«Che cos’è il DNA?» Per saperlo di preciso, si invita in tv una signora che di professione fa proprio la genetista. La dottoressa è molto fine e molto preparata, si vede subito che sa il fatto suo; e la trasmissione divulgativa della Rai è molto ben fatta, ma dubito che adesso, anche dopo questa spiegazione, le cose siano più chiare.
Che cos’è il DNA, più o meno, ormai lo sanno tutti: è perfino diventata un’espressione proverbiale, “ce l’ho nel DNA”, “questione di DNA”, la polizia che fa i rilievi per cercare il DNA... Ma spiegare che cos’è di preciso il DNA è difficile, e soprattutto per un fatto: che bisogna conoscere la chimica. Se non si è arrivati almeno al terzo anno delle medie superiori (dove i sedicenni degli istituti tecnici studiano la chimica organica), appena si va un po’ oltre la superficie è inevitabile andare in confusione. Insomma, la brutta notizia è che per capire cos’è davvero il DNA bisogna studiare, e non poco.
Però conosco una bella immagine del dna e la voglio portare qui: si trova in “Le meraviglie della natura”, di Elemire Zolla ed è un brano da un’intervista con Erwin Chargaff, uno scienziato che allo studio del DNA diede grande impulso. Gli scopritori della struttura del DNA, come è noto, furono due giovani scienziati: Crick e Watson. I due si fecero fotografare più volte accanto ad una ricostruzione del DNA, e questa è una delle loro foto.
La prima cosa da fare, ci spiega Chargaff, è cambiare posizione alla struttura elicoidale del DNA, quella che nelle illustrazioni è quasi sempre come in questa foto, cioè rigida come una colonna: cosa ci fa lì in piedi quella struttura? Meglio sdraiarla, e magari immaginarla come una sciarpa di seta gettata sul letto.
«La gente che lavora sull'acido desossidoribonucleico non l'ha neanche visto! Ne vede un'ombra. Non l'ha mai isolato, non l'ha mai tenuto in mano! Il DNA è una sostanza fibrosa, bagnata diventa una colla, una gelatina inodora così compatta che non si può colare. A seccarla diventa come i fiocchi di polvere che si raccolgono sulle puntine di grammofono. È una massa fibrosa di sottilissimi aghetti. No, non l'ho assaggiata. Saprà di sale, perché si isola come un sale di sodio... La doppia spirale? È una struttura ideale. Non c'è nessuna prova che nella cellula esista nella forma che le attribuiamo [...] che è una semplificazione statica unidimensionale di una situazione pluridimensionale e dinamica... un paesaggio con un letto di fiume e tutta una geografia, colli di qua, banchi di sabbia di là, una diga... Dire che è una doppia spirale non è dire la verità, tutta la verità... La si può leggere come una doppia spirale in vista di un certo numero di esperimenti e si avrà ragione piuttosto che torto, ecco tutto.» (A. Liversidge, Interview with E. Chargaff, in «Omni», 7, 9, New York 1965.)
(tratto da “Le meraviglie della natura” di Elemire Zolla, ed. Marsilio, pag.527)
Qualche notizia su Chargaff, tratta da wikipedia: «Erwin Chargaff (Czernowitz, 11 agosto 1905 – New York, 20 giugno 2002) è stato un biochimico austriaco. Emigrò negli Stati Uniti d'America durante il periodo nazista in Germania. Chargaff è ricordato per le sue regole, enunciate nel 1950, che diedero un importante contributo nella determinazione della struttura della molecola di DNA. Chargaff ebbe un figlio, Thomas, dal matrimonio con Vera Broido che sposò nel 1928. Chargaff divenne cittadino statunitense nel 1940. Chargaff eseguì importanti ricerche sul metabolismo dei grassi e sul chimismo degli acidi nucleici, in particolare sul DNA. Ricorrendo alla tecnica di cromatografia su carta riuscì a separare la molecola del DNA nelle sue basi costituenti a determinare la loro percentuale di abbondanza relativa. I suoi studi costituirono un passo decisivo verso la conoscenza della struttura del DNA, evidenziata poi in seguito da Watson e Crick. I dati di Chargaff indicarono che la quantità di purine è sempre uguale a quella di pirimidine.»
Una nota per chi volesse leggere il libro (“Le meraviglie della natura”) per intero: Zolla è stato un grandissimo studioso di storia delle religioni, e anche un grande scrittore, ma probabilmente, come capita quasi sempre agli studiosi di formazione “classica”, mancava delle necessarie nozioni per capire a fondo cosa significano le formule chimiche. In quel libro riesce comunque a fare un bellissimo discorso sull’alchimia ricondotta ai suoi princìpi “pratici” (per esempio descrivendo la distillazione del mercurio a partire dalle rocce e dalle terre che lo contengono, come si faceva nei tempi prescientifici), ma dimentica di citare la Tavola di Mendeleev, nata intorno al 1860, che spazzò via tutte le precedenti teorie, e che di fatto le contiene tutte, essendo la vera e unica Tavola Magica (e anche Alchemica), così perfettamente funzionante e funzionale che è alla base di tutte le invenzioni e le scoperte del Novecento, compresi il telefonino cellulare, il computer, la bomba atomica, e anche il dna.
mercoledì 20 ottobre 2010
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