La storia del “sei politico”, a scuola e all’università, è di quelle che sono diventati dei veri tormentoni, dei luoghi comuni ripetuti spesso a vanvera. Dietro ai luoghi comuni più ripetuti c’è quasi sempre un fondamento di verità: e infatti il “sei politico” e gli esami gestiti dagli studenti ci sono stati davvero, per un breve periodo di tempo, solo in alcuni corsi di alcune facoltà, e proprio nell’anno 1968; ma poi bisogna raccontare la storia per intero, e se questo non viene fatto significa che c’è sotto qualcosa. Con i luoghi comuni, capita sempre così.
Ho visto di recente Mario Monti in tv, durante un discorso ufficiale, ricordare questa storia: che lo ha toccato in prima persona, come giovane professore universitario a Trento, facoltà di sociologia. E’ un ricordo personale, e io ascolto sempre con molto interesse i ricordi personali, soprattutto se sono molto precisi come in questo caso. Però poi Mario Monti, attuale Presidente del Consiglio e Senatore a vita, sembrava dare a quell’episodio un valore universale, dare un'enfasi come se fosse stata una persecuzione politica, e invece si è trattato solo di un episodio, limitato nel tempo e limitato ad alcuni corsi di alcune facoltà universitarie. Non è stato una cosa diffusa, e soprattutto non era affatto la posizione ufficiale della sinistra italiana. La posizione vera della Sinistra italiana è piuttosto quella di don Milani, che ricordava ai figli degli operai e dei contadini che loro dovevano studiare il doppio rispetto ai figli di papà.
Riporto anch’io un mio ricordo personale: ho vent’anni meno del senatore Monti, e quando avevo 14-15 anni, all’inizio degli anni ’70, quindi ancora molto vicini al 1968, del sei politico già si parlava al passato. Ovviamente io non facevo l’università, ma avevo professori giovani, c’erano amici e fratelli maggiori che andavano all’università, e del sei politico e degli esami autogestiti non se ne parlava proprio più. Ripeto: era il 1972, quattro anni dopo il ’68.
In seguito, ho letto e ascoltato interventi dei testimoni diretti di quel periodo. Tutti concordano su una cosa: che il sei politico e gli esami autogestiti furono limitati ad alcune scuole e ad alcune facoltà ben precise. Nel dettaglio: nessuna laurea a carattere scientifico o tecnico. Al sei politico fu interessata la facoltà di sociologia di Trento, dove insegnava Monti, e altri corsi universitari di Lettere, Filosofia. E non in tutte le Università. La cosa si spiega facilmente: dato che era impossibile tenere il segreto, nessuna impresa avrebbe mai e poi mai assunto un ingegnere o un medico che si fosse laureato in quel modo.
Quello che però mi dispiace, e non posso fare a meno di parlarne (almeno qui) è che le persone come il senatore Monti, forse per solidarietà accademica, non accennano mai al vero e grande scandalo: i titoli di studio venduti e comperati. Questo è uno scandalo grave e ricorrente, ed è uno scandalo che viene sempre prontamente insabbiato. Di lauree truccate e di diplomi comperati si sono molto occupate le cronache, ma sempre per pochissimi giorni: e il fenomeno ha toccato Università autorevoli e importanti. Che dire, che fare? Va bene raccontare ancora oggi gli aneddoti e le barzellette sul ’68, ma dal ’68 sono passati più di quarant’anni. Vediamo cosa succede oggi: le lauree comperate del figlio di Bossi e dei dirigenti della Lega, per esempio, sono storia recentissima. Mi sbaglio, o il senatore Monti ha appoggiato l’ascesa al potere di queste persone, fin dal 1994, a fianco di Berlusconi?
E ancora: con il mio diploma di perito chimico, con l’esame di maturità “semplificato” figlio del ’68, io ho trovato lavoro; e il lavoro lo hanno trovato quasi tutti, e l’Università era accessibile a tutti. Oggi, con gli esami di maturità “severissimi”, succede invece questo: che col diploma non trovi lavoro, e con quel diploma non puoi nemmeno accedere all’Università, per andare all’Università devi fare un test d’accesso. Dato che si tratta di un test generico e non specialistico, viene da chiedersi a cosa mai serva un esame di maturità così complesso.
Ma di tutto questo, evidentemente, non fa piacere parlare. Capisco, comprendo benissimo: è con i luoghi comuni che si prendono gli applausi e si fa audience, non certo con i distinguo e con le ricerche documentate. Che noia, che desolazione, andare a chiedere e prendere appunti, star lì a distinguere... Meglio una barzelletta, un aneddoto divertente che riscaldi l’audience: non è questo che insegnano, nelle scuole di comunicazione?
Fabrizio RAVANELLI
18 ore fa
8 commenti:
Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. Io sono tra quelle che pensava che il 6 politico fosse un fenomeno diffuso e dilagante nel 68 e anni circostanti. Invece no. Era tutta una leggenda metropolitana, e come ogni leggenda che si rispetti, vole veloce di bocca in bocca come la freccia dall'arco scocca.
Vedi i danni della tradizione orale? Le voci di corridoio hanno più potere dell'informazione accurata. E questa non è una leggenda purtroppo. :)
il ricordo di Monti è ovviamente corretto, ma riguarda lui e quelli di sociologia a Trento... è sempre bene diffidare di tutto, controllare tutto, e si intende: prima di tutto controllare e verificare quello che dico io!
:-)
Grandioso sempre, Giuliano!!!
Effettivamente non sapevo che il 6 politico riguardasse esclusivamente quelli di Trento- sociologia.
Ricordo però che c'erano ottimi docenti in quella facoltà.
E ora?
Eh sì, meglio non parlarne.
Continuiamo con vignette, barzellette,
tanto la realtà la vivono i giovani e i genitori. I quali tutto hanno poco da ridere.
Ciao:)
Lara
io invece ho vissuto un università dove"il sei politico" o voto minimo garantito e gli esami di gruppo c'erano ancora e non era il ' 68 ma il 1973 e non era Trento, ma Firenze,Stavo teoricamente dalla parte di don Milani, ma praticamente, in due occasioni ne ho approfittato anch'io. Per la cronaca erano gli esami di antropologia culturale (a lettere moderne) e di museografia (a Architettura). E non erano gli unici. Sicuramente Monti avrà esagerato, ma qualcosa di vero(per come io l'ho vissuta) nelle sue parole e nei suoi ricordi c'è.
Grazia, ne prendo atto e ti ringrazio per il ricordo. Però devo farti notare: 1973, e facoltà umanistico-letterarie. E' sempre grave, ma un sociologo e un insegnante possono studiare anche dopo la laurea, se hanno voglia di impegnarsi; per un Chimico o per un Medico è molto più difficile...
Lara, la parte preoccupante del mio post è nella seconda metà. Preoccupa perché quelli che hanno comperato la laurea sono qui con noi, operano e progettano...
Nel mio piccolo, ho incrociato periti chimici che non sapevano preparare una soluzione normale di soda caustica. Sai cosa significa? E' come se un muratore non sapesse preparare la malta, come s euna cuoca non sapesse accendere il gas...
A sentire i discorsi di Monti, al di fuori di specifiche relazioni economiche, per carità...e devo dire di non averne sentite mai, ma io non ho frequentato la Bocconi e non frequento, ahimè, ambienti finanziario/bancari, (visto che ci stiamo riferendo anche ad esperienze personali)...a sentire i suoi discorsi, dicevo, nelle varie erudite conferenze alle quali partecipa oppure nelle sue conferenze stampa, i luoghi comuni superano di gran lunga le analisi serie e accurate. Sembra che tutta la storia sociale e politica dagli anni '60 ad oggi la si possa riassumere con pochi di questi luoghi comuni. Inventati ad hoc? No, semplicemente raccolti a farne un piccolo vademecum per ogni occasione. Così come le barzellette di Berlusconi facevano ridere, i luoghi comuni montiani vorrebbero far spargere cenere sul capo di quelli che già cenere ne hanno dovuta respirare parecchia. Monti con i suoi discorsi, con la sua amministrazione del paese Italia, non dimostra se non l'appartenenza alla sua classe sociale. Non fa neppure politica, a mio parere, non ha "ideologia", non lo definirei neppure di destra, semplicemente non sa vedere, non vuole vedere, perché non interessato, la Storia, la Politica, in fondo anche l'economia di questo paese dal dopo guerra ad oggi. Quello che amareggia di più è che il Presidente della Repubblica pare fosse di sinistra, addirittura del PCI, dunque? Mi fanno orrore quelli che rinnegano tutto quello che sono stati. Mi fa orrore questo paese. Dici bene Giuliano a proposito di esami di maturità, loro valore formale ed ingresso condizionato alle Univeristà. Sembra che l'obiettivo di questo e dei precedenti governi, soprattutto quelli berlusconiani, sia stato il mettere ostacoli, paletti, ristabilire una divisione sociale che nei famosi anni della nostra giovinezza sembrava quasi superata.
sì, è quello che mi interessava sottolineare: c'è tutta una tecnica per discorsi, conferenze, dibattiti tv. Quando mi raccontano un aneddoto o una barzelletta, ed è in corso un discorso serio, io mi metto subito in allarme. Alle volte può essere davvero una cosa simpatica per alleggerire, ma il più delle volte non è così.
Di recente, ho visto un dibattito tv su La7 dove un politico regionale lombardo, ciellino, cercava di imbonire Gad Lerner dicendo che erano tutti e due interisti...(l'ha detto almeno due volte, ammiccando e cercando consenso). Niente di male, per carità, però Gad Lerner non c'è cascato - almeno lui...
:-)
Napolitano è un'altra cosa, lui è di famiglia e formazione liberale, se è entrato nel PCI lo si deve all'aver visto il fascismo. Non dimenticarti la data di nascita, Napolitano è del 1925.
Direi più un ambasciatore, un diplomatico, che un politico vero e proprio: questa per me è una qualità. Così come Monti, mi è piaciuto moltissimo quando ha detto "niente Olimpiadi a Roma": è così che si deve fare, e penso che Monti sarebbe stato un ottimo Ministro dell'Economia, l'erede giusto per Ciampi.
Insomma, a ciascuno il suo mestiere. Non è il tesoriere a fare la programmazione di un teatro, non deve essere l'addetto marketing a dirigere una tv o una casa editrice, scuola e sanità devono essere ben gestite dal punto di vista economico, ma gli indirizzi non li deve dare l'economia.
Eccetera...purtroppo, i pubblicitari e gli addetti alla comunicazione comandano e dettano le regole: hai visto le immagini del dibattito fra Obama e Romney? Roba da inorridire, i due in piedi a darsi sulla parola...
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