giovedì 3 novembre 2011

Ozono

Da una parte l’ozonoterapia, gli ozonizzatori, il buco nell’ozono, la fascia di ozono che ci protegge; dall’altra parte, lo smog, l’inquinamento, “l’ozono ha superato i livelli di guardia”, i blocchi del traffico per ridurre i livelli di ozono. E qui arriva la fatale domanda: «Ma allora, l’ozono fa bene o fa male?». E’ una domanda legittima ma un tantino rozza, grossolana. Innanzitutto, dipende: quanto siete vicini all’ozono? L’effetto dell’ozono sulla pelle è paragonabile a quello dell’acqua ossigenata, che in qualche modo è sua parente: disinfetta molto bene, ma irrita le ferite. Però, per evitare altre semplificazioni eccessive, è meglio partire da una definizione ufficiale. Che cos’è di preciso l’ozono è meglio farselo dire dalla Garzantina della Chimica: che gli dedica una voce molto lunga, ma in questa sede posso limitarmi a riportare le prime due righe, “forma allotropica dell’ossigeno, con molecola triatomica”.
A questo punto bisogna stabilire che cos’è una forma allotropica, anche e soprattutto perché “allotropo” è una parola che ricorre spesso, ma il suo significato preciso io non me lo ricordo mai. E dunque, sempre dalla Garzantina della Chimica: «allotropia: fenomeno per cui un elemento chimico può esistere in più forme che differiscono tra di loro per struttura cristallina e per proprietà chimiche e fisiche.» Sottolineo in questa frase la parola “elemento”: non è un’espressione generica, ma si tratta ancora una volta del Sistema Periodico degli Elementi. La Garzantina fa alcuni esempi: il Carbonio può esistere come diamante e grafite (forme allotropiche del Carbonio), lo Zolfo esiste sia con molecole lineari che orientate nello spazio, il Fosforo esiste sia come fosforo bianco che come fosforo rosso, anch’essi forme allotropiche. L’ozono è una forma allotropica dell’Ossigeno: elemento atomico numero 26 della Tavola Periodica.

Per capire cosa succede (mi dispiace, è un argomento complicato) bisogna parlare dei gas e di come si trovano in natura. I gas formati da più elementi, come l’anidride carbonica o il metano, hanno composizione variabile nelle loro molecole; invece i gas formati da elementi puri, l’azoto, l’ossigeno, l’elio, l’idrogeno, hanno sempre una molecola formata da due atomi. Per spiegare il motivo di questa composizione biatomica bisognerebbe parlare della struttura degli atomi, il discorso si farebbe ancora più complicato e richiederebbe un corso di chimica completo, perciò sorvolo e vado avanti: il principio fondamentale è questo, la molecola normale dell’Ossigeno è composta da due soli atomi uniti insieme, quella dell’Ozono da tre atomi.
In condizioni particolari, come una forte scarica elettrica (temporali) o come una forte carica di energia (i raggi solari nell’atmosfera più esterna) la molecola di Ossigeno può incorporare un terzo atomo, proveniente dalla rottura di un’altra molecola. Questa struttura a tre atomi è però molto instabile, e il terzo atomo (uno dei famosi “radicali liberi”) andrà a fissarsi sulla prima cosa che capita. Per cercare di capire cosa succede si può tornare all’esempio dell’acqua ossigenata: un’acqua che, sempre per effetto di forti scariche elettriche (così viene preparata industrialmente) ha inglobato un secondo atomo di ossigeno. Anche l’ossigeno in più dell’acqua ossigenata è molto instabile, e reagisce a contatto della nostra pelle come vediamo quando la mettiamo su una piccola ferita.
Quando l’ozono è presente nell’aria, lo respiriamo; l’effetto dell’ozono sui nostri bronchi e mucose è lo stesso che vediamo sulla nostra pelle (piccoli tagli e sbucciature) quando gli versiamo sopra l’acqua ossigenata. Cioè, un effetto di irritazione provocato dal radicale libero dell’ossigeno: che nel caso di una sbucciatura a un ginocchio è poca cosa, ma in gola o nei polmoni può recare disturbi seri.
Quando invece l’ozono si forma nell’alta atmosfera, ha suo malgrado una funzione protettiva: i raggi ultravioletti del sole (raggi UV e UVA) vanno a scontrarsi sulla fascia di ozono; la serie di reazioni che ne nasce filtra in qualche modo i raggi UV, rendendoli meno pericolosi.
Il buco nell’ozono, va ricordato, è prodotto in gran parte dall’azione dell’uomo: nel ‘900 abbiamo inventato e prodotto in grande quantità sostanze molto volatili (refrigeranti per frigoriferi e propellenti per bombolette spray) che sono salite fino allo strato di ozono, distruggendolo o danneggiandolo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non voglio sembrare volgare ma... non so come chiederlo: si può fare nulla per riempire di nuovo il buco?

Giuliano ha detto...

Temo proprio di no. Non sono un esperto, dico solo le cose che ho letto: pare che sia stato un buon lavoro smettendo di produrre i clorofuorocarburi (mi pare che sia questo il nome giusto, cfc) ma stiamo parlando di cose che non dipendono dalla nostra volontà. Un po' come i fiumi e i torrenti, che ci stanno dicendo da tempo "qui non dovevate costruire, e qui case e capannoni non ne voglio", ma noi crediamo che sia possibile comandare al tempo, all'aria, ai venti...
(citazione libera dall'aria di Cherubino, Mozart, Le nozze di Figaro)
:-)