lunedì 6 agosto 2012

Piombo e Titanio: il Bianco

Il bianco dei colori e delle vernici oggi è quasi tutto biossido di Titanio, bianchissimo; ma il Titanio era un elemento sconosciuto fino agli inizi del ‘900, o comunque difficile da estrarre. In seguito, si è scoperto che era un elemento chimico tutt’altro che raro; e anzi il biossido di Titanio esiste anche in natura, sotto forma di roccia. Oggi è diventato normale parlare di biciclette in titanio (leggerissime e resistenti), di leghe di titanio sono fatte anche le protesi ortopediche, ma in passato non era così.
Il colore bianco dei pittori è stato per secoli un composto a base di Piombo, la biacca; l'unica alternativa era il carbonato di calcio, cioè la polvere di marmo.
da www.wikipedia.it
La biacca, o bianco di piombo, è un pigmento pittorico inorganico costituito da carbonato basico di piombo(II). Conosciuto ed utilizzato fin dai tempi più antichi, è stato l’unico bianco disponibile insieme al "bianco San Giovanni" (carbonato di calcio) fino al XIX secolo; in seguito, con l’inserimento in commercio del "bianco di zinco" (nel 1840 circa) e, nel XX secolo (1930 circa), del "bianco di titanio", il suo impiego è parecchio diminuito fino quasi a scomparire del tutto. Oggi viene usato esclusivamente da alcuni pittori particolarmente legati alla tradizione e, seppur raramente, in lavori di restauro. Il 19 novembre 1921, a seguito dell'intervento dell'Ufficio Internazionale del Lavoro, parecchi stati stipularono una convenzione (White Lead (Painting) Convention, 1921 (No. 13), "Convenzione n. 13 del 1921 sulla biacca”), che ne vieta definitivamente l'utilizzo. Questa convenzione fu ratificata in date diverse dai vari stati che la sottoscrissero. L'Italia la ratificò il 22 ottobre 1952. Stati Uniti d'America e Germania non l'hanno tuttora ratificata.
È un pigmento tossico a base di piombo, molto coprente e solubile in acido nitrico, la cui vendita sotto forma di polvere è ormai praticamente proibita da tempo in parecchie parti del mondo, particolarmente in Europa e Stati Uniti. Viene prodotto ancora da alcune ditte che però lo utilizzano per la fabbricazione di colori pronti (in genere ad olio), di solito mescolandolo al bianco di zinco allo scopo di limitarne l’intrinseca filacciosità e la tendenza a scurire, tipica di questo pigmento.
La biacca ha un residuo radioattivo misurabile con adeguati strumenti, che permette di stabilirne grossomodo l’età e che scompare del tutto dopo un periodo minimo di 160 anni. L’essiccazione è abbastanza veloce e produce un film molto elastico, di robustezza non raggiungibile con nessun altro bianco, che tuttavia tende a perdere di coprenza con il passare degli anni. Tende a scurire, a causa dell’azione delle tracce di acido solfidrico presenti nell’aria; inoltre ossidandosi si trasforma in ossido di piombo, di colore marrone. Questa tendenza all’incupimento è molto più evidente quando questo bianco è utilizzato con leganti magri (pittura murale, tempera, etc.) ed in presenza di umidità. Per quanto riguarda la tecnica ad olio il problema della sua alterazione nelle mescolanze è meno evidente che nelle tecniche ad acqua, in quanto le particelle di pigmento sono protette dal legante grasso e difficilmente entrano in stretto contatto tra loro. È in ogni modo buona norma evitare miscele con sostanze contenenti zolfo e suoi derivati, che in alcuni casi, in reazioni dovute all’acido solfidrico potrebbero produrre un annerimento progressivo e irreversibile (trasformandosi in solfuro di piombo). Nell’affresco, come in tutte le tecniche ad acqua, è un pigmento fortemente sconsigliato, anche per una marcata refrattarietà a mescolarsi omogeneamente con l’acqua. Se adeguatamente utilizzata e difesa dagli agenti atmosferici la biacca è resistentissima, come è possibile constatare dai quadri degli antichi maestri che se ne servirono con giudizio.
Nell'impiego come pigmento per opere d'arte, la biacca è stata denominata con nomi diversi a seconda dell'epoca e del luogo: Bianco d'argento; Bianco di Amburgo; Bianco di Kremniz; Bianco di Kremser; Bianco di Genova; Bianco di Londra; Bianco di Nottinghen; Bianco di piombo (in inglese White lead e in tedesco Bleiweiss); Bianco di Venezia; Bianco inglese; Bianco olandese; Cerussa (in francese Céruse); Cerussite; in spagnolo Albayalde, dall'arabo al-bayad, che significa "bianco, candore".
Wikipedia aggiunge qualche riga sulla nocività della biacca, ma è una voce che secondo me andrebbe rivista in alcune sue parti: «La biacca è nociva come tutti i composti a base di piombo ma a volte la sua pericolosità è descritta in termini esagerati. Si pensi che un grande maestro del passato come Tiziano Vecellio, che utilizzò esclusivamente questo bianco, si spense quasi centenario perché si ammalò di peste nera, e non per gli effetti tossici della biacca.»
Comunque se ne voglia parlare, il Piombo, sotto forma di sali o di ossidi (non il metallo in sè e gli oggetti in Piombo, ma quando si trasforma in qualcosa di solubile, che può entrare in circolo nel nostro corpo), è comunque un veleno: il fatto che Tiziano sia arrivato fino a novant’anni non significa molto, perchè tutti i grandi pittori avevano degli assistenti e non preparavano i colori da soli. Il momento pericoloso è infatto la preparazione dei colori, quando bisogna pestarli e macinarli, magari in grande quantità; il colore pronto da stendere, finito e diluito, è ovviamente meno tossico. La malattia che provoca l’intossicazione da Piombo si chiama saturnismo, e ne soffrivano soprattutto i benzinai a causa del Piombo Tetraetile che si metteva nella benzina per aumentare il numero di ottani. La benzina super non c’è più, ed è vietato mettere piombo nelle benzine; e i pittori possono dipingere tutto il bianco che vogliono senza esserne avvelenati. Almeno in questo, il mondo è migliorato.
Bianco è anche il gesso che scrive sulla lavagna nera: il gesso è solfato di calcio, la lavagna è una pietra nera che si chiama ardesia. Entrambi si trovano in natura: il gesso è molto comune, l’ardesia italiana viene da una cava che si trova a Lavagna, in Liguria. Il discorso sul bianco potrebbe continuare con gli sbiancanti per i tessuti: candeggina, perborato, acqua ossigenata, candeggianti ottici. Ma finirei con l’andare fuori tema, bisognerebbe uscire dal discorso dei pastelli e dei colori per i pittori, perciò rimando a un’altra occasione.
PS: sul Titanio c’è un bel racconto di Primo Levi, breve e molto simpatico, che parla proprio del colore bianco. Si trova nel volume di racconti intitolato “Il sistema periodico” (ed. Einaudi), dove c’è anche una lunga storia (molto più impegnativa) dedicata al Piombo.
nelle immagini: un dipinto di inizio '900 di Frank Weston Benson (inglese o americano?), due disegni di Erté, un famoso dipinto di Francesco Hayez del 1851, e la copertina completamente bianca di "Welcome" dei Santana: il titolo del disco è stampato in rilievo, se si guarda con attenzione si vede. (Purtroppo, nelle successive ristampe "Welcome" è stato scritto con l'inchiostro...)
(continua)

7 commenti:

Grazia ha detto...

C'è anche chi spesso lega le "nevrosi" di certi pittori del passato all'uso della biacca o di colori nocivi.È un determinismo eccessivo, secondo me. Altrimenti come spiegheremmo le "nevrosi" dei pittori contemporanei?

Giuliano ha detto...

mah, io penso sempre che ognuno fa storia a sè...e comunque i soldi, i committenti, i tempi in cui vivevano (le guerre continue, le invasioni) spiegano tante cose meglio di certe elucubrazioni pseudomediche.
Invece è sicuramente vero che i colori "strani" di alcuni pittori derivano da problemi visivi, ma penso che tu ne sappia più di me.
Invece mi ero dimenticato che Blei in tedesco è il Piombo! lo confondo sempre con il Blu che invece è Blau. (Himmelblau...)

giacy.nta ha detto...

Stamattina mentre ascoltavo Arvo Pärt, leggendo le introduzioni ( in inglese! ) all'autore e all'opera allegate ai Cd che ho acquistato in Estonia, ho trovato qualcosa che ha a che fare con i tuoi post sui colori.
E' una similitudine che forse già conosci, ma la trascrivo ugualmente ( la traduzione è mia, accontentati! )

"La mia musica è simile a una luce bianca che contiene tutti i colori. Solo un prisma può, scomponendoli, renderli visibili ; questo prisma è l'intimo di chi ascolta."
Arvo Pärt

:)

Giuliano ha detto...

sulla composizione della luce io ho invece un ricordo di scuola, molto più basso: la professoressa aveva chiesto ad alcuni di noi di preparare un disco con spicchi colorati, da far girare velocemente: non è un lavoro difficile, e se è fatto bene i colori spariscono e rimane il bianco.
Un mio compagno di classe arrivò con un disco enorme e il trapano del papà (siamo nei primissimi anni '70, mica i trapanini di oggi...), fece il suo mostra e dimostra e rimanemmo tutti a bocca aperta - forse un po' esagerato, ma è una di quelle cose che poi non le si dimentica più.

Giuliano ha detto...

bello il tuo commento su Part, comunque
:-)
sulla musica e i colori, forse lo sai già, il nome di riferimento è Scriabin, un compositore che però a me non piace. L'argomento è la sinestesia, e Scriabin ha anche inventato dei proiettori da usare durante i suoi concerti

Anonimo ha detto...

Sto passando in rassegna questa bellissima tua serie di post sui colori, uno più interessante dell'altro, mi complimento e quando mi renderò conto del termine gli dedicherò un resumé sul mio tumblr! :)

Leggendo quest'ultimo però non ho potuto fare a meno di notare un grande assente: il bianco fisso! Un bianco opaco originario della barite, con innumerevoli applicazioni. I francesi lo chiamano bianco permanente ( blanc fixe), al punto che è uno dei principali pigmenti della vernice murale. Viene usato come addensante dei fanghi di perforazione nei pozzi petroliferi, agente di contrasto negli esami radiologici, nei colori a olio, in pirotecnica per le belle sfumature verdognole delle sue fiammate e in metallurgia. Combinando il solfato di bario con il solfuro di zinco si ottiene l'antico litopone (un pigmento inorganico molto brillante che se opportunamente miscelato con olio di lino diventa grigio di giorno e torna bianco di notte. Il BaSO4 puro invece è da sempre usato in colorimetria come riferimento metrologico, un bianco standard dalla inconsueta proprietà di diffondere la luce incidente più di ogni altro bianco chimico in ogni banda dello spettro, infatti spesso è definito a near-perfect diffuser per evidenziare l'impossibilità di realizzare il bianco teorico ideale!
Non volermene, mi è venuta così data la mia confidenza con questo prodotto, e poi mi sembrava un buon corollario per il tuo post.

Un caro saluto da Gifh!

Giuliano ha detto...

lo sapevo che qualcosa era rimasto fuori...
il precipitato del Bario me lo ricordo ancora dai tempi di scuola, che analisi era?
è come quando conti i sette nani, ne manca sempre uno - ma qui ne mancano di sicuro molti altri.
io di vernici e colori non so quasi niente, ho lavorato sui detersivi, saponi, intermedi vari per l'industria tessile e del cuoio, queste cose qui.
Penso che tu conosca la battuta di Primo Levi, che bisognerebbe studiare i rapporti fra la letteratura italiana e l'industria delle vernici: c'era lui, c'è Italo Svevo, e poi ne elencava ancora uno o due che al momento non ricordo
:-)