La settimana scorsa, in tv, il ministro Sacconi ha messo a tacere, o quantomeno in serio imbarazzo, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Renzi gli aveva appena detto “il governo Berlusconi in dieci anni non ha fatto niente per combattere il deficit dello Stato”; Sacconi è diventato aggressivo e cattivo, gli ha sparato in faccia un “voi nel 2007 avete impedito l’innalzamento dell’età pensionabile” , e il buon Renzi è visibilmente impallidito, si è bloccato. Incalzato dal ministro berlusconiano, ma essendo presente al dibattito come rappresentante del principale partito di opposizione, Matteo Renzi non ha potuto dire quello che sicuramente pensava: e cioè che era d’accordo con Sacconi.
Io li ho visti, in fabbrica, gli operai di sessant’anni. Qualcuno c’è sempre stato, non è vero che tutti andavano in pensione a quarantanove e mezzo: i datori di lavoro non gli avevano pagato i contributi, da giovani, e adesso gli toccava lavorare “per raggiungere il minimo”. Siccome io in fabbrica c’ero e li ho visti (parlo degli anni dal 1978 al 2003) posso dire che non è bello vedere una persona di sessant’anni ancora alle prese con lavori pesanti e turnazioni impossibili. Molti avevano avuto malattie serie (infarto, ernia del disco) ma dovevano stare lì, e fare quello che facevano gli altri. Non si dica “poveretti”, per piacere. Non c’è niente da compatire, perché è un discorso che ci coinvolge tutti, perché va a toccare la sicurezza di noi tutti. Oggi il problema è stato risolto così: con le agenzie private del lavoro, nessuna persona con più di quarant’anni trova lavoro, e se lo trova è precario. Se vi viene l’ernia del disco (malattia professionale per i piastrellisti, per i camionisti, eccetera), cavoli vostri. E questo è solo un piccolo inizio di tutto quello che si potrebbe dire sull’argomento, ma qui mi fermo perché l’argomento di cui vorrei parlare oggi è un altro, cioè questo: cosa doveva fare il buon Matteo Renzi di fronte al Sacconi incalzante? Avrebbe dovuto dirgli che era orgoglioso di aver aiutato, come Partito Democratico, molti lavoratori a terminare serenamente il loro percorso lavorativo; che gli dispiaceva di non aver potuto continuare su quella strada, e che i tagli andavano fatti altrove, gli sprechi di denaro pubblico di cui parlare – Ponte di Messina in testa - non mancano di certo. Ma Renzi non poteva arrivare a questo, perché Renzi non è mai stato di sinistra, non ha la formazione di un politico di sinistra, non ha mai visto una fabbrica, gli operai li chiama quando ha bisogno di un lavoro, tutto qui. Il discorso non tocca solo Renzi ma un po’ tutta la dirigenza del PD, giovani e vecchi, francamente non vedo una gran differenza fra gli uni e gli altri. L’elettorato di sinistra se ne è accorto da tempo, e i risultati si sono visti e toccati con mano.
In questi anni sono stati fatti passare come “di sinistra” persone magari di valore ma che con la sinistra non hanno mai avuto nulla a che vedere: come Antonio Di Pietro, per esempio (ai tempi di Mani Pulite si dava per scontato che avesse sempre votato MSI), come Romano Prodi (cattolico e democristiano) o magari come Marco Travaglio (vicinissimo alle idee di Indro Montanelli). Che cosa farà Di Pietro, se dovesse andare al governo? E che cosa farà il partito Cinquestelle di Beppe Grillo? E la Lega Nord, da che parte sta? Gli operai votano Lega Nord, invocano Umberto Bossi, ma hanno capito di cosa si sta parlando? Solo la destra è stata chiarissima, sempre, e coerente: fare confusione, e tanta, così si può andare diritti allo scopo.
Insomma, sono vent’anni che il tormentone “né di destra né di sinistra” viene martellato quotidianamente nelle teste degli italiani, e il risultato è questo magma indistinto, queste valanghe di fango (purtroppo, tutt’altro che metaforiche) che ci hanno portato alla distruzione di un sistema dove tutti stavamo abbastanza bene. Sarebbe ora invece di cominciare a dire da che parte si sta, ma tranquillamente, senza fare guerre. Se io dico che bisogna tagliare quest’albero, e tu dici che invece bisogna piantarne altri, almeno sappiamo di cosa stiamo parlando. Se invece si dicono parole astratte, o se si nega l’esistenza dei problemi, prepariamoci a qualcosa di davvero brutto: qualcosa che, ormai, si comincia a vedere con contorni sempre più definiti.
PS: mio padre è morto a 55 anni, dopo più di quarant’anni di lavoro: il fornaio che lo aveva assunto a quattordici anni non gli ha mai pagato i contributi. Da dove fosse venuto il tumore che lo ha ucciso, non lo sapremo mai – posso solo dire che non era una cosa ereditaria. Quando ne parlo, mi dicono: "ehh, ma adesso l'aspettativa di vita si è alzata". Lo vadano a dire ai familiari di quelli che sono morti alla Thyssen di Torino, o nei cantieri edili.
PPS: io non sono in pensione, la pensione non solo è lontana ma non la vedrò mai: ho pagato tanti anni di contributi, come lavoratore dipendente, ma solo per scoprire che sono stati soldi buttati via.
Fabrizio RAVANELLI
17 ore fa
2 commenti:
molti di quelli che fanno i soloni e i legislatori, credono, o fanno finta, che esista l'inferno.
io non ci credo, spero comunque che ci vadano, o almeno io li mando con piacere.
diceva qualcuno che dopodomani è quel giorno nel quale si dice che due giorni prima si stava meglio (per noi, da almeno 30 anni è così)
Concordo in pieno. A me basterebbe, in questa fase, tornare a dare un senso alle parole che si dicono...basterebbe un buon dizionario!
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