sabato 29 settembre 2012

Saluto romano

Dopo la sentenza di un tribunale (l’ennesima, sempre nella stessa direzione: qualcosa significherà) si è stabilito che il saluto romano accompagnato da esaltazione del fascismo continua ad essere reato. Curiosando su internet, anche senza volerlo, ho trovato molti commenti di persone che se ne stupiscono; e di solito aggiungono: “perché il saluto romano è reato, e il saluto col pugno chiuso no?”. La risposta è molto semplice, e mi meraviglio sempre che ci sia qualcuno che ancora non sappia rispondere, sinistra compresa; in questo non saper rispondere vedo molta malafede, e purtroppo anche molta ignoranza. La ragione è questa: il fascismo è quello di Mussolini, un fenomeno limitato agli anni che vanno dal 1920 al 1945, un regime che ha portato dopo vent’anni di governo alla disfatta totale dell’8 settembre 1943 (sorvolo su tutto il resto, ma come è andata a finire bisogna pur dirlo). Quando si fa il saluto romano e si fa l’apologia del fascismo ci si riferisce a quello, e solo a quello. Diverso è invece il caso dei simboli “comunisti”, che coprono un percorso temporale lungo più di un secolo (dal 1848 o forse ancora prima) e che per questo motivo hanno molte differenti interpretazioni. Nel saluto col pugno chiuso e nel simbolo della falce e martello si possono far rientrare movimenti molto diversi, dalla socialdemocrazia al laburismo, dall’anarchia al regime militare dell’Unione Sovietica. Si tratta dello stesso motivo per cui non è vietata la svastica: usata in senso positivo, è un simbolo antichissimo che ha molti significati, sia europei che asiatici. La svastica è anche un importante simbolo buddhista, se cercate una foto del Dalai Lama (in veste ufficiale) c’è quasi sempre una svastica vicina a lui. Nazismo e fascismo sono invece limitati a un periodo molto breve, poco più di vent’anni nella prima parte del Novecento.
E’ il caso di ricordare che la rinascita economica della Germania è dovuta in gran parte alla socialdemocrazia: Willy Brandt e Helmut Schmidt furono a lungo cancellieri, sempre nel segno del pugno chiuso e della falce e martello. E’ anche il caso di ricordare i regimi socialdemocratici scandinavi (sessant’anni di pace e di benessere), dei laburisti inglesi, e anche il lungo periodo di presidenza americana per Franklin Delano Roosevelt, che non salutava col pugno chiuso ma che fu definito “comunista” dai suoi detrattori (F.D.Roosevelt portò gli USA fuori dalla crisi del 1929 e pose le basi per una supremazia economica durata per tutto il Novecento). Ancora oggi, il Partito Socialista Europeo è ben presente nel Parlamento della UE. Insomma, limitare i simboli “comunisti” ai gulag e a Stalin è storicamente inesatto; limitare il saluto romano al periodo nazifascista è invece corretto.
Il saluto romano in sè, quello col braccio teso, ha origini dubbie. Innanzitutto perché dicendo “romano” si intende un arco di tempo lunghissimo, quasi un millennio; gli storici dicono che probabilmente i romani si salutavano mettendo una mano all’altezza del cuore (che è un bel modo di salutare, a me piace ma purtroppo non si usa più), ma anche qui bisognerebbe intendersi sul periodo (Giulio Cesare o Numa Pompilio? Costantino o Caligola?).
Una storia in proposito, e che circola da molto tempo, è che probabilmente il saluto romano come lo intendiamo oggi sia di origine cinematografica: uno dei primi Quo vadis, negli anni ’10, dove il regista fece fare questo saluto alle comparse perchè rendeva molto bene l’idea dell’omaggio al Capo. Non sono un esperto e non saprei dire di più; da quello che ho capito e che sono riuscito a leggere, pare che le fonti in proposito siano piuttosto scarse.
In conclusione, bisognerà pur dire che di per sè, senza contorno di slogan e senza sbattimento di tacchi, il semplice saluto con mano alzata e braccio teso è abbastanza banale; lo facevano anche gli indiani nei film western degli anni ’40 e ’50, lo abbiamo fatto tutti per salutare qualcuno che passa dall’altra parte della strada. Sempre nei film degli anni passati, era abbastanza facile vedere guerrieri (romani, indiani o del tempo di Riccardo Cuor di Leone) che si salutavano stringendosi reciprocamente il braccio, a metà strada fra il gomito e il polso: un saluto virile, si dirà; ma il vero significato per tutti questi gesti è un altro, dimostrare che non si hanno armi in mano.
nelle immagini, tre fotogrammi da “La marcia su Roma” di Dino Risi e il saluto a pugno chiuso di due atleti delle Olimpiadi del 1968: è un’immagine famosa, il pugno chiuso non indica il comunismo ma l’orgoglio di avere la pelle nera.

2 commenti:

bibliomatilda ha detto...

L'orgoglio di appartenere ad una minoranza di oppressi, l'orgoglio di rimanere fedeli alle proprie origini, l'orgoglio di esistere e di sfidare un sistema che tende ad escludere le diversità, mica solo comunismo...

Giuliano ha detto...

La Storia parla chiaro: il fascismo è stato così cialtrone e pressapochista che dopo tre mesi di guerra, e venti a mostrare i muscoli e fare i salti nel cerchio fuoco, la guerra era già persa.
Tutti i simboli, perfino il crocifisso, hanno dei lati negativi, e quindi bisogna sempre intendersi, spiegare. Però il saluto romano, santo Cielo, dopo le disfatte, dopo la vergogna della rsi, come si fa a essere così asini?

un saluto a bibliomatilda
:-)