La frase più famosa e citata di Blaise Pascal è probabilmente questa. «Tutta l'infelicità degli uomini deriva da una cosa sola: dal non sapersene stare tranquilli in una stanza.»
Ho il massimo rispetto per Pascal, ma posso assicurare che non è così. Stare tranquilli in una stanza è la cosa che so fare meglio, fin da bambino: non si direbbe, ma crea un sacco di problemi.
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12 commenti:
Ah, ah, ah, memorabile. Concordo.
E' che a stare sempre chiuso... pensava troppo!
nessuna intenzione di mancare di rispetto a Pascal, sia ben chiaro...
certo che dipende dai punti di vista, per esempio gli abitanti del continente americano sarebbero stati meglio se Colombo, Pizarro e qualcun altro si fossero fermati al patio della loro casa:)
?
Fammi capire meglio... :-)
per esempio: vengono a cercarti, a tirarti fuori. Tu sei lì tranquillo, stai leggendo un libro, invece. Cose peggiori ne sono successe tante volte, non vorrei parlarne qui: come diceva Primo Levi, lui si era perfino dimenticato di essere ebreo, poi è arrivato qualcuno a ricordarglielo. Anche Primo Levi se ne starebbe quieto nella sua stanza, anzi lo stava già facendo...
bisognerebbe sempre contestualizzare, la mia è solo una battuta. Non ho trovato il punto esatto in cui Pascal dice questa cosa, e se è nei Pensieri diventa difficile ricostruire cosa stava pensando.
Franz ha ragione, il suo esempio è giusto: ma non credo che quel tipo di persone legga i libri che fanno pensare...
e' che se uno se ne sta chiuso in una stanza, forse qualche problema ce l'ha già...
secondo me hanno più problemi quelli che stanno fuori - di sicuro fanno più disastri. Purtroppo, è cronaca recentissima...qui ha ragione Pascal, e anche Franz nel commento qui sopra. Comunque, sono in palese conflitto d'interessi: io in una stanza con un libro in mano, e in silenzio, è la mia vocazione (meglio se si è in due, ma compagnia sceltissima!)
:-)
(ciao nocciolina! spero che vada meglio!)
scusate ma penso che volesse dire che se non si accetta la solitudine si è infelici in partenza perché ci si aspetta una felicità condivisa
infatti è un'osservazione mia personale. Non farei mai osservazioni su Pascal, che conosco poco, ma su me stesso mi sento di poterle fare. Poi, non ho la minima pretesa che un estraneo mi capisca - ma questo è il mio spazio personale, e rimando sempre alla denominazione di questo blog: nella colonnina di destra c'è un link ai brani di Delio Tessa che ho riportato nel blog, la spiegazione è nel primo della serie.
si può forse concludere così: quelli che dovrebbero stare chiusi in una stanza, escono e fanno danni (molto spesso sono violenti, neofascisti e ultras del calcio, o importuni); quelli che stanno chiusi in una stanza invece il più delle volte potrebbero uscire e partecipare, senza fare danni e senza importunare nessuno. Ma questo non succede, succede invece il contrario, ed è un’altra delle prove che il mondo è imperfetto. Ma, più probabilmente, questa riflessione (molto bella e suggestiva nella sua sintesi) deriva a Pascal da un’esperienza di vita molto quotidiana, magari una piccola discussione o un incidente di poco conto, una zuccata o una distorsione alla caviglia, queste cose qui.
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