Sul pavimento della Galleria, a Milano, c’è il disegno di un toro: un toro rampante, con le zampe davanti alzate. La Galleria, che collega Piazza Duomo a Piazza della Scala, è dedicata a Vittorio Emanuele II, che divenne re d’Italia ai tempi del Risorgimento e dell’unificazione del nostro Paese; di conseguenza, basta guardarsi un po’ in giro (anche alzando la testa, aiuta) per trovare segni e simboli di Casa Savoia, alla quale apparteneva il nostro primo re. Il toro, simbolo della città di Torino, fa parte di questi segni e simboli sabaudi.
Quando ho cominciato a frequentare la Galleria, a metà degli anni Settanta, mi hanno spiegato che c’era l’usanza di strofinare la suola delle scarpe su quel Toro, perchè si diceva che portava fortuna. Per la precisione, l’area su cui strofinare le suole è quella corrispondente ai genitali dell’animale: che in effetti era un po’ sbiadita, leggermente consumata. Di solito non ci passava sopra nessuno, ma chi conosceva l’usanza ed era un po’ superstizioso si fermava a sfiorare leggermente quella piastrella.
Le cose sono cambiate dagli anni ’90 in poi: non solo i milanesi, ma intere carovane di turisti, scolaresche in gita d’istruzione, giapponesi e americani, poi russi e cinesi, o magari fiorentini e romani, sono venuti a strofinare le suole sull’effigie di quel povero animale. Non solo strofinare, a dire il vero: calcare profondamente, insistere, fare piroette sul tacco, più volte, con accanto qualcuno che ti dice “ma no, non devi fare così, fallo bene”.
Il risultato, da una decina d’anni in qua, è che i genitali del Toro non esistono più: al loro posto c’è quasi costantemente un buco piuttosto profondo, come se ci fosse passato sopra un trapano con la punta fatta a tronco di cono (i dentisti ne hanno di questo tipo, però a misura di dente, piccoli). Chi ci passa spesso sa che non sto esagerando: è proprio un buco, largo e profondo.
Ogni tanto il Comune risistema quelle piastrelle, ma il buco si riforma presto.
Che dire? Io lo considero un simbolo, non più dei Savoia ma della stupidità di questi nostri tempi. Prima, per decenni, il toro in quel punto era solo un po’ sbiadito, lievemente consumato; da qualche anno in qua c’è invece, costantemente, un buco tipo trapano. Possibile che nessuno se ne renda conto? Possibile che chi si esibisce nelle sue evoluzioni tipo trottola non si renda conto che “le palle del toro” non ci sono più, e che sta solo scavando nel pavimento?
Possibile sì, certo che è possibile. Se passate in Galleria adesso, fateci caso: di sicuro qualcuno che sta facendo la giravolta c’è, a meno che il Comune non ci abbia messo una transenna, e se non c’è basta aspettare cinque minuti, et voilà.
Non è che ne sia arrivata una gran fortuna, da tutto questo tormentare il toro; anzi, l’economia va sempre peggio, anche in Giappone e in America hanno avuto i loro problemi, secondo me l’attuale crisi passa anche da queste cose qui. Quando passerà l’ondata di stupidità collettiva, nata negli anni ’80 e mai finita, forse anche Milano riprenderà il suo posto fra le capitali culturali ed economiche d’Europa, e forse – chissà - riprenderà perfino ad essere un posto vivibile.
PS: per i milanesi antichi, quel movimento rotatorio sul proprio asse, teso ad imitare una trottola, è indicato con una parola precisa: “pirlare”.
(due delle immagini vengono da www.wikipedia.it , la terza è un’immagine da una rivista di moda, datata 1953, che ho preso tempo fa in rete – purtroppo non mi ricordo da dove viene di preciso, l’ho messa qui per dare almeno un tocco di eleganza a questo post)
lunedì 17 settembre 2012
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10 commenti:
In Spagna sono più intelligenti: almeno le mangiano. :D
Noce, questa foto è su wikipedia, il che significa una figura di m su scala mondiale. Va avanti così da almeno dieci anni, sono sicuro che molti pensano che il buco sia stato messo lì apposta, che faccia parte dell'arredo originale (infatti, tutti hanno una piastrella bucata in casa - o no?)
"pirlare" : il termine non potrebbe essere più adatto, non solo per descrivere l'azione specifica, ma anche quello che spesso stiamo facendo tutti noi!
Grazia, non so se ti ricordi, ma fino a tutti gli anni '80 la parte in questione era ben visibile, ci voleva almeno un anno per consumarla - consumarla, rendere il disegno indistinto, non certo fare questo buco...
il gesto lo si è sempre fatto, ma sempre tenendo conto del simbolo, non eliminandolo
Noi abbiamo il Redentore con l'alluce senza unghia. Lo hanno consumato i fedeli toccandolo, ma almeno là c'è la scusa della religione, per il povero toro invece non c'è proprio nessuna scusante. Un po' come la storia dei gobbi, che io al posto loro, prenderei a ceffoni tutti quelli che osano avvicinarsi alla schiena. E oltre il danno (la totale mancanza di tatto e sensibilità) c'è anche la beffa (la gobba non se ne va manco per idea).
qualche anno fa, con un amico, avevamo progettato di prendere un po' di Sidol e andare a lucidare una delle figure sul portone del Duomo, una a caso...E poi andare a vedere se rimaneva lucida, come le due o tre tenute lucide da persone più o meno fedeli (poi non ne abbiamo fatto niente, ovviamente: troppa fatica!)
:-)
i Buddhisti ricoprono le statue con foglie d'oro, alla fine dopo molti passaggi la testa di Buddha diventa una sfera da tanto oro che gli hanno messo addosso - dubito che da noi prenderebbe piede un'usanza simile!!!
(le foglie d'oro sottili, quelle che si usano per dorare le copertine dei libri)
Se ti venisse in mente di tener fede al proposito del Sidol, mi raccomando: documentazione fotografica giornaliera e aggiornamenti in tempo reale sul blog :D
potrei trapanare qualche altra piastrella in Galleria...
:-)
(ehh, ma ormai sono un anziano signore di una certa età!)
Concordo pienamente con quanto scrivi sulla deriva misera cominciata negli anni '80 ... non c'è limite al peggio, quando si è toccato il fondo si comincia a scavare (sarà quello il buco).
mi sa che hai ragione, e poi il buco è proprio in quel punto...sì, è proprio come dici
se è così, abbiamo ancora qualche speranza: è un buco riparabile
:-)
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