mercoledì 16 dicembre 2009

Il Crocifisso

Ogni tanto qualcuno, di solito uno che viene da fuori, di un’altra religione, lo fa notare: “è un cadavere, nudo, su una croce”. E ci sono reazioni sdegnate, scandali, urla e discussioni insensate.
Eppure è proprio così, basterebbe guardare: un uomo nudo, appena coperto da un panno; ed è morto, su una croce, esposto al pubblico ludibrio. Forse ci abbiamo fatto caso da bambini, ma ormai ci siamo così abituati che non lo vediamo nemmeno più.
Eppure tutti dovremmo essere andati al catechismo, e tutti – se ci diciamo Cristiani - dovremmo sapere come rispondere, ed essere orgogliosi di quel cadavere nudo, di quel Dio che è morto per noi: il Crocifisso è uno dei simboli principali della nostra religione. E l’essere nudo sta a significare miseria, il non avere più niente: meno che essere mendicanti. Forse è il caso di ricordare, en passant, che la nudità come simbolo unicamente sessuale è una cosa abbastanza recente, per secoli nudo è stato sinonimo di squallido, di sporco, di sconfitta.
Se avessimo letto i Vangeli (cosa della quale dubito fortemente) conosceremmo tutta la storia: ma non sto qui a ricapitolarla, il Vangelo è un libro di poche pagine, chi non sa o non ricorda può anche andare a leggerselo.
Gesù ci dice due cose fondamentali: di amare il nostro prossimo (lo dice nell’Ultima Cena) e che la nostra vita non finisce qui. Il primo messaggio è chiarissimo ma anche di una difficoltà estrema (amare il nostro prossimo? anche quell’antipatico là? anche chi mi ha fatto del male?); il secondo messaggio è molto meno comprensibile – almeno finché siamo qui su questo mondo.
E’ sconvolgente l’episodio di San Tommaso: che non crede ai propri occhi. Come può essere questo il mio amico, se il mio amico è morto? E Gesù gli prende la mano e gli fa toccare le piaghe, quelle che lo avevano ridotto cadavere: e da amico gli dice “sì, sono proprio io; ma con la morte non finisce tutto.”
Un altro argomento che lascia perplessi i non cristiani è quello del Dio che muore. Come possiamo adorare un Dio che muore? Per molte religioni, un Dio che muore è addirittura ridicolo.
Anche qui, un cristiano dovrebbe saper rispondere: ma ormai dubito che il Cristianesimo interessi davvero agli italiani, men che meno a certi lombardi e a certi veneti. Pochi giorni fa il Cardinale di Milano è stato insultato per avere detto che Cristo è solidarietà e accoglienza; gli hanno risposto – a parte le parole offensive, sulle quali vorrei sorvolare (ma non so se è possibile sorvolare, torneranno presto) – che loro preferiscono il presepio. E questa è una risposta interessante: noi tutti amiamo il presepio, che è la vita che nasce, Gesù Bambino, e in fin dei conti non amiamo molto quel povero uomo senza niente addosso, vilipeso e stracciato, che teniamo appeso nelle nostre case e nelle nostre scuole.
Molti preferirebbero che nel Vangelo ci fosse scritto come precetto di pestare i negri e i mendicanti, ma così non è - meglio comunque non dirlo troppo in giro, stringiamoci intorno al cardinal Tettamanzi e preghiamo affinché l’ondata cattiva passi senza portare troppi danni.

3 commenti:

Thomas ha detto...

Mamma mia che bell'articolo, Giuliano...
Finalmente ho avuto qualche minuto a disposizione per scrivertelo.
Un abbraccio e complimenti sinceri

Giuliano ha detto...

Ciao Thomas! Il problema è che siamo così abituati a segni e simboli che non li vediamo nemmeno più: è quello che vorrei suggerire...Di più non posso fare.
Per esempio, adesso che mi hai scritto mi hai fatto venire in mente materiale per un altro post. (seguirà, non so quando)

Thomas ha detto...

Aspetterò paziente ;-)
'notte!
Thomas