La prima materia plastica sintetica messa in commercio, e diventata di uso comune, è stata la bachelite, o “baccalite” secondo una dizione italiana molto popolare. Si tratta di una resina che solidifica con il calore, e che si può stampare in modo molto simile alla creta e alle resine naturali. La baccalite fu molto usata per ottenere piccoli oggetti, portalampade, manopole per le radio, manici per coltelli, a tutti gli effetti un sostituto del legno; ed in effetti non si poteva fare molto di più con questo materiale. La vera rivoluzione avverrà a partire dai primi anni ’60, dopo la scoperta della “polimerizzazione stereospecifica” (scoperta nel 1954, premio Nobel per la Chimica nel 1963 a Giulio Natta e K.Ziegler) che porterà dapprima al moplen e poi a materie plastiche di sintesi sempre più raffinate. Fino a tutti gli anni ’50, oggetti di uso comune come secchi e catini erano ancora tutti di metallo, o di metallo smaltato: la baccalite non era abbastanza resistente per questi usi. La Garzantina della Chimica la descrive così: «Bachelite: nome commerciale di un gruppo di resine sintetiche termoindurenti, ottenute per policondensazione di un fenolo con un'aldeide e appartenenti alla classe dei fenoplasti (resine fenoliche). La bachelite è stata la prima materia plastica della storia; fu ottenuta nel 1906 dal chimico belga L. Baekeland (1863-1944), dal quale prende il nome. Buon isolante elettrico, è tuttora impiegata per la fabbricazione di interruttori, spine, zoccoli di valvole, isolatori ecc.»
Una definizione che rischia di mettere in crisi chi non ha studiato almeno un po’ di chimica: per far capire qualcosa si può dire molto brevemente che il fenolo (acido fenico) esiste in natura e si può distillare dal catrame, ha un odore pungente, puro è in cristalli, è velenoso e caustico. La formaldeide (formalina, o aldeide fòrmica - che è il nome chimicamente più preciso) è stata molto usata come conservante, prima di scoprire che è cancerogena; si produce industrialmente a partire dal metanolo, cioè l’alcool metilico. A scuola mi hanno insegnato la differenza tra una materia artificiale e una sintetica: artificiale è ciò che si produce a partire da qualcosa di già esistente in natura, come la cellulosa del legno che viene sciolta con acidi e ridotta a una pasta filabile o stampabile (come accade con il rayon e con il cellofan, quasi coetaneo della bachelite); sintetico è invece qualcosa di completamente nuovo, che si ottiene a partire da sostanze completamente differenti dal prodotto finale. In questo caso (la bachelite), il fenolo e la formaldeide; in altri casi (polietilene, PVC, eccetera) il punto di partenza è un gas, come l’etilene o il propilene. Se avete in mano qualcosa di plastica, una biro o un telefonino, un ipad o la manopola di un cassetto, all’origine c’è un gas, una molecola minuscola derivata magari dalla decomposizione di qualche organismo vivente.
La bachelite, così come le materie plastiche oggi di uso comune, ha infatti questo marchio di nascita: è qualcosa che non esiste in natura, opera dell’uomo e non della creazione divina.
Il ritratto del signor Baekeland sulla copertina di Time, viene dal sito http://www.projectgreenbag.com/ ; le formule chimiche vengono dalla Garzantina della Chimica. L’immagine qui sopra viene da una storia a fumetti pubblicata su Alterlinus nel 1980: il grande disegnatore francese Moebius (Jean Giraud) si è inventato in questa storia un personaggio che si chiama Bakalyte. Il perché non ve lo so dire, ma quando me ne sono ricordato non ho potuto fare a meno di metterlo qui.
Pietro SERANTONI
4 ore fa
4 commenti:
Ho acquisito finalmente nozione della differenza tra prodotti sintetici ed artificiali. Grazie, Giuliano.:-)
penso che valga solo per la chimica, o per la merceologia...non l'ho più sentito ripetere da nessuno dopo aver finito la scuola.
L'altro giorno sulle parole crociate ho trovato "il contrario di sintesi", ma era roba di filosofia - che delusione!
:-)
A proposito di, qui http://www.fantascienza.com/magazine/servizi/13730/2/ si parla del malvagio Bakalite che vuole distruggere il Garage ermetico... dicendo: "i personaggi non hanno identità e non è chiaro chi stia dalla parte di chi. Il Garage ermetico è a tutti gli effetti un’esperienza visiva e come tale va vissuta, senza tentare minimamente di razionalizzare ciò che non è razionale."!
angie, ti dico la verità: nelle storie del garage ermetico non ci ho mai capito un tubo - però i disegni di Moebius sono uno più bello dell'altro e non si finisce mai di guardarli!
Lui e Toppi sono forse i più grandi in assoluto, lo scrivo qui perché mi sono sempre dimenticato di dirtelo sul tuo blog...
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