La tuta mimetica è fatta per nascondersi nel bosco. Una tuta mimetica indossata a Milano, davanti al Duomo, è l’esatto contrario: serve a farsi vedere. Se la indossa un militare, pazienza; se la indossa un cittadino qualsiasi (o magari una cittadina, perché fa moda) ottiene l’effetto di un evidenziatore: è come diventare luminosi e fosforescenti, o circolare con un cartello indicatore sopra la testa – e questo almeno fino al giorno in cui tutti circoleremo in tuta mimetica (spero il più tardi possibile).
Un effetto simile lo sta facendo un altro abito “di servizio” che ormai è diventato d’uso comune, questo sì fosforescente e riflettente o catarifrangente: la giacca a vento impermeabile con le strisce antinebbia “per farsi vedere di notte”, che in pieno giorno e in città non serve a niente, ma ormai fa tendenza e guai a non metterla.
Intendiamoci, non c’è niente di male: sono indumenti comodi e utili, ma è come un volersi mettere in uniforme, tutti uguali; e l’uniforme è parente stretta della livrea, quella che indossavano i servi. Ricordo sempre che, in fabbrica, era normale prendere un po’ in giro quelli che circolavano in paese con gli abiti da lavoro o con la giacca a vento della ditta. Gli si dava del tirchio, o gli si chiedeva: “ma hai così voglia di tornare a lavorare, che non riesci a staccarti dalla tuta?”. La risposta era semplice, spesso con tono di scusa: “Ma no, stavo facendo dei lavori in casa, ero vestito così e sono uscito a prendere la vernice che mi mancava per finire la parete che sto imbiancando”.
Adesso invece sono tutti fieri dell’uniforme, anche le giovani crocerossine escono di casa con i catarifrangenti, e le ronde fortemente volute dalla Lega Bossiana sono tutte in giacca a vento anti-mimetica.
Non ho un giudizio da dare, o meglio ho il mio: che vale quel che vale, il tempo di leggerlo e dimenticarsene (non ho mai amato né le mode né le uniformi, cerco da sempre di vestirmi nel modo più anonimo possibile: ma forse è solo perché sono alto un metro e novanta, penso che sia più che altro una forma di difesa naturale, del tutto indipendente dalla mia parte razionale). Però la moda della tuta mimetica ha riferimenti precisi, i film di Rambo e il mito dei lagunari. Quando ci si mette la tuta mimetica, magari con gli anfibi (se siamo al 31 di luglio pazienza), un bel bazooka fra le mani completerebbe perfettamente il look. Cerco di non pensarlo mai, soprattutto davanti a dei militari in servizio in Piazza del Duomo, ma di questi tempi dimenticarsi delle uniformi è davvero dura.
PS: Il disegno è una copertina del mensile “Linus”, che usciva negli anni ’80. Uno dei maggiori filosofi novecenteschi, lo Snupius, si sta chiedendo: “ma come si fa a perdersi dentro un albero?”
Vivere in pace – Luigi Zampa
18 ore fa
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