Siamo nell’agosto 2011, e il general Formigoni parla della crisi, dei tagli governativi, che porteranno a gravi sacrifici, eccetera. E lo fa davanti alla nuova sede della Regione Lombardia, un complesso di grattacieli che è costata una fortuna: era il caso di spendere tutti quei soldi? La crisi dura da parecchi anni, il debito pubblico e il deficit di bilancio non sono certo una novità (ce li portiamo dietro dall’era di Craxi e di Andreotti): e se Formigoni tutti quei soldi non li avesse spesi, se si fosse tenuto la sede vecchia, quanti ticket sanitari in meno, quanti soldi in più per la scuola pubblica? Questi conti non li farà mai nessuno, si dirà che sono tutti soldi dei privati (si dice sempre così), e quindi mi fermo con le domande. Anzi, no, ne faccio un’altra, una soltanto: cos’aveva il Pirellone di sbagliato, perché non andava più bene come sede della Regione Lombardia?
A me è sempre piaciuto, il Grattacielo Pirelli: di solito non amo i grattacieli, ma questo qui ha delle belle forme, un aspetto gentile. Non so come ci si viva dentro, ma da visitatore o da passante tutto pare che abbia un senso, in questa costruzione, e che tutto sia stato pensato per viverci e non solo per guardarlo dal di fuori.
Gran parte del merito penso che vada ai suoi progettisti, soprattutto al più famoso, il milanese Giovanni Ponti (in arte Giò Ponti) che non fu “soltanto” un architetto ma che lavorò in molti altri settori: da non perdere i suoi lavori come ceramista per la ditta Richard Ginori. Insomma, il Grattacielo ex Pirelli è il classico caso in cui si vede una persona dietro l’opera: non un io narcisistico e strabordante, ma qualcuno in grado di armonizzare le proprie idee e i propri progetti con l’ambiente circostante, senza essere invasivo, senza volersi imporre.
Dall’alto del Pirellone, oggi, si guarda giù e si vede il Centro Commerciale – pardon, la Stazione Centrale, e la Piazza della Stazione recentemente resa in stile metafisico-razionalista-futurista, tutta marmo e cemento. Monumenti allo spreco, a Milano, ne sono sorti tanti; ma la nuova sede della Regione Lombardia, e il restyling delle piazze, e del metrò, penso che siano i monumenti allo spreco per eccellenza. Ne pagheremo le conseguenze per almeno vent’anni, questo è solo l’inizio; e tremo di raccapriccio al pensiero del giorno in cui si scoprirà come sono davvero i conti della Regione Lombardia. E mi dispiace che i nati nel nuovo millennio possano pensare che è stato sempre così: Milano non è mai stata una città bella come Venezia o Firenze, ma era una città vivibile, una delle capitali europee in tutti i sensi. Così l’ho trovata io, e così è stata fino a una quindicina di anni fa: a Milano c’era gente che si dava da fare ma senza volersi imporre, e basterà qui fare l’esempio del Piccolo Teatro, che era davvero una piccola sala, piccola e scomoda, ma che era guidato da persone capaci di diventare un punto di riferimento per tutta l’Europa. La stessa cosa succedeva un po’ dappertutto, anche nell’industria e nell’economia, a Milano: si trattava quasi sempre di persone discrete, magari di pessimo carattere e con molti difetti, ma che sapevano quasi sempre lavorare per il bene comune e non solo per il proprio. Le cose sono peggiorate lentamente, a partire da metà degli anni ’60, con il dilagare della mafia e della corruzione (si pensi a Sindona, e a tutto quel che è seguito). Ma, per non allargare troppo il discorso e per fermarsi al Grattacielo qui davanti, mi viene da pensare che sono i dittatori o i maleducati o i narcisisti quelli che vogliono lasciare in modo vistoso e prepotente la loro firma,: fate voi, chi di questi tre ci è toccato in sorte negli ultimi 10-15 anni? Secondo me, un po’ tutti e tre i tipi; e non è un caso che siano tornati di moda, piuttosto che Giò Ponti o Bruno Munari, nomi come quelli di Terragni, di Marinetti, eccetera. Brutti tempi, Marinetti fece l’elogio della guerra (zzang-tumb-tumb è il suono delle bombe e delle pallottole: a lui piaceva, pensa un po’), oggi speriamo di cavarcela, e speriamo che questa spaventosa slavina di asfalto e di cemento quantomeno si fermi. Ma ne dubito, ormai il danno è stato fatto, ormai le nuove generazioni pensano che il mondo sia questo, che la modernità sia il grigiore universale. Non credo che riuscirò mai ad abituarmi.
da www.wikipedia.it
Il Grattacielo Pirelli o Palazzo Pirelli, chiamato comunemente “Pirellone”, è l'edificio di Milano ove ha sede il Consiglio regionale della Lombardia. Si innalza all'angolo sud-ovest di piazza Duca d'Aosta, dove si trova anche la Stazione Centrale. Il Grattacielo Pirelli fu progettato nel 1950 e incluso nel nascente "Centro Direzionale". Fu costruito tra il 1956 e il 1961 su progetto di Gio Ponti, Giuseppe Valtolina, Pier Luigi Nervi, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Rinardi e Egidio Dell'Orto; Gio Ponti diresse anche tutte le fasi costruttive. L'aspetto strutturale venne curato da Giuseppe Valtolina, in collaborazione con i consulenti Pier Luigi Nervi, Arturo Danusso, Piero Locatelli e Guglielmo Meardi. La realizzazione venne affidata all'impresa della Bonomi in collaborazione con Comolli e Silce. È un'opera architettonica importante, propria del razionalismo italiano; con i suoi 127 metri di altezza, distribuiti su 31 piani (altri 2 piani sono sotterranei) è uno degli edifici in calcestruzzo armato più alti al mondo. Originariamente il palazzo fu costruito per ospitare gli uffici della celebre azienda italiana di pneumatici Pirelli: nell'area su cui sorge esistevano degli stabilimenti del gruppo, distrutti dai bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale. (...) La tradizione vuole che nessun edificio a Milano possa essere più alto della Madonnina del Duomo, tradizione che divenne negli anni trenta anche legge comunale, salvo deroghe. Quando fu realizzato l'edificio e quindi violata la tradizione, si decise di porvi in sommità, in segno di rispetto, una piccola replica della statua che sovrasta i marmi di Candoglia del Duomo. Dietro la tradizione ci sono tuttavia problemi tecnici e strutturali: pochi metri sotto la superficie della città c'è la falda freatica ed inoltre, poiché anticamente la pianura Padana era un mare, è assente una base rocciosa in profondità. Nel 1978 il grattacielo venne acquistato dalla Regione Lombardia, per farne la propria sede principale dopo una ristrutturazione ad opera dell'architetto Bob Noorda. (...) L'ingresso che per molto tempo è rimasto l'accesso principale, si trova in piazza Duca d'Aosta: è rialzato rispetto al piano della piazza tramite una struttura detta "collina", che contiene al suo interno uno spazio adibito ad auditorium. Oggi si accede alla sede della Regione dal retro dell'edificio. (...) Il 18 aprile 2002 un aereo da turismo pilotato dall'italo-svizzero Luigi Fasulo, 64 anni, si schiantò contro il 26º piano del palazzo, danneggiando gravemente la struttura esterna e sventrando due piani. La collisione causò tre vittime: il pilota e due donne, dipendenti della Regione Lombardia. Oggi il 26º piano ospita il "Luogo della memoria" dedicato alle due donne morte, Anna Maria Rapetti e Alessandra Santonocito (...) da fine maggio 2005 è tornato ad ospitare il Consiglio regionale della Lombardia. La Giunta regionale invece si è trasferita nel 2011 a Palazzo Lombardia.
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