lunedì 16 gennaio 2012

Imprenditorialità

Nei giorni scorsi ho letto un’intervista al signor Würth, uno dei maggiori collezionisti d’arte al mondo: il suo nome sarà sicuramente familiare a molti, perché si tratta di un marchio molto noto nel campo della ferramenta. Essendo un collezionista d’arte, il signor Würth è ovviamente ricchissimo; e vale la pena di andare a vedere come ha cominciato:
Incontro con Reinhold Würth 
di Antonella Barina, il Venerdì di Repubblica 14 ottobre 2011
SALISBURGO. «Il commercio è il mio mondo, la mia vita: sono per il novanta per cento un mercante. Quando ereditai l'azienda da mio padre, nel '54, aveva due dipendenti; oggi ne ha più di 65 mila. Era confinata a Künzelsau, provincia rurale nel Sud della Germania, ora è in 84 Paesi». Tra i cento uomini più ricchi del mondo, secondo la rivista Forbes, Reinhold Würth è ben consapevole di avere la mercatura nel sangue, come tutti i più danarosi tedeschi, sostenuti nel business perfino dall'etica protestante. Chiodi, viti, bulloni, punte di trapano: la maggior parte della ferramenta che ci capita per le mani ha il marchio Würth, azienda leader nel commercio all'ingrosso di tutto ciò che serve a fissare e montare gli oggetti, con un catalogo, ormai, di centomila prodotti diversi. Reinhold Würth commercia, non produce: compra e rivende ai negozianti al dettaglio. E da anni ha anche un chiodo fisso: acquistare (senza mai rivendere) opere d'arte. Finora ha raccolto più di 14 mila 500 pezzi, con un debole per l'Impressionismo e le grandi avanguardie del secolo scorso, Picasso, Magritte, Munch, Chagall, Mirò, Moore, ma anche per molte star contemporanee, da Hockney a Baselitz, da Kiefer a Kapoor. Nel 2003 ha poi comprato l'intera collezione Fürstenberg, arricchendo la propria raccolta di antichi maestri del Medioevo e del Rinascimento, tra cui spiccano numerosi Cranach. Ultimo acquisto, qualche settimana fa: la “Madonna del borgomastro Jacob Meyer”, che Hans Holbein il giovane dipinse tra il 1525 e il 1528. Costo: top secret, ma si mormora di 70 milioni di euro. Il mercante che gli ha venduto il quadro lo ha definito il prezzo più alto mai pagato in Germania per un'opera d'arte. Il capolavoro sarà in mostra da metà gennaio in una chiesa dell'XI secolo che Würth ha convertito in museo nella cittadina di Schwäbisch Hall, a pochi chilometri da quella Künzelsau in cui l'azienda ha ancora il suo quartier generale (....)
Continuando a leggere l’intervista si viene a sapere che cos’era l’impresa di partenza del padre di Würth: un negozio di ferramenta. Non c’è da stupirsi: il negozio, anche piccolo, è stato il vero punto di partenza per molti imprenditori. Lavorando in un negozio, soprattutto se il negozio è nostro, si imparano tante cose, soprattutto a tenere in ordine i conti (entrate e uscite), a gestire un magazzino, a evitare gli sprechi (se si ha un negozio di frutta e verdura la merce va a male molto velocemente), magari anche ad avere dei dipendenti. Insomma, è da qui che si può cominciare ad avere un’attività.
Pensando al signor Würth, che oggi ha 76 anni, mi è venuto spontaneo pensare a cosa si è fatto in questi ultimi decenni in Italia. E la situazione è quasi dappertutto quella che espongo qui sotto.

La rete dei negozi è praticamente scomparsa. I grandi centri commerciali, aperti in numero enorme, hanno fatto il deserto intorno a loro. Oggi, è praticamente impossibile avere un negozio, mettersi in proprio: chi lo fa rischia seriamente il fallimento, non solo dell’azienda ma anche personale. Insomma, anche ad aprire una cartoleria (negozio tranquillo, niente merce deperibile) il rischio di vedersi aprire un ipermercato a cento metri di distanza è grande, e allora c’è una sola cosa da fare, chiudere e rendere la licenza in Comune. E’ già successo a tanti, ma proprio a tanti; bisogna proprio avere i paraocchi per non accorgersene.
Ora, i centri commerciali sono una bella cosa, divertente, c’è anche l’opportunità di risparmiare qualcosa; ma favorendo i centri commerciali si è praticamente uccisa la voglia di imprenditorialità; e questo proprio negli anni in cui si è più parlato di imprenditorialità e di piccole imprese.
Oltretutto, fateci caso: la merce che si vende negli ipermercati e supermercati non è quasi mai italiana. Cosa vuoi che importi, alle grandi catene commerciali, se la merce che vendono è italiana o cinese o di Kyssadove? L’unica cosa che importa è che la merce renda, e dal loro punto di vista è giusto così; ma così facendo si è fatto il deserto anche nell’altra via principale per creare imprenditoria, i piccoli artigiani e le piccole imprese – magari quelle che aprivano negli anni ’50 e ‘60 gli operai e i meccanici che si mettevano in proprio, la ferramenta che ha dato inizio alle fortune di Reinhold Würth.

Storie come quella di Reinhold Würth ci sono state anche in Italia, e non poche. Ma, oggi, anno 2012, sarebbero ancora possibili? A occhio e croce direi di no, nell’anno 2012 o sei padrone o sei servo. Al di là del servo e del padrone, come ai tempi del feudalesimo, oggi non c’è quasi più niente; però c’è ancora chi continua a parlare di ripresa, e anche di imprenditorialità. Che sia Italia o che sia Padania, il risultato di vent’anni di chiacchiere sull’imprenditorialità è proprio questo: o servi, o padroni. C’è chi ne è contento, beati loro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io penso che come sempre si è passati da un estremo all'altro, da: prima dell'obbligo del registratore di cassa (avvenuto all'inizio dell'80 per controllare che i commercianti pagassero l'IVA, con un bene poco ammortizzato in quanto si spende continuamente, oltre al suo costo, anche per rotolini e manutenzione - ma diverso era il discorso tra un'attività all'ingrosso, con l'emissione delle fatture, e una al dettaglio); a: dopo, dove sembra che si voglia fare di tutto per favorire la grande distribuzione... e "far fuori" i piccoli distributori (senza contare gli artigiani, visto che i manufatti, essendo originali, non possono competere nel prezzo - c'è anche da considerare però che, per es., un paio di scarpe potrebbe costare di più che non farle risuolare, nonostante la moda imponga di avere sempre modelli nuovi)!

p.s.: risolto il problema dei commenti a te stesso?

Giuliano ha detto...

esatto, si passa sempre da un estremo all'altro. Tempo fa parlavo con un amico (leghista di prima fila) che gestiva un negozio di elettrodomestici e si lamentava della concorrenza degli ipermercati: gli ho detto "guarda che al governo ci siete voi, voi della Lega, sia a Roma che qui. Le decisioni le prendete voi...". Si è arrabbiato.
PS: se uso il browser di casa loro, funziona tutto: elementare, Watson...
:-)