Uno dei luoghi comuni che non reggo proprio più è quello sui “furbetti”. Si era iniziato in maniera accettabile, perfino divertente, quando pochi anni fa furono arrestati alcuni truffatori, tra Milano e Roma (la Popolare di Lodi, se non ricordo male, le immobiliari, la speculazione edilizia, e tante altre cose ancora), che avevano come dato in comune di essere giovani e molto sicuri di sè. Così sicuri e così spavaldi da muoversi senza troppe precauzioni: avevano appoggi importanti, si sentivano intoccabili, era giusto definirli “furbetti”.
Ma adesso leggo che vengono descritti come furbetti e approfittatori le persone che dopo quarant’anni pensavano di aver maturato il diritto alla pensione; e su giornali e tv (e internet, e dintorni) leggo titolazioni bizzarre, come quella dell’altro giorno sul quotidiano di Como “La Provincia”, in prima pagina a nove colonne, secondo la quale ci sarebbero migliaia di furbetti che non hanno pagato il bollo auto e stanno per essere smascherati. Quattromila, se non ricordo male, o forse quarantacinquemila, chi può dirlo: spero di non essere anch’io nel numero, perché io il bollo auto l’ho sempre pagato e conservo regolare ricevuta. Via, siamo seri: come si fa a evadere il bollo auto, o il canone Rai? Quando l’hai pagato la prima volta, sei sistemato per sempre: più che furbetti bisognerebbe essere un po’ coglioni, se si pensa di farla franca e che nessuno se ne accorga. Molto più facile, e difatti lo fanno in tanti, è evadere l’assicurazione auto: i rischi che si corrono sono enormi, ma qui non esiste un database, il contratto si fa tra privati, si può tentare di fare il furbo. Cosa può essere dunque successo? Visto l’altissimo numero di bolli auto non pagati, facile che ci sia stato qualche disguido (o peggio) alle Poste o alle agenzie predisposte alla riscossione. Il che significa noie e grane anche per i contribuenti onesti, e purtroppo non sarebbe la prima volta.
A pensarci bene, è l’idea stessa del “furbetto” che mi disturba. Perché mai dividere il mondo in furbi e fessi, come nelle barzellette? Il mondo è molto più vasto, e basterebbe poco per accorgersene. Per fare solo un piccolo esempio, davvero minuscolo, anni fa un amico mi confessò di essersi dimenticato una scadenza delle tasse: gli era nata una bambina. Tutto il resto, di colpo, non esisteva più. Quando gli venne in mente quella scadenza, era tardi e dovette pagare una multa. Lo vorreste chiamare furbetto? Di eventi simili, felici e tristi, è piena la nostra vita; e a me non va di essere chiamato furbetto quando invece ho magari – ed è solo un altro dei mille possibili esempi – malattie e dispiaceri in casa, o magari una gioia suprema che ti manda all’aria tutte le scempiaggini burocratiche e amministrative. Non esistono solo i furbi e i criminali, insomma.
Prima di fare quei titoli, per cortesia, ci si fermi un attimo a pensare. Per quel che mi riguarda, ho preso nota e so già che se leggo o ascolto la parola “furbetto” sto avendo a che fare con un giornalista pigro o disattento: pessimo giornalismo dunque, da evitare.
Life History of the Forget-me-not
9 ore fa
2 commenti:
E come sempre, nella malaugurata eventualità, dovrai essere tu a dimostrare di essere onesto.
Sui giornalisti non mi pronuncio, perché ci sarebbe prima da chiedersi chi sono i giornalisti in questo disgraziatissimo paese, e la risposta sarebbe sconfortante.
Ciao Giluano!
il dubbio, tante volte, è che siano stati scelto con il metro usato dal PDL e dalla Lega Nord...(mica vero che nel privato non ci sono le raccomandazioni: ci sono eccome)
PS: giusto ieri ascoltavo il Parsifal (tu eri van Dam, edizione Karajan)
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