lunedì 11 aprile 2011

Nativi digitali / 2

Riprendo per comodità il frammento che ho pubblicato ieri:
da Repubblica, 1 aprile 2011 (e non è un pesce d’aprile...)
(....) Il dg di Unicredit, Roberto Nicastro, si arrabbia: «Gestire un conto in Italia comporta problemi oggettivi rispetto a Germania, Bulgaria, Polonia. Il principale è l’enorme quantità di transazioni cash (...) «Dopo la Spagna, abbiamo la più alta frequenza geografica di filiali. Chi deposita ogni giorno contanti o assegni vuole la banca entro trecento metri. Se i clienti andassero in banca più che altro per discutere i grandi servizi, risparmio, finanziamenti, mutui, sarebbero disponibili ad avere sportelli più distanti. Così le banche avrebbero meno filiali e costi operativi molto inferiori.» (...)
Tutto questo appare molto sensato e anche molto comodo: comodo e sensato per le banche, è ovvio, mica per i clienti. Da oggi in avanti, dunque, l’impiegato di banca sarò io: io, che non ho mai studiato da ragioniere né da commercialista, dovrò mettermi a compilare moduli e campi, digitare codici IBAN, fare tutte quelle operazioni che prima faceva l’impiegata allo sportello, però io lo devo fare gratis. Adesso la banca potrà allegramente licenziare l’impiegata allo sportello e risparmiare uno stipendio con tanto di contributi Inps, tanto poi il lavoro lo faccio io. E se sbaglio? E se io sbaglio, intendo dire: io, che non sono esperto di banca e magari non ho mai usato un computer in vita mia?
Meglio non pensarci, e andare avanti.
L’articolo su Repubblica titolava così:
BANCOMAT E COMMISSIONI, I MILLE BALZELLI DELLE BANCHE SULLE SPALLE DEI CORRENTISTI
Le trappole: Fino a 6 euro per un bonifico e 3 per saldare una bolletta; si pagano anche gli estratti conto, assegni, fidi, e persino gli sms.
La giungla delle tariffe: Più cari l’uso delle carte e le operazioni allo sportello, autentiche stangate su scoperti e servizi finanziari
La polemica: per la commissione UE il costo annuale è di 292 euro, ma l’ABI controbatte che in realtà non si superano i 150.

L’articolo continua per due pagine ed è molto dettagliato (l’autore è Andrea Greco, che ha fatto un ottimo lavoro): vi si parla del crimine organizzato e dell’evasione fiscale, che si basano sul contante, e di tante altre cose interessanti. Quindi l’obiettivo è eliminare il contante: da ora in poi, pochissimi sportelli bancari, tanti bancari licenziati, pagamenti con carte di credito e bancomat, eccetera. Quindi, il conto corrente diventa obbligatorio: e se non guadagnate abbastanza, se vi danno trecento o cinquecento euro al mese e li spendete tutti in affitto, luce e gas, che fare? Di tutto questo le banche non si preoccupano perché non è di loro competenza; il governo invece tace, o approva tout court perché questa è la modernità.
Qualcuno però, a questo punto, dovrebbe cominciare a dire almeno questo: che se il conto corrente diventa obbligatorio, il conto corrente deve essere gratuito. Non dico che il conto corrente dovrebbe rendere degli utili al correntista, come accadeva normalmente negli anni ’80 e ’90, ma quanto meno dovrebbe essere a zero spese, e dovrebbe esserlo per legge; e bisognerebbe cominciare anche a ragionare sul costo delle connessioni internet, se avere il conto on line diventa obbligatorio. Altrimenti la scelta, mi si passi la battuta, diventa tra farsi rapinare dalla banca o farsi rapinare dai banditi per strada.

A questo punto, facendo il paragone tra ieri (quando c’era bisogno di molto personale ma si pagavano gli interessi sul conto corrente) e oggi (quando i dipendenti delle banche sono già stati più che dimezzati, ma si punta sempre a ridurre i costi), una domanda sorge spontanea: come mai succedono queste cose? Rispondo con un esempio: una mia amica è andata in banca (o in Posta, non ricordo più dove ma ormai fa lo stesso) a ritirare una parte dei suoi soldi, lì depositati; pensava che fosse una pratica semplice, di sbrigarsela in fretta, e invece le hanno proposto un finanziamento. E la mia amica si è chiesta: “Ma come, a cosa mi serve un finanziamento se io soldi ce li ho?”. Anche qui la risposta è semplice, scontata: i soldi depositati sono soldi veri, i soldi che prelevate dal bancomat sono soldi veri, quelli che circolano dentro il circuito bancario sono invece soldi virtuali. I soldi virtuali sono fuffa; i soldi veri, cioè i nostri, servono per finanziare la fuffa e tutte quelle operazioni che vediamo al tg, il salvataggio Alitalia, i Tanzi e i Maddox e i Fiorani che scappano con la cassa, l’ingaggio che i Moratti e i Berlusconi pagano a Benitez, a Mourinho, a Eto’o e a Ibrahimovic, eccetera. Se i soldi veri glieli portate via, poi loro come fanno?

In definitiva, questa è ideologia, non bariamo: ideologia paleocapitalista, roba vecchia, antica come l'uomo. Non c’è nessun motivo di togliere dagli sportelli del personale che è al servizio delle vecchiette e dei “minus habens” come me, se non il desiderio di pochi privilegiati di comperarsi il jet privato o di fare operazioni finanziarie discutibili o spregiudicate (e magari peggio). L’arricchimento di poche persone, mentre gli altri, la grande maggioranza, il popolo bue (ci chiamano “parco buoi”, nel linguaggio della Borsa) deve solo farsi mungere – e chiedo scusa per la metafora un po’ pesante, ma tanto io non conto niente, scrivo su un piccolo blog, e il blog (si sa) è ormai un mezzo obsoleto e fuori moda, cosa vuoi che importi quello che scrivo qui.
“Dobbiamo fermare il progresso perché ci sono le vecchiette?” chiese qualcuno, ridacchiando, poco tempo fa; e io rispondo: sì, anche se ci fosse una sola vecchietta al mondo bisogna fermarsi e aiutarla. Altrimenti, che mondo è?
Siamo finiti in mano a persone cattive, nel caso non ve ne foste ancora accorti.
(continua)

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