domenica 7 marzo 2010

Il lancio di una moneta

(...) Fate che uno riesca a parlare a lungo, e troverà sempre chi gli crede. Questo modo di giudicare il contegno di Mr. Henry si diffuse a poco a poco in tutto il paese; veniva preso sul serio anche da gente che sapeva che la verità era esattamente il contrario, ma si trovava a corto di argomenti; ed era ascoltato, creduto e dato per vangelo dagli ignoranti e dai malevoli. (....) Il signore di Ballantrae (suo fratello, ndr) veniva esaltato come un santo. Si ricordava come egli non avesse mai contribuito a far pressione sui fittavoli; e così infatti, era salvo poi a contribuire nello spendere il denaro. Era un po' violento, forse, diceva la gente; ma quanto era meglio un ragazzo turbolento e tutto d'istinto, che presto avrebbe messo la testa a partito, di uno spilorcio che prendeva la gente per il collo, sempre seduto con il naso sul libro dei conti, per far penare i poveri fittavoli! (...)
- Così, Jessie... Anche tu? Eppure, dovresti conoscermi meglio! - Poiché proprio lui le era venuto in aiuto con del denaro. La donna aveva pronto un altro sasso e fece il gesto di scagliarlo; egli, per ripararsi, alzò la mano che teneva il frustino.
- Ah, sì, vorreste battere una donna, vigliacco! - strillò ella e corse via urlando come se l'avesse colpita. Il giorno dopo, rapida come il fuoco fatuo si sparse per il paese la voce che Mr. Henry aveva frustato Jessie Brown tanto da ridurla quasi in fin di vita. Lo riferisco, per dare un'idea di come quella palla di neve si ingrossò e le calunnie si moltiplicarono; fino a che la reputazione del povero Mr. Henry fu così rovinata, che egli cominciò a chiudersi in casa come il vecchio lord. In tutto quel periodo, potete esserne certi, egli non si lasciò sfuggire neppure un lamento in famiglia; la causa stessa di quello scandalo era troppo penosa, per poterne parlare; inoltre, Mr. Henry era molto orgoglioso e stranamente ostinato nel serbare il silenzio. (...)
Robert Louis Stevenson, Il Signore di Ballantrae, capitolo primo
(traduzione di Giuliana Pozzo, pag.23 ed. Sansoni)

Ma, prima, che cos’era successo?

(...) Ci volle tutta una giornata di discussioni, perché i tre si trovassero d'accordo nell'attenersi ad una via di mezzo: uno dei figli sarebbe andato a battersi per il Re James, il vecchio lord e l'altro figlio sarebbero rimasti a casa per mantenersi nelle grazie di Re George. Senza dubbio, questa decisione si dové al mio padrone e, come è noto a tal partito si attennero molte tra le famiglie più in vista. Ma, appianata una disputa, un'altra ne sorse. Il vecchio lord, Miss Alison e Mr. Henry erano tutti dello stesso parere: che spettasse al cadetto di partire; mentre Sir James, fosse irrequietezza o vanità, non voleva a nessun costo acconsentire a rimanere a casa. Il mio padrone pregò, Miss Alison pianse, Mr. Henry parlò con franchezza; tutto fu inutile.
- È l'erede diretto di Durrisdeer che deve cavalcare a fianco del suo re - diceva il signore di Ballantrae.
- Se ci comportassimo da uomini - ribatté Mr. Henry - queste chiacchiere potrebbero avere un senso; ma che cosa stiamo facendo, invece? Stiamo imbrogliando le carte...
- Stiamo salvando la casa dei Durrisdeer, Henry - lo ammonì il padre.
- Ma, vedi, James - continuò Mr. Henry - se vado io e il Principe ha la meglio, ti sarà facile rappacificarti con il Re James. Ma se vai tu e la spedizione fallisce, il titolo non spetterà a chi di diritto. E che cosa sarò io allora?
- Sarai Lord Durrisdeer - rispose il signore di Ballantrae. - Metto in gioco tutto ciò che possiedo.
- Ma io non ci sto a questo gioco! - esclamò Mr. Henry. - Verrei a trovarmi in una situazione, quale nessun uomo di sentimento e di onore potrebbe sopportare. Non sarei né carne né pesce! - sbottò. E poco dopo ebbe un'altra espressione, più cruda di quanto forse intendesse. - È tuo dovere rimanere qui con tuo padre - disse. - Sai benissimo di essere il favorito.
- Ah, sì - esclamò Sir James. - È l'invidia che parla! Vorresti darmi lo sgambetto.... Giacobbe? - disse, indugiando malignamente su quel nome.
Mr. Henry si allontanò senza rispondere sino all'altra estremità mità del salone; poiché egli aveva l'eccellente dono del silenzio. Poi, ritornando:
- Io sono il cadetto e spetta a me di andare - disse. - Nostro padre qui è il padrone e anche lui dice che io devo andare. Che cos'hai da rispondere, fratello?
- Rispondo, Harry - cominciò Sir James - che quando si incontra una persona molto ostinata, non ci sono che due modi per cavarsela: o farla a pugni, e credo che nessuno di noi due voglia arrivare a tanto; o affidarsi all'arbitrio del caso.... ed ecco qua una ghinea. Ci stai?
- Ci sto e accetterò la mia sorte - rispose Mr. Henry. - Testa, vado; scudo, resto.
La moneta prillò e, cadendo, mostrò lo scudo.
- Ecco una lezione per Giacobbe - disse Sir James.
- Ce ne pentiremo per tutta la vita - esclamò Mr. Henry e si precipitò fuori della sala.
In quanto a Miss Alison, raccolse quel pezzetto d'oro che avrebbe mandato alla guerra il suo innamorato e, frantumando proprio lo stemma di famiglia lo scagliò fuori dalla grande finestra istoriata.
- Se mi amaste quanto io vi amo, rimarreste - proruppe.
- Non potrei amarvi così bene, cara, se non amassi l'onore ancor più di voi - canticchiò Sir James.
- Oh! - gemette ella. - Non avete cuore... Magari rimaneste ucciso!- Così dicendo corse via dalla sala e, in lagrime, raggiunse la sua camera. (...)
Robert Louis Stevenson, Il Signore di Ballantrae, capitolo primo
(traduzione di Giuliana Pozzo, pag.19 ed. Sansoni)

2 commenti:

Amfortas ha detto...

Guarda, è bastato l'incipit:

Fate che uno riesca a parlare a lungo, e troverà sempre chi gli crede.

E già mi sono sentito meglio perché ho trovato una risposta a mille domande :-)
Non che mi sorprenda, è facoltà dei Grandi fornire risposte alle persone normali, no?
Ciao Giuliano.

Giuliano ha detto...

Confesso: non è un incipit, l'ho messo io in quella posizione. Penso che sia andata così anche da noi, molto di recente: la capacità dei Grandi di toccare i temi più veri e più profondi.
Non è l'incipit nemmeno il brano che segue, ma quando uno trova una scena così, come si fa a non aver voglia di andare fino in fondo?
ciao Paolo!