giovedì 2 agosto 2012

Terra di Siena bruciata

Che cos’era, dunque, la Terra di Siena dei miei pastelli?
da www.wikipedia.it :
La terra di Siena è una gradazione del marrone e un pigmento inorganico usato in pittura. Si distingue in terra di Siena naturale e terra di Siena bruciata. Il pigmento terra di Siena naturale è noto anche come scyricum, sil pressum e terra d'Italia; quello terra di Siena bruciata come ocra romana pura. La terra di Siena è un marrone chiaro, anzi chiarissimo. I colori attualmente in commercio color terra di Siena sono ottenuti da miscele particolari di ossidi di ferro ed altri minerali brunastri. Il nome attribuito a questo colore ha evidente origine da un tipo di terra estratta in cava nella località Bagnoli di Arcidosso, nel territorio del Monte Amiata, facente parte della Repubblica di Siena in epoca medioevale, oggi inserita nella provincia di Grosseto. Tale cava, attiva fino agli cinquanta del Novecento, produceva un inerte che veniva utilizzato come colorante anche in tempi antichissimi, e che si denominava indifferentemente "terra rossa" "terra gialla" e anche "terra di Siena". La popolarità della "terra di Siena" deriva dall'uso che ne è stato fatto nell'arte toscana venendo citata nei principali trattati sule tecniche artistiche, da Cennino Cennini a Giorgio Vasari.
Già che ci siamo, metto anche la definizione precisa dell’ocra:
da www.wikipedia.it
Ocra è un colore dalle tonalità che variano dal giallo-oro al marrone chiaro. La parola "ocra" deriva dal greco "ώχρός" che significa "giallo". Il termine indica anche i pigmenti estratti da terre rosse e formati da varietà terrose di limonite (ocra gialla) e/o ematite (ocra rossa). In geologia si definiscono terre rosse alcuni suoli residuali, con presenza accentuata di frazione argillosa e calcarea. La terra rossa indica anche alcune varietà terrose di ossidi di ferro (in particolare ematite, limonite e goethite) estratte dai suddetti terreni ed usate usate come pigmenti coloranti (ocre, terra di Siena, terra d'ombra). I composti del ferro presenti nel suolo possono esistere in varie forme che mutano a seconda delle condizioni ambientali, in particolare della presenza di acqua (forma ossidata, di colore rosso, o in forma ossi-idrata, di colore giallino).
Le terre rosse si trovano tipicamente in regioni con clima mediterraneo. Fra le aree più note e sfruttate per l'estrazione dei pigmenti ocra sin dai tempi preistorici vi sono Cipro, e Roussillon in Francia. In Italia vi sono numerose zone con presenza di terre rosse, come ad esempio l'altopiano carsico. In paragone alle tipiche terre argillose le terre rosse hanno ottime caratteristiche di drenaggio. Gli ossidi di ferro che caratterizzano il colore delle terre rosse mutano tonalità a seconda delle loro condizioni ed è quindi possibile determinare con una certa approssimazione il grado di drenaggio dei terreni (un suolo giallo-bruno indica un terreno ben drenato, un suolo con colore grigiastro indica un cattivo drenaggio). Per questi motivi le terre rosse sono particolarmente indicate per la produzione di vino. Oltre ad alcune aree italiane sono note le aree geografiche spagnole della Mancha e di Coonawarra in Australia (dove si produce Cabernet Sauvignon e Syrah). La terra rossa battuta è anche utilizzata ed apprezzata (per le sue caratteristiche drenanti e di rimbalzo lento della palla) per i campi da tennis.
Oggi i colori per i pittori sono quasi tutti sintetici, ottenuti per sintesi chimica. Acrilici, si dice: ma anche questo è un termine che andrebbe precisato, "acrile" è solo un radicale un chimico, come vinile , un termine che alcuni usano per indicare i dischi microsolco. Per un chimico, “acrilico” o “vinilico” sono solo delle approssimazioni o delle abbrevazioni. Wikipedia spiega un po’ meglio: i colori nei tubetti oggi sono pigmenti dispersi in una resina acrilica. Vale a dire: non è l’acrilico che colora, di acrilico c’è solo il supporto che ha preso il posto dell’olio del tempo di Rembrandt e di Van Gogh.
Spiegare come si ottengono i pigmenti, e più in generale i colori e i coloranti industriali, è molto difficile e porterebbe via molto tempo; oltretutto necessitano solide basi di chimica organica, quindi mi permetto di sorvolare. Confesso però di aver studiato la chimica dei coloranti per l’industria tessile, in anni lontani (ho rimediato un bel po’ di brutti voti, la chimica è difficile e bisogna studiare tanto, impegnarsi); in proposito, a parte la bellezza delle molecole in sè, la cosa più impressionante è che gli intermedi per produrli sono quasi tutti cancerogeni. Il colorante finale, non è detto che lo sia; gli intermedi invece sì, e purtroppo ci sono stati molti episodi tristi riguardo la produzione dei coloranti, basterà pensare all’ACNA di Cengio (Cengio è in provincia di Savona) e ai suoi operai, ma ad ammalarsi sono stati davvero molti.
Tornando ai colori dei pittori, e al fatto che ormai siano tutti sintetici, una mia amica che dipinge mi ha raccontato un paio di anni fa questo episodio: si era rivolta a un’insegnante privata per avere nozioni di pittura a olio, pensando che fosse diplomata a Brera. L’insegnante le ha spiegato che non si era invece diplomata: si era stancata di frequentare perché pochi insegnavano veramente, e anzi un insegnante le aveva detto chiaro e tondo che “la pittura a olio non la usa più nessuno”. Il che è vero, non credo che Damien Hirst o Andy Warhol abbiano mai usato i colori a olio. Probabilmente i modelli dominanti, anche a Brera, non sono più Renoir e Van Gogh, ormai sono altri: spero che non sia così, io non dipingo e non frequento gli ambienti dei pittori, spero vivamente di essere smentito (ma c’è ancora qualcuno che usa carta e matita? qui tutti usano il computer, le apps per l’ipad, anche la matita temo che sia obsoleta...).

Di mio, dai tempi della scuola, mi ricordo ancora la formula dell’indaco: che è molto bella, simmetrica, facile da ricordare. Su richiesta, posso ancora metterla giù a memoria (almeno, spero!).

L’indaco vegetale è uno dei colori più antichi usati dall’uomo, prima ancora dei Faraoni, ce ne sono tracce di 4000 anni fa. Wikipedia mi ricorda che l’indaco è anche il colore dei turbanti dei tuareg, eccolo qua:
il dipinto in alto è del Vasari; le immagini di Siena e dintorni vengono da wikipedia (una foto però è firmata, forse viene da un altro sito)  così come la formula chimica dell'indaco e la foto del tuareg (io direi che è un attore, però)

4 commenti:

Grazia ha detto...

Quando sono andata in Francia, nel Roussillon, ho visto effettivamente delle colline che erano una vera e propria"palette" di colori in tutte le sfumature dell'ocra. La stessa sensazione si ha viaggiando, nel senese, verso Monteoliveto, dove i calanchi sono colorati dal rosso al giallo.
Insomma, come al solito, la natura è la migliore pittrice ( e non usa nemmeno acrilici) !

Giuliano ha detto...

Grazia, attenzione a quando si citano gli ossidi di ferro! quasi tutto il rosso-ruggine-marrone viene dal ferro, che è abbondante su tutto il pianeta (e anche su Marte, che è rosso proprio per questo...)
:-)
però il discorso chimico lo rimando a domani o dopo, con i lapislazzuli

Grazia ha detto...

E allora ti aspetto sui lapislazzuli: l'azzurro lapislazzuli è uno dei colori più belli, uno dei pochi che evochi davvero l'infinito.
A presto e grazie!

Giuliano ha detto...

a dir la verità mi sento molto improvvisato...questi post servono prima di tutto a me, così riprendo in mano qualche libro
:-)
aspetto le tue bacchettate, magari arriveranno sul rosso pompeiano...