lunedì 12 aprile 2010

Ambra grigia ( I )

- Moby Dick, romanzo di Herman Melville (1851)
- Moby Dick, film di John Huston (1956)

Perché si andava a caccia di balene, nell'Ottocento di Moby Dick? Come si spiegano tanto spreco di energie e di vite umane, e tanta crudeltà? Oggi viviamo in un mondo per molti versi più facile, e lo abbiamo tutti dimenticato: ma dal grasso delle balene si estraevano dei composti molto importanti, come l’olio per l’illuminazione e le materie prime per la cosmetica. Creme, saponi e profumi (quelli più pregiati) derivavano quasi interamente dal grasso delle balene.
Noi tendiamo a rimuovere le informazioni sgradevoli, e cerchiamo di non sapere quello che ci dà fastidio, ma quasi tutti i profumi più fini sono di origine animale, e su come vengono estratti si preferisce non indagare (ma le informazioni ci sono, a volerle trovare).
L’olio di balena per l’illuminazione venne presto sostituito dal petrolio e dai suoi derivati, e in seguito dall’energia elettrica; e nell’industria dei cosmetici e dei saponi oggi si usano quasi soltanto materie prime di origine vegetale, come l’olio di cocco e di palma: ma non è detto che l’impatto ambientale sia meno cruento, come ben sa chi si occupa di queste tematiche. Le piantagioni intensive di cocco hanno avuto un impatto ambientale molto forte, nelle zone di provenienza.

Herman Melville, l’autore di “Moby Dick”, lavorò per davvero su una baleniera: un anno intero, tra il 1841 e il 1842. Nel suo romanzo più noto, questa esperienza è descritta con estrema precisione in lunghi capitoli; e si sente che sono informazioni di prima mano. Nel film di John Huston, girato nel 1956 (uno dei film più belli nella storia del cinema) per necessità di sintesi molto è stato tagliato, ma questi lunghi capitoli sul lavoro dei balenieri sono stati conservati, sia pure condensati in poche sequenze, ed è una finezza che va sottolineata. So che molti hanno trovato ostica la lettura di “Moby Dick” proprio per la presenza di queste lunghissime descrizioni, e che avrebbero preferito un romanzo più breve, dove si arriva subito all’epico scontro con la Balena Bianca. Ma così non è, la Balena Bianca è una metafora della nostra vita e la vita bisogna viverla giorno per giorno. Nella nostra vita, i lunghi capitoli in cui accade poco di memorabile sono frequenti; e, come accade nel libro (e nel film) gli eventi memorabili sono quasi sempre condensati in poche pagine.

Ma questi discorsi esegetici e filosofici per oggi li lascio stare, li rimando ad altri momenti. Oggi vorrei proprio dedicare un po’ di spazio a questi “lunghi e noiosissimi capitoli” del libro di Melville, che a me sono sempre piaciuti moltissimo e che ho sempre trovato pieni di informazioni affascinanti, anche perché quando si va a fare la spesa al supermercato ci troviamo ancora di fronte a qualcosa di molto simile.
Metto qui vicino, a titolo di esempio, tre formule comuni di detergenti per la doccia e lo shampoo tra i più venduti nei negozi, che ho passato allo scanner per l’occasione. La lettura delle formule è sicuramente complicata; però vorrei far notare ai non chimici le parole che iniziano con nomi vegetali, come coc- (non è coca, ma cocco), lauril- (lauro, l’alloro), palmithyc, eccetera. I detergenti e i saponi vengono quasi tutti da queste materie prime, composti chimicamente ben definiti che non si trovano solo nei vegetali e che dagli inizi del Novecento, grazie ai progressi della scienza, possono essere ricostruiti per sintesi.
(continua)

2 commenti:

angela ha detto...

Da ragazza facevo i profumi :) eh già tra le altre cose. Una vera passione per la materia, per gli oli essenziali, come estrarli e fissarli (a proposito di ambra) Avevo comprato dalla Hoepli,tempo fa, anche un libro famoso negli anni '70 "Trattato teorico-pratico del saponiere-profumiere moderno" di Guido Coatti, (ne avrò già parlato, non ricordo) e una mia amica con origini nobiliari mi aveva fatto consultare un trattatello su come fare i cosmetici, edito in periodo fascista. Il Trattato di Coatti, purtroppo, è stato portato via, (insieme a testi di architettura e Le confessioni di Agostino, perchè avrebbero fatto bella figura nello studio), quando mi sono separata. Non sono riuscita più a trovarlo!

Giuliano ha detto...

Sono contento che ti siano piaciuti questi post! (sono quattro in tutto).
Per me invece è stato il mio ambiente di lavoro, e anche il mio diploma di perito chimico prevede che si studino saponi e ausiliari per la tintura.
Come diceva Primo Levi, chi conosce la chimica ha a disposizione una gamma di colori, di profumi, di odori, di sapori, e di sensazioni tattili, molto più vasta delle altre persone.
E sono contento di essere stato un chimico "all'antica".