Pinocchio arriva al Paese dei Balocchi e trova un gran casino:
(...) Nelle strade, un'allegria, un chiasso, uno strillìo da levare di cervello! Branchi di monelli dappertutto: chi giocava alle noci, chi alla palla, chi andava in velocipede, chi sopra un cavallino di legno: questi facevano a moscacieca, quegli altri si rincorrevano: altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa. Chi recitava, chi cantava, chi faceva i salti mortali, chi si divertiva a camminare con le mani in terra e colle gambe in aria: chi mandava il cerchio, chi passeggiava vestito da generale coll'elmo di foglio e lo squadrone di cartapesta: chi rideva, chi urlava, chi chiamava, chi batteva le mani, chi fischiava, chi rifaceva il verso alla gallina quando ha fatto l'ovo: insomma un tal pandemonio, un tal passeraio, un tal baccano indiavolato, da doversi mettere il cotone negli orecchi per non rimanere assorditi. (...)
Tutto questo succedeva al tempo di Carlo Collodi (1826-1890); molto probabilmente, oggi Pinocchio arrivando nel Paese dei Balocchi troverebbe il silenzio assoluto: tutti i bambini starebbero sui videogiochi, e con le cuffie del walkman (i-pod e mp3) ben piantate sugli orecchi.
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