Ecco, è tornata: come tutti gli anni, c’è almeno una vespa che gioca a fare il vasaio nel cassone della mia tapparella. La vespa non si vede, è dentro il cassone e ci arriva dall’esterno (la tapparella lascia sempre libero un piccolo spazio, altrimenti sarebbe inutilizzabile), ma il suono che produce è caratteristico: si va dallo gnigni ben accordato (quasi il trapano del dentista) delle vespine più piccole fino alla serie di sonore pernacchiette che sta emettendo questa qui di oggi. Cose del tipo: pè-pè-pè-pepepè-pè-pepepepepèè, e via dicendo, con la voce insistente e petulante di una zitella d’altri tempi, arrabbiata e noiosa, che ogni volta mi fa trasalire quando comincia, perché mi coglie sempre di sorpresa quando meno me l’aspetto. Dovrebbe trattarsi di una Eumenes pomiformis o forse di una Sceliphron spirifex, ma per saperlo con precisione, dovrei prendere la scala e andare ad aprire il cassone – con il caldo che fa, figuriamoci se mi metto a indagare. Mi tengo le pernacchiette, e pazienza.
Comunque sia, non c’è da preoccuparsi: le vespe muratrici, o vespe vasaie, fanno vita solitaria e non sono pericolose. Porterò pazienza e la lascerò fare, come tutti gli anni: queste vespe non sono del tipo che fanno i vespai e sono tutt’altra cosa dai calabroni (grossi e aggressivi: allora sì che c’è da aver paura). Sono sicuramente vespe del genere eumenes e del genere sphex, e simili: una vespa e una larva sola, e non una vespa e tante larve.
Il cassone della tapparella, essendo di legno ben stagionato, fa da cassa armonica e amplifica il rumore della vespa: che muove le ali per asciugare la malta, e quindi non è una voce e nemmeno un verso, ma sembra proprio che stia parlando. Una voce stizzita e un po’ permalosa, noiosa, del genere di quelle che arrivano dall’altra parte del telefono nei cartoni animati; ma non sempre è così, dipende dal tipo di vespa e anche dal punto in cui si è messa a lavorare, la cassa di risonanza dà suoni diversi se è presa in un punto oppure in un altro.
Tra poco avrà finito, deporrà il suo uovo dentro il lavoro di muratura (o di vasaio, a seconda della specie) e poi andrà a caccia, perché le larve di queste vespe sono carnivore. Le prede sono ragni e ragnetti, paralizzati e resi inoffensivi: crescendo, la piccola larva se li mangerà un po’ alla volta. Uno scenario terribile, insomma, ed è per cose come queste che ringrazio il Creatore: lo ringrazio perché mi ha fatto molto più grande sia dei ragni che delle vespe (e delle mantidi, eccetera eccetera).
Però, intanto, il quartetto di Mozart che stavo ascoltando mi è diventato un quintetto: due violini, viola, violoncello, e una vespina che doppia la parte del violoncello. Se solo la vespina andasse a tempo, non sarebbe neanche male. Si potrebbe perfino dare un nome a questo complesso del tutto nuovo e del tutto inedito: va bene “Quintetto Eumenes”? A me piace, approvato.
(il dipinto con la violoncellista è opera di Robert Berenyi, 1887-1953, le altre immagini vengono dal sito www.lucianabartolini.net e da http://www.agraria.org/ )
sabato 7 luglio 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
:))
cambio di tonalità in corso...
:-)
Posta un commento