Alla fine della guerra, e anche per un bel po’ di anni dopo, il trasporto pubblico veniva effettuato con le carrozze dei treni merci: non c’erano soldi, il Paese era tutto da ricostruire, si accettavano anche i disagi. Un altro esempio: negli anni ’70, in Lombardia e anche su altre linee ferroviarie, cominciarono a vedersi vecchie carrozze svizzere e tedesche. Molti storsero il naso, ma erano gli anni della prima grande crisi economica; a me era sembrata una scelta di buon senso, garantire comunque il movimento delle persone anche in condizioni economiche difficili, e senza alzare troppo il prezzo dei biglietti.
Tornando a noi, e ai tempi che stiamo vivendo, che il debito pubblico sia una cosa spaventosa lo si sa da almeno vent’anni: dal 1992, gli accordi di Maastricht e il primo governo di Giuliano Amato. Era l’eredità di almeno due governi sciagurati, quelli degli anni ’80 (Bettino Craxi e Ciriaco De Mita); ma comunque tutto questo apparteneva al passato, bisognava affrontare la situazione e vedere di sistemare almeno un po’ i conti.
Che cosa si è fatto, dunque, dal 1992 in qua? Qualcosa di buono certamente, alla guida dell’Economia (per esempio) abbiamo avuto per alcuni anni una persona competente e di buon senso come Carlo Azeglio Ciampi; ma si sa che una persona sola non basta. E qui cominciano i guai.
L’elenco delle spese fatte dal 1992 fino al 2012, in piena e gravissima emergenza del debito pubblico, è qualcosa tra il comico e il tragico. Si va dai restyling delle stazioni (non bastava un’imbiancata alle pareti?) ai traslochi degli ospedali, dalle nuove sedi di Regioni e Comuni (grattacieli costosissimi) alla creazione di decine di nuove Province, fino ad arrivare al Ponte di Messina, e a cose incredibili come le paratie sul lungolago a Como (23 milioni di euro, mai finite) e al disastro gestionale di quella che fu per cinquant’anni una città modello come Parma (seicento milioni di euro di deficit). L’elenco sarebbe infinito, basti pensare al costo delle linee TAV: costo medio italiano, in pianura, dalle tre alle cinque volte in più rispetto agli altri Paesi europei. Le riforme volute da Berlusconi e dalla Lega Nord, in primo luogo il federalismo fiscale e l’autonomia locale, così come le riforme giuridiche (riduzione dei tempi di prescrizione, depenalizzazione del falso in bilancio, eccetera) hanno prodotto e stanno producendo corruzione, burocrazia, sprechi. Siamo sicuri che il Paese aveva queste priorità, visto il buco spaventoso di bilancio che ci trasciniamo dai tempi di Craxi e di Andreotti? Basta prendere la calcolatrice, dividere i 23 milioni di euro delle paratie di Como per i seicento o mille euro mensili di una pensione normale, e si scoprirà che non c’era bisogno di tagliare sulla sanità e sulle pensioni, bastava tenere il cervello collegato.
Non darei comunque tutta la colpa ai politici, qualcuno li ha pur votati. L’esempio del trasporto pubblico mi sembra perfetto per riassumere tutto quello che è successo dal 1992 in qua: se i nostri padri e i nostri nonni viaggiarono sui treni merci, dal 1945 fino all’inizio degli anni ’50, in questi ultimi anni, e in condizioni economiche analoghe, dal 1992 al 2012 si sono preferiti i lussi e i giocattoli. Mi scuso per la semplificazione, davvero un po’ troppo brutale, ma la macchinina e il trenino e le ruspe e le costruzioni sono i giocattoli preferiti dei bambini di tre anni, e a me sembra che molti elettori, troppi elettori, siano ancora fermi a quell’età mentale quando c’è da prendere qualche decisione.
Nel conto delle spese e degli sprechi metterei anche le infinite recinzioni, i sensi unici, i rondò, i tornelli, i “totem” per le code nelle Poste (non bastava un distributore di numerini?), le idee di secessione, proprio come i bambini: questo è mio, di qui non passi, se vuoi passare di qui devi inchinarti a me. Un ritorno al medioevo, le città con le porte d’ingresso e il dazio da pagare
I giornali, tv internet e carta stampata, danno una mano a questa mentalità, nascondendo le notizie (del tipo: i danni geologici e ambientali, il paese dell’Appennino che sta crollando causa tunnel in corso d’opera, peggio del terremoto; o i costi della TAV, dei quali hanno parlato in pochissimi) e voltando allegramente pagina anche quando le tragedie (alluvioni, terremoti, slavine, smottamenti) sono ancora in corso e c’è ancora emergenza.
Che dire? Che il discorso sarebbe lunghissimo, che non spetta certo a me (semplice osservatore) fare liste dettagliate, costi ed esempi, ma che c’è chi lo ha fatto e lo sta facendo, e sarebbe bello esserne informati. Quanto alle proposte, al primo posto del programma elettorale di Syriza, in Grecia, c’è la richiesta di fare un audit del debito pubblico: significa andare a vedere voce per voce come è nato il debito, di chi è la colpa, se ci sono stati sprechi, eccetera. Facendo un esempio molto banale e molto casalingo, alla fine di questa ricerca si verrebbero a prendere decisioni di questo tipo: ok al pagamento immediato dell’imbianchino e dell’elettricista (previa verifica dei conti), rinvio del pagamento per le speculazioni finanziarie, pagamento in BOT a lunghissima scadenza e zero interessi delle pensioni dei megadirigenti, e via dicendo.
PS: l’amministratore delegato delle FFSS, il signor Mauro Moretti, ha appena dichiarato che negli anni futuri non potrà garantire il trasporto locale, regionale. Così facendo ha dimostrato di essere del tutto inadatto al ruolo che ricopre: quando mai si è visto un ferroviere che non garantisce il servizio? Moretti va rimosso quanto prima, e senza liquidazione. Un dipendente di qualsiasi ditta che facesse dichiarazioni come quelle di Moretti, e purtroppo vale per molti altri manager e ministri, verrebbe infatti licenziato su due piedi. Un conto è uno sfogo per lamentare la mancanza di fondi, un altro è il teorizzare e applicare la chiusura delle linee: mai successo, nemmeno in tempo di guerra. Non è nemmeno vero che siano mancati i fondi statali: soldi per le Ferrovie c’erano e infatti sono stati trovati, ma li hanno spesi tutti in restyling e obliteratrici, e altre amenità di questo tipo. Basta fare un giro per le stazioni per vedere, toccare, capire; ma se viaggiate in TAV, se siete contenti delle “quattro tipologie”, se avete accolto con entusiasmo il treno di Montezemolo, se vi piacciono le multe e i soldi per la prenotazione obbligatoria persi quando ci sono dei ritardi, allora questo è il mondo che avete voluto.
Fabrizio RAVANELLI
17 ore fa
6 commenti:
Giuliano. purtroppo il buon senso è merce rara e non raccoglie nemmeno troppi consensi. Se gli amministratori si comportassero davvero come un"buon padre di famiglia" non saremmo qui a lamentarci. Intanto, come sempre, gli italiani danno tutte le colpe agli altri e si assolvono da ogni colpa. Che fare? Malgrado gli entusiasmi per i" Super Mario" non ho tanta fiducia per il futuro.Rimaniamo sempre quelli di prima. Forse reintrodurre l'Educazione civica nelle scuole potrebbe aiutare finalmente a crescere. Chissà?
"un treno che fa tutte le fermate" lo sento ripetere spesso, le fermate sono viste come un noioso intoppo: ma io ci abito, in uno di questi noiosi intoppi. Potrei dire, a buona ragione: cosa me ne frega a me se si abbrevia il tempo di percorrenza tra Milano e Como, vorrete mica abolire le fermate intermedie??? Così poi le strade si intasano definitivamente, come nel film di Dino Risi...
(il viaggio sulle carrozze merci è un racconto dei miei genitori, sposati nel 1948)
alla fine si dovrà arrivare al punto, chi ha preso molto e troppo deve restituire, ma la tradizione dice:
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...
chi ha dato, ha dato, ha dato...
scurdámmoce 'o ppassato,
simmo 'e Napule paisá!
e ho paura che siamo un paese tradizionalista:(
sono d'accordo, però i più addormentati (parola gentile per non dire altro) sono qui in Padania...Tanti sono contenti dei 300 all'ora, dicono che è belllllissssimo.
(poi si lamentano delle tasse e del traffico e degli incidenti eccetera eccetera)
al posto di Napule mettiamo Italia, anche se si canta male
"semm kì nunc a fà e disfààà"
:-)
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