lunedì 2 gennaio 2012

Il libro delle macchine ( VI )

Una mia amica aveva comperato un appartamento: le era piaciuto perché le finestre si aprivano su un giardino, cosa rara a Milano. Neanche il tempo di andarci ad abitare, e il giardino era stato trasformato in un parcheggio per i dipendenti di una banca. Era facile da prevedere: alle macchine un giardino non serve, servono invece strade larghe e ben asfaltate, e parcheggi. Orti e giardini servono agli umani, e non alle macchine: se in un condominio ci sono persone con due macchine e la moto grossa, si farà quel che vogliono loro; o, per meglio dire, quello che vuole la moto e quello che vogliono le automobili. Si può magari opporsi, contrastarli, ma torneranno sempre alla carica, e alla fine vinceranno loro. E’ inevitabile: e se non sono i vostri vicini a farlo, sarà il Comune, la Provincia, il Ministero degli Interni, ad espropriare o a militarizzare orti, prati, campi coltivati e giardini: come sta succedendo un po’ ovunque in questi nostri giorni. Via quindi i giardini, via il prato dove giocano i bambini, spazio a posteggi e box, ad autostrade, aeroporti e TAV: le macchine hanno la loro casa, e siamo stati noi a costruirgliela. I bambini d’ora in avanti giocheranno in casa, con nuove macchine: i videogiochi, per esempio. Ecco un’altra specie di macchina, non meccanica ma completamente elettronica. Forse le macchine stanno per manifestarsi nella loro vera e definitiva forma: come le larve parassite che mangiano il bruco o il ragno a poco a poco, così tra breve le macchine non avranno più bisogno di noi. Fantascienza? Non so, a volte leggendo Philip K. Dick, o H.G. Wells, e anche con Samuel Butler, mi sembra invece che sia la realtà. Più passa il tempo, e più mi sembra che questi autori (e altri) abbiano anticipato la realtà che stiamo vivendo oggi, anno 2012 e seguenti.

Samuel Butler, da “Erewhon“
E’ indubbio che, se una macchina è capace di riprodurne sistematicamente un'altra, si può dire che essa possiede un sistema riproduttivo. Che cos'è infatti un sistema riproduttivo, se non un sistema per la riproduzione? E quante sono le macchine che non vengono riprodotte sistematicamente da altre macchine? Ma, direte, è l'uomo che le fa riprodurre. Lo ammetto; ma non sono forse gli insetti che permettono a molte piante di riprodursi, e intere famiglie di vegetali non sarebbero forse destinate a sparire se agenti interamente estranei ad esse non le fertilizzassero? Chi può affermare che il trifoglio dei prati non possiede sistema riproduttivo solo perché per riprodursi deve avere come paraninfi l’ape e il bombo (e solo l’ape e il bombo)? Nessuno. L’ape e il bombo fanno parte del sistema riproduttivo del trifoglio.
Tutti noi deriviamo da animaletti microscopici, la cui identità era interamente distinta dalla nostra, e che agivano secondo le leggi della loro specie, senza curarsi affatto della nostra opinione in proposito. Quelle piccole creature fanno parte del nostro sistema riproduttivo; perché allora noi non potremmo far parte del sistema riproduttivo delle macchine?
Ma le macchine che producono macchine non producono macchine della loro stessa specie. Un ditale è fatto da una macchina, ma non è, né sarà mai, fatto da un ditale. Anche qui, se interroghiamo la natura, troveremo innumerevoli analogie, e ci accorgeremo che un sistema riproduttivo può funzionare perfettamente senza che la cosa riprodotta sia della stessa specie di quella che la produce. Le creature che riproducono la loro stessa specie sono molto rare; esse riproducono sempre qualcosa che ha il potere latente di assumere la forma di chi le ha generate. Così la farfalla depone un uovo, il quale uovo diverrà bruco, il quale bruco diverrà crisalide, la quale crisalide diverrà farfalla. E benché per ora, non ho difficoltà ad ammetterlo, non si possa dire che le macchine posseggano qualcosa di più del semplice germe di un autentico sistema riproduttivo, non abbiamo forse appena visto che solo di recente esse hanno acquistato i rudimenti di una bocca o di uno stomaco? Perché non potrebbero progredire nel campo della riproduzione vera e propria come hanno progredito ultimamente in quello della nutrizione? Può darsi che, una volta sviluppatosi, il sistema rimanga in molti casi un sistema di riproduzione indiretta. Solo alcuni tipi di macchine, forse, potranno essere fecondi, mentre gli altri avranno funzioni di meccanico, proprio come la maggioranza delle formiche edelle api non partecipa alla continuazione della specie, ma si limita a procurare e a immagazzinare il cibo, senza occuparsi della riproduzione.
Non si può pretendere che il parallelismo sia perfetto o quasi perfetto; certo non adesso, e probabilmente mai. Ma non vediamo già analogie sufficienti a destare in noi serie preoccupazioni per il futuro, e a farci ritenere doveroso l'arrestare il male finchè siamo in tempo?
Le macchine possono, entro certi limiti, produrre macchine di qualsiasi tipo, per quanto diverse da esse. Ogni specie di macchina avrà probabilmente i suoi riproduttori meccanici speciali, e quelle più complesse dovranno la loro esistenza a molti genitori invece che a un solo padre e a una sola madre.
Ci inganniamo quando consideriamo come una cosa unica ogni macchina complicata; in realtà è piuttosto come una città, o addirittura una società, dove ciascun membro viene generato secondo la sua specie. Noi vediamo la macchina come un tutto, e le diamo un nome e un'individualità; pensiamo alle membra del nostro corpo, che tutte insieme formano un individuo nato da un unico centro di azione riproduttiva, e ne deduciamo che non può esistere azione riproduttiva che non scaturisca da un centro unico. Ma questa conclusione non è scientifica: il fatto che una macchina a vapore non sia mai stata prodotta interamente da un'altra macchina a vapore, o da altre due, non ci autorizza affatto a dire che le macchine a vapore non posseggono sistema riproduttivo. In realtà, ogni parte della macchina a vapore viene prodotta dai suoi genitori particolari, che hanno la funzione di creare quella parte specifica, e quella sola, mentre la combinazione delle parti in un tutto unico forma un altro settore del sistema riproduttivo meccanico, oggi incredibilmente complesso e difficile da abbracciare nella sua interezza. Complesso per ora, ma quanto più semplice e più comprensibile nella sua organizzazione può diventare in altri centomila anni ! O anche solo in ventimila ! Perché l'uomo di oggi, credendo di fare il proprio tornaconto, spende un'incalcolabile quantità di lavoro, di tempo e di intelligenza per perfezionare sempre più la creazione delle macchine. E’ gia riuscito a fare cose che sembravano irrealizzabili, e apparentemente non vi sono limiti ai risultati che si possono ottenere con tanti e tanti miglioramenti, purché tali miglioramenti vengano trasmessi di generazione in generazione e le macchine si modifichino di conseguenza.
Non bisogna mai dimenticare che il corpo umano ha raggiunto la sua forma attuale grazie alle infinite modificazioni verificatesi in molti milioni di anni; eppure il suo organismo non si è mai perfezionato ed evoluto con la millesima parte della rapidità con cui si stanno perfezionando ed evolvendo le macchine. È questo il punto più preoccupante della situazione e mi si deve perdonare se ci batto e ci ribatto tanto spesso».
(Samuel Butler, da “Erewhon“, ed. Adelphi, trad. Lucia Drudi Demby, pag.172 e seguenti)
(nota: ho dovuto correggere un errore di traduzione, nel testo pubblicato da Adelphi si legge che il calabrone partecipa all’impollinazione; si tratta invece del bombo, una grossa ape pelosa molto comune. Il calabrone è una grossa vespa, e non un’ape: si nutre di frutta e di altri insetti, e non del nettare dei fiori)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

... sto cominciando ad angosciarmi: ho gli incubi di notte!

Giuliano ha detto...

io l'ho letto per intero una decina d'anni fa... però sono solo questi tre capitoli, gli altri sono più divertenti, con riflessioni satiriche sulla religione, la scuola, eccetera. L'inizio è quello di un libro d'avventura, molto bello.