In musica, le “Variazioni su un tema” sono forse le composizioni che preferisco in assoluto. Tutta la musica è in fondo un’unica Variazione; di variazioni e modulazioni, spesso improvvisate, è fatta la musica; ma quando si parla di “Variazioni su un tema” generalmente si intende qualcosa di più preciso. Molti grandi musicisti di tutti i tempi hanno scritto delle Variazioni; le più celebri, i due punti più alti, sono probabilmente la “Variazioni Goldberg” di Johann Sebastian Bach e le “Variazioni su un valzer di Diabelli” di Ludwig van Beethoven.
Come si fa una Variazione? Si prende una melodia, un tema musicale (uno qualsiasi) e lo si suona in modo più lento o più veloce: questa è già una variazione. Si può tenere una nota più lunga o più breve: è quello che capita quando si prova ad imparare un brano, se non si rispettano le lunghezze delle note la melodia cambia ma le note sono sempre quelle. Il risultato, è ovvio, dipende dall’abilità del musicista: si scartano le cose brutte e si prende nota delle variazioni piacevoli.
Fin qui siamo alle cose elementari, queste Variazioni le può fare chiunque, anche ad orecchio. Se il musicista si è studiato bene le scale musicali, può costruire delle Variazioni passando da una tonalità all’altra, per esempio dal maggiore al minore. Detta così sembra una cosa da poco, ma se si ascolta quello che ha ricavato Gustav Mahler cambiando di tonalità niente meno che “Fra Martino Campanaro” si rimane a bocca aperta: è nella sua Prima Sinfonia, il terzo movimento. Per la precisione, la melodia di “Fra’ Martino” viene da Mahler “esposta in modo minore e sviluppata in forma di canone”. Il risultato è tutto da ascoltare.
Altre variazioni vengono effettuate dai cantanti e dai solisti in genere (violinisti, pianisti, eccetera): in questi casi si tratta di abbellimenti, di ornamenti, di trilli, di acuti e sovracuti, sul genere di “questa melodia è molto bella ma non si vede abbastanza quanto sono bravo”. Anche qui, il risultato dipende molto dal gusto e dalla bravura dell’interprete...
Gli esempi che si potrebbero fare sono molti, in ogni Sinfonia e Sonata ci sono delle variazioni; i jazzisti fanno normalmente delle Variazioni su temi musicali (come “My favorite things” di John Coltrane), i grandi chitarristi rock e blues sono capaci di far durare mezz’ora una canzone di tre minuti (si tratta sempre di variazioni su un tema dato), eccetera.
Continuando con gli esempi, sempre di clamorosa bellezza, al primo posto metterei il tema della “follia di Spagna”, un ritmo di danza che nasce nel ‘500 e che poi è stato musicato e variato continuamente fino ai nostri giorni: per gli appassionati di cinema, è il tema del duello finale e dei titoli di coda in “Barry Lyndon” di Kubrick. Prima della “follia” (che è una danza tutt’altro che scatenata) altri temi sono stati usati, come quello bello e drammatico del “Ballo di Mantova”.
La grande fama della “follia di Spagna” nasce con Arcangelo Corelli alla fine del ‘600: la composizione si chiama “Sonata in re minore op.5 n.12”, è per violino e basso continuo (cioè una piccola orchestra) e segnerà notevolmente la nascita della musica sinfonica dei secoli successivi. Questa sonata di Corelli verrà ripresa subito da Gemignani (identica ma con altro organico), poi da Vivaldi (Concerto in re minore per archi e basso continuo), dai francesi Lully e Marin Marais (per Marais due versioni diverse), da Haendel (è sua la Variazione nel Barry Lyndon), dal chitarrista Mauro Giuliani (e siamo già nell’Ottocento), da Rachmaninov (nel Novecento), e ancora ai nostri giorni. Per chi vuole provare e sa leggere la musica, metto qui sotto il tema della Follia di Spagna come è stampato sulla Garzantina della Musica.
La Follia di Spagna appare brevemente anche nelle “Variazioni Diabelli” di Beethoven, che hanno dietro una storia curiosa: il musicista viennese Anton Diabelli voleva iniziare una carriera da editore, e a questo scopo mandò a molti musicisti una sua pagina con un piccolo valzer da lui composto, chiedendo di scrivere delle Variazioni. I musicisti che risposero a Diabelli sono una quarantina, fra i quali Schubert e Liszt: che però scrissero una variazione (una). Da quella paginetta, Beethoven ha invece tratto una composizione enorme, quasi un’ora di musica, 34 variazioni spesso al limite dell’impossibile. Qualcosa di straordinario, musica meravigliosa ma anche una vera e propria impresa sia per l’esecutore che per l’ascoltatore.
Molto più rilassanti, e sempre molto belle, altre Variazioni scritte da Beethoven: a me piacciono molto le due composizioni tratte da temi mozartiani, dal “Flauto Magico”, per violoncello e pianoforte. I titoli sono un po’ complicati, si tratta di un’aria di Papageno (Ein Mädchen oder Weibchen) e del duetto fra Papageno e Pamina (“Bei Männern...”). Ancora Mozart variato da Beethoven, stavolta per violino e pianoforte, nelle “12 variazioni” tratte da un’aria delle Nozze di Figaro. Di Beethoven e delle sue Variazioni al pianoforte esiste un bel disco di Glenn Gould: le “Variazioni su un tema dall’Eroica” (cioè la Terza Sinfonia, sempre di Beethoven) e le “Variazioni su un tema originale”.
Mozart ha scritto molte Variazioni, segnalo quelle del primo movimento della Sonata per pianoforte K331 (quella che finisce con la famosa marcia turca): quando comincio ad ascoltare queste Variazioni vado avanti almeno per un mese, difficile staccarsi da una musica così bella.
Di Brahms, un altro capolavoro: le “Variazioni su un tema di Haendel”. Di Bach, le “Variazioni Goldberg” scritte per clavicembalo ma suonate normalmente anche sul pianoforte: Goldberg era il nome del musicista per le quali furono scritte.
Gli esempi sono moltissimi, la lista è inevitabilmente incompleta (mi è rimasto fuori Liszt, per esempio), ma io il post lo devo concludere e per il finale mi affido a un titolo che mi è sempre stato simpatico: Nino Rota, “Variazioni su un tema gioviale”. Non sapete chi è Nino Rota? Direi che è grave, converrà informarsi...
PS: una delle variazioni peggiori, davvero una mostruosità disturbante, da menti malate, è quella che infesta il canale Rai Auditorium (Filodiffusione). Ne è vittima l'Orfeo di Monteverdi: tu sei lì che ascolti tranquillo la tua radio, ed ecco irrompere questa schifezza fastidiosa, per di più perpetrata su un brano famoso e molto amato. Ma a chi vengono certe idee?
(nelle illustrazioni, oltre al tema dalla “Follia di Spagna” tratto dalla Garzantina della Musica, immagini dai film “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick e “La strada” di Federico Fellini).
martedì 6 novembre 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Sia che tu parli di chimica, di cinema o di musica, qui c'è sempre da imparare.Grazie!
faccio quel che posso...soprattutto non vorrei passare per un esperto, non lo sono affatto
:-)
sei sempre molto gentile, Grazia - non so se me lo merito
Posta un commento