Molti commentatori importanti, e anche alcuni ministri in carica (Fornero, Passera, Polillo, Monti, eccetera) concordano sul fatto che troppe persone ignorano i meccanismi della Finanza. Si ignorano perfino i termini della Finanza, i significati delle parole. Davide Romano, su Repubblica della settimana scorsa (l’edizione milanese) si spinge ancora più in là e dice che “l’analfabetismo finanziario è uno dei fattori che generano intolleranza”.
Premesso che la cultura è importante, in ogni campo, e che non si finisce mai di imparare (una vita non basta), devo dire che non sono d’accordo. Una delle cose che più mi spaventano, nella nostra vita quotidiana, è proprio l’estrema complessità e difficoltà delle questioni economiche e finanziarie. Era il caso di rendere tutto così difficile? E’ proprio vero che sia una cosa di cui andare orgogliosi l’arte di redigere un bilancio in modo da renderlo illeggibile ai non iniziati? Un bilancio dovrebbe essere leggibile a chiunque abbia un’istruzione medio-bassa, altrimenti c’è sotto qualcosa che non va. Idem per un contratto, per un’assicurazione, per un finanziamento bancario, per un qualsiasi regolamento (quello delle Ferrovie, per esempio). Troppa complicazione nasconde qualcosa; un contratto semplice e leggibile impedisce di fare troppi imbrogli, un contratto o un bilancio complicatissimo e pieno di voci e di rimandi è il brodo di coltura ideale per ogni tipo di truffa.
Magari mi sbaglio, in fin dei conti io sono davvero e soltanto un analfabeta; ma provo ancora a spiegarmi con qualche esempio.
Molte scienze hanno terminologie complicate, cose che capiscono solo gli addetti ai lavori: ma nella terminologia medica, in chimica, in fisica, quelle parole incomprensibili sono necessarie, non sono gerghi specialistici. La chimica “deve poter indicare con precisione, e possibilmente descrivere, più di un milione di oggetti distinti, poiché tanti sono i composti chimici rinvenuti in natura o costruiti per sintesi” (Primo Levi, “La lingua dei chimici”, dal volume “L’altrui mestiere” ed. Einaudi 1985). Lo stesso discorso vale per la medicina, per l’anatomia: parole come ipotalamo, mesencefalo, emoglobina, metatarso, non sono di facile comprensione ma indicano cose precise, la complessità è inevitabile. “Cloruro di sodio” è il nome del sale da cucina, ma questo nome – che può sembrare difficile – indica con estrema precisione non solo quel sale, ma anche i suoi componenti. Ogni chimico, davanti a parole come “acido acetilsalicilico” o “carbonato di calcio”, può indicare con estrema precisione un oggetto, e anche ricostruirne la struttura, prevederne le reazioni. Per un fisico, parole come gluone o bosone sono necessarie: se non piacciono si può sostituirle con altre, ma sono come i nomi per le persone, ogni nome indica una persona e solo quella.
Si può fare lo stesso discorso per l’Economia? Non ne sono molto sicuro, e molto spesso mi chiedo se l’Economia sia davvero una scienza. Negli ultimi anni si è dato il nome di “scienza” un po’ a troppe cose, la Scienza dovrebbe essere sempre quella che indicò Galileo, non solo teoria ma qualcosa di dimostrabile, un esperimento che tutti possono rifare, e magari contestare, confutare.
Negli ultimi anni, troppe persone si sono presentate davanti alle telecamere con aria sicura, e magari anche un bel po’ arrogante, dicendo che la soluzione era questa e non un’altra. Lo può fare un medico, ad operazione riuscita; lo può fare un chimico, davanti a una reazione riuscita; lo può fare un fisico, quando ha dimostrato la sua teoria e altri fisici l’hanno confermata; ma con l’Economia, di grazia, ne abbiamo sentite di tutti i colori – e risparmio i dettagli.
L’unica cosa che non ho sentito dire, finora, è questa: la crisi attuale è la crisi del Capitalismo e del Liberismo, del mito della Crescita e dello Sviluppo. Dopo il Comunismo, è venuto giù anche il Capitalismo: davvero si pensa che la gente continuerà in eterno a comperare sempre più automobili, lavatrici, televisori, telefonini? Davvero si pensa che sia possibile ogni anno vendere sempre più merce, che non ci sia mai la parola “fine della corsa”? Bisognerebbe prepararsi all’evento, prima che sia troppo tardi; e non è un caso che i Paesi che ci hanno sorpassato in questi giorni, nella classifica dei Paesi più industrializzati, siano quelli dove finora non si erano ancora vendute abbastanza automobili, lavatrici, televisori, telefonini. Cina, India, Brasile...
Analfabetismo finanziario? Sì, grazie, preferisco così, preferisco non essere un mago della Finanza, sono contento di come sono, quantomeno non ho mai fatto del male a nessuno.
Pietro SERANTONI
3 ore fa
10 commenti:
concordo, meglio non fare danni e chiedere scuse (pelose e finte) dopo i disastri.
l'economia non è un pensiero unico, ma le voci di economisti dissonanti non ce le fanno ascoltare.
è l'arroganza che mi disturba, non da oggi. Per esempio, ho appena finito di ascoltare i capi delle Ferrovie Lombarde (Biesuz e R. Cattaneo, ciellino) dire che servono cento milioni altrimenti tagliano le corse, raddoppiano i biglietti - ma se invece facessimo a meno di questi dirigenti, o se gli dessimo uno stipendio da mille euro al mese? Non è demagogia, è che di più non valgono: per licenziare, chiudere stazioni, raddoppiare i prezzi, mica servono delle menti alate. Basta un pirla qualsiasi, vien da dire: ma a mille euro al mese, magari anche cinquecento.
(ma li conosci bene anche tu, suppongo, i manager "indispensabili" che "vanno pagati bene perchè è la legge del mercato"...)
Sono davvero complessi i problemi che affronti. Ammetto che finora non mi ero mai interessata di economia. Due giorni fa mio nipote, che ha vent'anni e che ha appena fatto un esame di politica economica, mi ha spiegato alcuni principi e, soprattutto, alcuni termini che mi hanno fatto capire meglio alcuni articoli dei giornali. Da questo punto di vista un minimo di alfabetizzazione serve per difendersi...
sarebbe bello non doversi difendere!
noi siamo cresciuti in un'epoca in cui di economia si parlava pochissimo, la Borsa era una cosa di cui non si parlava mai nei tg...
e in Banca ti davano gli interessi sul conto corrente, a fine anno erano una bella cifra
:-)
avrei voluto continuare così
Complimenti Giuliano,scrivi molto bene e....impegnato!!!
Secondo me lo fanno apposta a rendere tutto incomprensibile.
Se i conti risultassero chiari e limpidi,mi dici come farebbero a mangiarci sopra???
Il "popolo",secondo loro, deve restare nell'ignoranza.
Hai presente l'Azzeccagarbugli che parlava in latino per impressionare le persone semplici,sprovvedute?
I tempi passano,ma le cattive abitudini restano....
eh sì, Renzo Tramaglino era sottinteso
:-)
quando capisce, si arrabbia, ma poi non può evitare il peggio.
ciao Vitty, grazie del passaggio!
Ti dirò solo questo: quando facevo l'università io e la mia coinquilina, rispettivamente iscritte in Giurisprudenza ed Economia e Commercio, per darci un tono andavamo al bar e leggevamo in pose ostentatissime, io Il Sole 24 Ore, lei la Gazzetta Ufficiale. Credo non andassimo oltre i titoli di testa, e anche su quelli avremmo avuto bisogno di delucidazioni. All'epoca avevamo vent'anni, ma la solfa non è cambiata, anzi, io fra un po', faccio persino fatica a capire la Gazzetta Ufficiale :D
(Tutto questo per dirti: pensa quanto sto applaudendo questo post, e con quanta partecipazione) ^^
sì, ho già premesso che non si finisce mai di imparare e che sarebbe bello poter conoscere tutto di tutto, quindi nel tutto c'è anche l'Economia, che è una materia bellissima. Ma qui siamo troppo spesso nel gergo per iniziati, io vieterei per legge tutti i regolamenti e i contratti lunghi più di una pagina. (a meno che non ci sia da vendere una Ditta, o qualcosa di simile; allora la complessità è comprensibile).
(Ne approfitto per dirti che hai una delle foto-profilo più simpatiche di tutto il web)
Sui contratti hai ragione da vendere. L'80% delle volte che si finisce in Tribunale è perché ci sono errori di interpretazione, cosa su cui gli avvocati campano bellamente.
La mia foto è molto poco seria :D
Noce Moscata, io al tuo posto avrei sfondato il vetro e rovinato l'obiettivo!
evito di fare foto, me ne è uscita una decente l'anno scorso, ma avevo appena raccolto tre cesti di pesche buonissime. Quest'anno è venuta giù una grandinata, a fine maggio, di quelle da spavento...Niente pesche, e adesso ci siamo quasi, peccato.
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