cosa può essere successo? La spiegazione, che nessuno vi darà mai, è probabilmente questa: gli archivi cartacei del catasto sono stati messi in qualche magazzino o cantina, nessuno li ha scannerizzati. Il catasto registra solo le operazioni fatte da quando esiste l’archivio informatico, cioè quelle più recenti. Scannerizzare e digitalizzare un archivio è un’operazione lunga e costosa, nessuno lo farà più. Se avete i documenti con le planimetrie della vostra casa e la certificazione che è vostra, conservateli con cura: non si sa mai cosa può succedere, come minimo vi arriva una multa. La stessa cosa succederà con gli archivi storici, con le pergamene, i documenti delle parrocchie: messi in uno scatolone e mai più consultati, finiranno in polvere e muffa.
Qualcuno mi dirà che non è così, e per noi è sicuramente vero: ma se ci contiamo si vedrà che siamo in minoranza, e sempre più vecchi. Magari siamo tanti, ma cosa volete che sia un milione di persone per gente cresciuta nel mito dell’audience e delle vendite? E se poi si va a vedere, magari siamo centomila, novantamila, altro che un milione. Insomma, ci stiamo prendendo in giro. La memoria delle generazioni future arriverà sì e no al 1999, il passato può davvero essere manipolato, e – a differenza di quanto racconta Orwell in “1984” – non serve nemmeno più stampare nuove edizioni e distruggere quelle vecchie. D’ora in avanti, per far scomparire il passato basterà un clic: anzi no, neppure quello, anche il clic appartiene al passato, basta un soffio, con un dito che sfiora, il passato è scomparso.
L'uomo è sempre vissuto nel mito, ma noi crediamo di poter nascere nell'oggi, e vivere senza mito, senza storia. E' una malattia, un'aberrazione, perché l'uomo non nasce dal nulla ogni mattina. Nasce una volta sola, in uno specifico momento storico, con specifiche qualità storiche, e di conseguenza è completo soltanto se ha una relazione con queste cose. Crescere senza legami con il passato è come nascere senza occhi e senza orecchie. E’ vero che dal punto di vista delle scienze naturali noi non abbiamo bisogno del legame con il passato e possiamo cancellarlo, ma questa è una mutilazione dell'essere umano.
(Carl Gustav Jung, pag.432 del volume “Jung parla – interviste e incontri con Jung”, ed. Adelphi)
AGGIORNAMENTO AL 19 settembre 2012: mi fanno notare che il catasto non funziona in automatico, che siamo noi a dover portare i documenti, a dover fare "la voltura". Mi sono preso anche dell'ignorante: ma siamo nell'epoca dei "controlli incrociati", a cosa serve un catasto fatto così? Possibile che i controlli incrociati servano solo per la spesa quotidiana e per il pagamento delle pensioni? Siamo dalle parti dell'ente inutile, direi.
Continuo a pensare che i documenti mancanti siano custoditi in qualche archivio, sepolti fra le scartoffie, come l'Arca dell'Alleanza al termine del film di Spielberg (il primo Indiana Jones, intendo: chi lo ha visto fino alla fine capirà cosa intendo).
Grazie di cuore per questo tuo post, Giuliano.
RispondiEliminaSono commossa: hai espresso il mio pensiero, le mie paure.
Spesso mi metto a raccontare a mia figlia tutto quello che ricordo del mondo passato, a me trasmesso oralmente da mia nonna soprattutto.
E' come un'ansia - ma anche una gioia che mi prende: raccontare, trasmettere a mia figlia quello che so del passato.
Questo a livello individuale.
Tutto il resto è inspiegabile. Pompei, archivi storici, teatri stanno svanendo.
Grazie ancora per il tuo scritto,Giuliano.
Ciao,
Lara
"Quando il sole della cultura è basso i nani hanno l'aspetto dei giganti":- diceva Karl Kraus. È lo stesso quando si abbassa il sole della memoria.
RispondiEliminaGrazia, forse nascerà qualcosa di nuovo, chissà. Speriamo. L'ebook è una cosa magnifica, ma se mi guardo in giro vedo molta più ignoranza di quando si studiava di meno e c'era meno scolarità. Oggi ognuno si chiude nel suo angolo, segue solo le cose che gli piacciono, il resto non esiste.
RispondiEliminae poi le New Town, all'Aquila e a San Giuliano di Puglia. Ai giovani piace ancora il "vecchio" centro storico? Viene da pensare che si desiderasse solo quello, andare ad abitare in case nuove e con il centro commerciale dove incontrarsi.
RispondiEliminagrazie Lara...
Purtroppo la barbarie a cui alludi, della metodica distruzione del passato, è la diretta conseguenza delle piccole e grandi rimozioni che individualmente facciamo più o meno inconsciamente perchè non dimentichiamo che il collettivo è la risultante amplificata e mostruosa delle tendenze personali e perciò Jung e tutti i grandi spiriti come lui insistono nel mettere al centro l'individuo e aiutarlo nella ricerca della propria "verità" ormai sepolta e rimossa. Lo facciamo tutti (è un meccanismo di difesa), ma pochi hanno poi il coraggio e la pazienza di mettersi in analisi (ovviamente non è l'unico metodo) e scoprire le proprie "negazioni" e rimozioni.
RispondiEliminaE che dire della tendenza a costruirci un "falso" passato in cui i nostri genitori e antenati erano "buoni" e "corretti", mentre i cattivi erano sempre gli altri? Questa è idealizzaione e non è molto lontana, anzi prepara l'idealizzazione delle "nostre origini", "le nostre tradizioni" a scapito di quelle degli altri definiti per lo più barbari e primitivi...
Su questo Orwell è un maestro, ma bisogna leggerlo soprattutto in chiave intrapsichica per capire tutto l'orrore delle conseguenze.
...la tendenza a costruirci un "falso" passato in cui i nostri genitori e antenati erano "buoni" e "corretti", mentre i cattivi erano sempre gli altri
RispondiEliminaMarisa, perfetto. E' il passo successivo... mi stavo chiedendo quanti hanno davvero letto Orwell, soprattutto l'ultima parte che è fondamentale. Proprio ieri Beppe Grillo ha citato Orwell, ma in maniera pedestre (il minuto d'odio) ed evidentemente fuori luogo. A me fanno rabbia, più che altro perché non dovrei essere io a rimarcare gli errori, io sono solo uno che ha fatto i turni in fabbrica.
Ma anche questo fa parte del gioco, che è appunto quello di cancellare la memoria.
Certo la negazione, la rimozione e la proiezione sono meccanismi di difesa e, in quanto tali, hanno una loro funzionalità, soprattutto quando l'Io è ancora debole, cioè nell'infanzia e difatti i bambini sono maestri nell'usare tutte queste tattiche (compreso i due minuti d'odio in cui sono delle piccole furie e sarebbero capaci di far fuori tutti, soprattutto i fratelli, se fosse loro permesso...), ma crescendo, l'Io adulto dovrebbe imparare a ritirare questi metodi altrimenti a furia di costruire difese, i muri (non solo quello di Berlino) diventano sempre più alti e la guerra non può mai avere fine, non importa se il nemico di turno sia l'Eurasia o l'Estasia, i comunisti, gli ebrei o gli omosessuali...
RispondiEliminaLa vera guerra si sposta allora sull'unico terreno legittimo, dentro di noi e il conflitto vissuto nel proprio cuore ci fa scoprire tutta la complessità della natura umana e apre la strada alla vera vittoria: quella su se stessi.
quanti muri sono stati eretti in questi ultimi anni! muri dappertutto, noi veniamo da una generazione che cercava di abbatterli, c'era perfino riuscita.
RispondiEliminaI due minuti d'odio sono molto utilizzati: mettere le generazioni una contro l'altra per esempio (il welfare e la pensioni a 50 anni non erano un privilegio, ma una conquista di civiltà) e contro i falsi invalidi per esempio (loro ne hanno approfittato, ma ci sono medici e dirigenti che glielo hanno permesso)...
Tutto per nascondere i veri problemi e i veri responsabili.