domenica 25 novembre 2012

Ippocastano


Le “castagne matte” dell’ippocastano sono diventate, da molti anni, un piccolo gioco tra me e mia madre. Aveva iniziato a raccoglierle lei, non so più quanti anni fa: tenerne qualcuna in tasca o nel cassetto, tra i fazzoletti, faceva bene contro il raffreddore; o almeno così si diceva. Non è che ci si debba credere per forza, non è detto che funzioni, ma di certo le “castagne matte” (non commestibili) sono un oggetto molto bello, grosse e lucide, rotonde, di un bel color mogano. Da bambino, andando in cerca di castagne, ero rimasto molto deluso quando mi avevano detto che no, che quelle lì non erano mica buone: ma come, così belle, così grosse... E invece no, erano “matte”: oltre alle ortiche e ai funghi velenosi (da starci bene attenti) nel bosco c’erano le castagne matte e anche le fragole matte, belle come le altre ma che bisognava lasciar lì. I nostri vecchi usavano spesso la parola “matto” anche in questo senso, nel senso di qualcosa di non buono, di falso: una moneta falsa era “matta”, esattamente come era “matta” una castagna (o una fragola) apparentemente bellissima ma che non si poteva mangiare. Oggi probabilmente questo modo di dire si è perso, o quantomeno io non l’ho mai sentito da una persona con meno di cinquant’anni.
In seguito avrei scoperto che l’ippocastano è molto usato in erboristeria, ma siccome non mi sono mai interessato di queste cose mi permetto di sorvolare. Quello che mi interessa sottolineare, e il motivo per cui ne parlo, è un altro: fino a una decina d’anni fa gli ippocastani c’erano anche qui in paese, alberi centenari che ad ogni autunno facevano cadere in gran quantità le loro castagnone giocattolo, false ma simpatiche. Poi li hanno tagliati tutti: sorte comune agli ippocastani di molti paesi e città qui vicine. Da qualche anno, le castagne matte le porto a casa io: da Milano. Può sembrare un paradosso, ma ormai ci sono più alberi a Milano che qui; e non nel senso che Milano sia diventata un bosco, ma purtroppo nel senso che qui, tra Como e Varese, se vedono un albero lo tagliano o si danno da fare per tagliarlo, e il cemento e l’asfalto regnano sovrani. Prima non succedeva, ma negli ultimi 10-15 anni è successo e su larghissima scala; dei motivi di questo avanzare dell’asfalto e del cemento si stanno occupando le procure, in Lombardia ci sono già stati molti arresti e condanne, e ci sono moltissimi indagati tra sindaci e assessori (comunali, provinciali, regionali), ma ormai il danno è stato fatto, comunque vada a finire nessuno ci renderà i prati, i boschi, le piante e i giardini che rendevano piacevole la vita qui intorno. Mi dispiace soprattutto per i bambini, che non erano costretti a stare in casa come succede oggi: io non ho figli né nipotini piccoli, non sto parlando per me.
E’ stato quindi con piacere che ho letto, su Repubblica del 16 novembre scorso, che il sindaco Pisapia sta mettendo davvero gli alberi in città, a partire dalla povera e disastrata Stazione Centrale: la piantina la riporto qui sotto, complimenti e speriamo che si continui e che serva da esempio a tutta la Lombardia. Si tratta di settemila alberi, ciliegi, aceri, querce e platani: niente ippocastani, che peccato. A Milano i vecchi ippocastani ci sono ancora, nonostante tutto hanno resistito: ci sono in Piazza Cadorna, per esempio, e anche nel Museo di Scienze Naturali. E’ in Piazza Cadorna che ho raccolto le mie castagne matte (ogni anno vanno cambiate, servono quelle nuove), con estrema cautela, guardandomi intorno e sperando che nessuno venisse a multarmi o ad arrestarmi. Soprattutto, spero di non essere finito su youtube o su qualche programma tv idiota: le videocamere sono ormai ovunque, ma proprio ovunque; anche se vi toccate il naso davanti a una vetrina vi consiglio di stare attenti, non si sa mai.
E’ interessante venire a sapere i criteri con cui vengono scelti gli alberi: le foglie non devono cadere, le radici non devono essere troppo grosse, nei parcheggi portano via spazio – insomma, sono le automobili a fare da urbanisti, le nostre città e i posti dove abitiamo sono state progettate dalle macchine e viene da dare ragione ogni giorno di più a Samuel Butler e al suo “Libro delle macchine” (la prima volta che l’ho letto, tanti anni fa, mi sembrava un paradosso divertente; oggi più mi guardo intorno e più penso che sia tutto vero). Queste operazioni le chiamano infatti “arredo urbano”, mica devono essere alberi alberi, si mettono ma senza convinzione, se si potesse metterli finti (come i lampioni finto gas)...
Spero proprio che la giunta Pisapia, a Milano, indichi un cambio di direzione; nel frattempo spezzo una lancia a favore degli ippocastani: a me piacevano molto quegli alberi così grandi, le castagne matte erano simpatiche, oggi le si considera solo come spazzatura che ha un costo, la macchina per pulire le strade lavora male accanto agli alberi centenari queste cose deve per forza farle un essere umano e si sa che il lavoro è un costo. Il lavoro è un costo, gli alberi sono un costo, anche gli esseri umani sono un costo – è questo che penso mettendo in tasca le mie annuali castagne matte, dopo averle ripulite dalla terra. A proposito, una volta c’erano in giro le fontanelle per lavarsi le mani: dove sono finite? Disturbavano anche quelle, oppure bisogna proprio pagare per ogni piccola cosa?

(le immagini dell’ippocastano vengono da wikipedia e da un vecchio libro scolastico)

9 commenti:

giacy.nta ha detto...

Io li chiamo pippocastani:) La città in cui vivo è il loro regno, ne è piena.
Splendido il tuo modo di raccontarli:)

Giuliano ha detto...

Sì, sono belle piante
:-)
quando li tagliano parlano sempre di malattie, di parassiti...alle volte è vero, ma non sempre.
Stamattina ho controllato: lasciando gli ippocastani, gli insigni urbanisti avrebbero dovuto ripensare e rivedere il loro progetto, a detrimento delle generazioni future che si sarebbero perse la loro alzata d'ingegno (cioè le solite cose che hanno fatto dappertutto: dossi, autobloccanti, lampioni fintogas, eccetera eccetera)
A Milano c'è anche il problema della metropolitana: ci sono pochi metri di terreno, le radici non hanno più spazio e certi alberi rischiano di cadere se crescono appena un po' di più.

Grazia ha detto...

Intorno a casa mia (a Bruxelles) è pieno di ippocastani. Negli anni scorsi le piante hanno subito una malattia, una specie di cancro e, allora, tutta la cittadinanza è "insorta" per curarle. I tagli sono stati pochissimi e oculati e le piante subito sostituite. Sembra di essere un Italia, vero

Giuliano ha detto...

Grazia, spero che a Bruxelles non abbiano messo ovunque quei lampioni neri "a gas" che imperversano qui in Lombardia...non che siano brutti, ma sono dei falsi clamorosi e quasi sempre fuori contesto.
le piante si ammalano, purtroppo...ogni tanto servono cure drastiche. L'importante è che vengano subito rimpiazzate, e che non si approfitti per costruirci sopra un "bar del parco" o un parcheggio col grattaesosta, o peggio

Alligatore ha detto...

Nel paesino dove vivo io, esistono ancora, ed io, che ho molti meno di 50 anni (circa 10, ma non voglio rivelare altro, noi alligatori siamo civettuoli sull'età), le chiamo così: castagne matte, anzi, mate, in dialetto parte una ti (si parla ancora molto il dialetto in queste zone).
@giacy.nta
Pippocastani? Ah, ah, ah ...

Giuliano ha detto...

Ally, le castagne matte io le associo sempre ai maggiolini - sono stagioni diverse ma sembrano giocattolini di legno. Sui maggiolini ha scritto una pagina molto divertente Meneghello, in Libera nos a Malo - se hai la pazienza di cercarla c'è anche su questo blog
PS: il paese dove abito è sempre rimasto sui 6000-7000 abitanti, oggi siamo oltre i diecimila, idem i paesi vicini. (tre per cinque chilometri, mica tanto di più) Ormai siamo un blocco solo, e adesso c'è anche la Pedemontana, terze e quarte corsie sulle autostrade, rondò e svincoli, centri commerciali...

Lara ha detto...

Meraviglioso post, caro Giuliano!
Mia nonna sapeva delle castagne matte, io me ne ero dimenticata.
Chissà se trovo un ippocastano dove abito io? Di alberi fortunatamente ce ne sono, andrò quindi alla ricerca di questo.
E raccoglierò le castagne matte. Peccato non averlo saputo prima!!!
E hai ragione anche sulle fontanelle.
Dove saranno scomparse?
Grazie per questo tuo scritto, è confortante leggere in altri blog, quello che si pensa.
Ciao,
Lara

Giuliano ha detto...

Lara, confesso di avere sempre avuto grosse difficoltà nel riconoscere gli alberi...Non so perché, ma mi confondo sempre. Le castagne matte però ormai sono fuori stagione, arrivano ai primi di novembre: almeno questo me lo ricordo!
Quando arrivano i frutti, allora è più facile...
:-)

Giuliano ha detto...

PS: le fontanelle sono scomparse perchè siamo stati governati da dei deficienti. Prima "ci sono i drogati", poi "ci sono gli extracomunitari", poi per motivi igienici risibili, infine per la moda (e gli affari) delle "casette dell'acqua", insomma un accatastarsi di stupidità. Non solo da parte chi ci governa, purtroppo.
Con la tecnologia di oggi, mettere delle fontanelle gratuite e senza sprechi sarebbe facilissimo...Se non lo si fa bisogna chiedersi perché.