mercoledì 14 novembre 2012
Wilhelm Furtwängler
Wilhelm Furtwängler è stato uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento; ma detto questo non si è detto molto, di grandi direttori d’orchestra e di grandi musicisti, per nostra fortuna, ce ne sono stati tanti nel Novecento. Coetanei o contemporanei di Wilhelm Furtwängler sono stati Arturo Toscanini, Erich Kleiber, Bruno Walter, Otto Klemperer, Victor De Sabata, e molti altri ancora: no, la definizione di “grande direttore d’orchestra” o di “grande interprete di Beethoven e di Wagner” non è sufficiente a definire Furtwängler. Per cominciare a capire il mito di Wilhelm Furtwängler (perché di un vero e proprio mito si tratta, ancora oggi a sessant’anni dalla sua scomparsa) bisognerà forse partire dalle pagine più oscure della sua biografia, quelle degli anni del nazismo.
A differenza di quasi tutti i più grandi scienziati, musicisti, registi, Wilhelm Furtwängler rimase infatti in Germania anche durante il periodo hitleriano. Non solo: accettò premi e benemerenze, e ci sono filmati d’epoca che lo mostrano mentre dirige i Berliner Philharmoniker davanti a tutti i ministri nazisti. C’è da far presente che solo alcuni degli esuli tedeschi di quel periodo erano ebrei: non era ebreo Fritz Lang, non era ebreo Erich Kleiber, non era ebreo Arturo Toscanini. Non erano ebrei, né tantomeno comunisti o sovversivi: avrebbero tranquillamente potuto rimanere in Germania o nell’Italia fascista, ma se ne andarono non appena capito con chi avevano a che fare.
Wilhelm Furtwängler invece rimase in Germania, e questo gli provocò numerosi problemi dopo il rovinoso crollo del regime hitleriano: gli fu tolta la direzione della Filarmonica di Berlino (l’orchestra più prestigiosa del mondo, ancora oggi), e fu sottoposto a processo. Negli anni successivi al 1945, Wilhelm Furtwängler fece musica un po’ ovunque ma non in Germania; venne spesso anche in Italia, alla Scala e alla Rai di Roma. Fu infine scagionato da ogni accusa, e tornò al suo posto, nel frattempo occupato dal giovane rumeno Sergiu Celibidache (altrettanto grande, e ironia della sorte, zingaro di origine).
Le ragioni della sua assoluzione, da parte dei tribunali alleati, sono in gran parte dovute all’accertamento della sua totale ingenuità, cioè alla colossale mancanza di comprensione di quello che ci succede e che accomuna i grandi artisti e scienziati alle nostre minime preoccupazioni familiari: “sono tutti uguali”, “ci vuole più ordine”, “uno vale l’altro”, “a me interessa solo il mio lavoro”, “l’importante è che vada bene la mia famiglia”....Era così anche Wilhelm Furtwängler, erano così anche molti dei nostri nonni e bisnonni, ma poi si è visto che non era vero, non è vero che “i politici sono tutti uguali”, sicuramente non era vero in quel periodo storico.
L’altra ragione dell’assoluzione totale di Wilhelm Furtwängler fa sempre parte della sua ingenuità, l’ingenuità di un uomo di grande cultura ma pur sempre ingenuità: il regime nazista gli stava portando via i suoi migliori musicisti, e lui se ne lamentava con lettere del tipo “sarà anche ebreo, ma è un violinista eccezionale; se me lo portate via, se me li portate via tutti, poi come faccio a tenere alto il livello della mia orchestra?”. Queste lettere sono rimaste negli archivi, furono portate al processo, e contribuirono in maniera definitiva a scagionare Wilhelm Furtwängler da ogni accusa. Molti di quei musicisti, quelli che riuscirono ad andarsene dalla Germania, andarono a formare o a rinforzare le grandi orchestre americane: quella di Chicago, di Cleveland, la New York Philharmonic, o magari la NBC Orchestra fondata per Arturo Toscanini. Così accadde in molti altri campi, primo fra tutti quello scientifico: mettendo al bando gli ebrei e i “sovversivi” la Germania di Hitler si privò delle sue menti migliori, e questa è stata una delle principali cause della sua sconfitta.
Le registrazioni fatte da Furtwängler vendono ancora moltissimo, e sono sempre state un costante riferimento per tutti gli appassionati di musica. Anch’io ho in casa da molto tempo i dischi registrati da Wilhelm Furtwängler: immancabili sono le sue incisioni di Beethoven (le Sinfonie, il Fidelio), il suo Wagner (tutto l’Anello del Nibelungo, il Tristano...); ma non ne avrei mai parlato se non fosse stato per un titolo che ho letto nei giorni scorsi su un giornale.
“Zingaretti accusa l’imputato Furtwängler”, titolava il supplemento di Repubblica di venerdì 12 ottobre 2012, dando notizia della messa in scena di “La torre d’avorio” di Ronald Harwood (titolo originale “Taking sides”), regista e interprete Luca Zingaretti; nella parte di Wilhelm Furtwängler recita Massimo De Francovich e Zingaretti interpreta l’ufficiale americano che, al processo, impersona l’accusa. L’inizio dell’intervista (molto breve) è ottimo e decisamente condivisibile: «Ho scelto di fare uno spettacolo che parla della necessità di prendere posizione nella vita, perché non è vero che l’arte è al di sopra della politica.» Decisamente discutibile invece una frase nel finale: «Ho eliminato dal testo qualche parentesi di erudizione (...)»
Mi ha molto colpito la leggerezza con cui Zingaretti parla di “erudizione”, e spero che si tratti di una semplificazione ai fini dell’intervista. Quella che viene chiamata “erudizione” è forse la musica di Beethoven? Si ha paura che spiegare la bellezza delle sinfonie di Anton Bruckner faccia scappare il pubblico? Si vuol continuare a ignorare che Wagner visse nell’Ottocento, e che l’Anello del Nibelungo tratta di temi come il nostro rapporto con l’ambiente e della corruzione legata al possesso e al potere? Probabilmente sì, tutto quello che non è luogo comune e che richiede più di trenta secondi di attenzione è ormai classificato come “palloso”, e il termine “erudizione” qui sembra avere un significato soltanto negativo, scolastico, noioso. Ma così non è, basta solo avere un po’ di pazienza all’inizio, e magari una buona guida che conosce bene la musica, e che sa spiegare bene cosa succede.
Non ho letto il testo di Harwood, e lo spettacolo di Zingaretti andrà in scena solo da gennaio, quindi non sono in grado di dire se la mia impressione è quella giusta, ma temo proprio di sì.
Dato che Zingaretti vuole fare a meno “dell’erudizione”, forse riducendo il dramma a una competizione fra il buono e il cattivo, mi vedo costretto – io che musicista non sono, e che per tutta la mia vita ho fatto solo i turni in fabbrica, a spiegare qualcosa su Wilhelm Furtwängler.
Wilhelm Furtwängler (1886-1954) è figlio di un importante archeologo tedesco, collega di Schliemann. Inizia come compositore, e solo in seguito diventa direttore d’orchestra; i suoi studi come direttore sono quasi da autodidatta, e di conseguenza guardando i filmati di Wilhelm Furtwängler si rimane un po’ perplessi. Il suo gesto non è affatto chiaro, le sue indicazioni sono difficilmente percettibili anche agli orchestrali; nonostante tutto questo, Furtwängler diventa da subito un direttore grande e leggendario. Basterà pensare che la sua orchestra, i Berliner Philharmoniker, sono organizzati come una cooperativa: tutte le decisioni vengono prese dagli orchestrali, scelta del direttore compreso. E’ l’orchestra più importante e prestigiosa del mondo, ancora oggi; dopo Furtwängler, come direttori stabili furono scelti Herbert von Karajan e Claudio Abbado. Alcuni filmati di Furtwängler sono impressionanti: è come se fosse in trance, le braccia abbandonate lungo il corpo, sembra essere altrove. Eppure l’orchestra suonava magnificamente, faceva esattamente quello che lui cercava, e questa magia è rimasta anche nelle sue registrazioni, che sono davvero uniche: stavolta non è un termine da marketing o da deejay, “unico” significa davvero irripetibile, fuori dal comune. Altri direttori sono stati grandi o grandissimi con Beethoven e Wagner, ma le incisioni di Wilhelm Furtwängler sono qualcosa di assolutamente fuori dal comune.
Per questa ragione, e per molte altre, mi sono stupito quando sono venuto a sapere che Wilhelm Furtwängler era un atleta, un playboy, piaceva molto alle donne e faceva una vita tutt’altro che ascetica. Asceta lo era davvero, ma solo sul palcoscenico.
Che una persona così si sia fatta abbindolare dal regime nazista, rimane un mistero; ma tutto questo in fin dei conti fa parte della natura umana, anche noi oggi viviamo un periodo così, e molte persone (anche istruite) ripetono convintamente e continuamente quelle frasi assurde che invece sembrano così sensate: che sono tutti uguali, che uno vale l’altro, che i partiti, i sindacati, la casta, a me interessa solo il mio lavoro, l’importante è che mio figlio, mia figlia eccetera, eccetera. Prese una per una, sono affermazioni quasi sempre condivisibili: ma si finisce col perdere di vista l’insieme. Sono tempi pericolosi, bisogna stare attenti: altrimenti si rischia di fare la fine della Germania del tempo di Wilhelm Furtwängler. Nazisti e fascisti, del resto, sono già tornati a farsi vedere e sentire: non accadeva da settant’anni che ce ne fossero così tanti; nazismo e fascismo sono ideologie dedicate alla guerra, non dovremmo mai dimenticarlo.
nelle immagini, prese da vecchi giornali, da programmi di sala e dal booklet allegato all’edizione su 33 giri del “Fidelio” di Beethoven, alcune fotografie di Furtwaengler in diverse età della sua vita. L’autografo si riferisce alla prima esecuzione di un brano di Arnold Schoenberg, nell’altra immagine è con il grande violinista americano Yehudi Menuhin, nel 1947.
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6 commenti:
Tante riflessioni mi vengono dalla lettura del tuo post. Sul rapporto tra arte e dittatura, sulla scissione dell'artista dall'uomo....
È un caso se le foto che hai scelto lo raffigurano con musicisti ebrei? Oppure vuole dire che in nome dell'arte e del genio si può comprendere e accettare.
Grazia, i musicisti di origine ebraica sono davvero tanti
per essere pignoli, però, sia Schoenberg che Menuhin erano di religione protestante - peraltro una cosa che ai nazifascisti non interessava affatto (la storia è più complessa, per esempio Schoenberg nacque in una famiglia protestante ma tornò all'ebraismo)
Una riflessione da fare è probabilmente questa: che spesso diciamo delle cose senza pensarci troppo, altri invece le prendono come se fossero serissime. Qui in Lombardia tutti dicevano "terroni terroni", ma poi imparavano a conoscersi, andavano d'accordo, i figli e le figlie si sposavano insieme, eccetera. Invece poi sono arrivati gli imbecilli - quelli che sai.
Per quanto riguarda la musica avrò forse una visione un po' naif, ma quando si suona in un'orchestra poco importa se sei ebreo, protestante,.... l'importante è suonare bene e in accordo. Forse anche per Furtwängler era così.
sicuramente sì
:-)
vale per ogni cosa, per esempio se incontri qualcuno che ti piace... per esempio, se ascolto la musica sacra di Bach non sto mica lì a chiedermi se era cattolico o protestante, ascolto e basta
Il mio vecchio maestro di contrappunto, Prof. Ferdinandi, suonava il contrabbasso nella vecchia orchestra dell'Augusteo (ora Santa Cecilia) a Roma. Mi raccontò di Furtwängler, di straordinari pomeriggi di prove. Mi disse che era il ricordo più bello della sua carriera in orchestra.
Su Furtwaengler si raccontano cose straordinarie. Se non si parte dalla musica, se non si amano Beethoven e Wagner, Bach e Bruckner (eccetera), non si capirà mai Furtwaengler. Il mio timore è che nello spettacolo di Zingaretti tutto venga ridotto allo stereotipo consueto, tagliando tutta la parte musicale: spero di sbagliarmi.
beato te che hai studiato! io ho solo poche nozioni, e non sono certo nato per suonare - che tristezza.
Però ho ascoltato in teatro molti grandi direttori, la differenza si sente. Con i grandi direttori, per esempio, è difficile sentire qualcuno che canta male. (ammesso che gli consentanto un periodo sufficiente di prove, s'intende)
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