Il governo Prodi è stato l’unico a sospendere il campionato di calcio: in una città vi furono scontri fra ultras e polizia che portarono alla morte di un poliziotto. Non era la prima volta e non si poteva andare avanti così, e non si poteva dare la colpa solo a quella città o a quella squadra di calcio, perché il problema riguardava tutta l’Italia. Bisognava dare un segnale forte, e la sospensione del campionato di calcio era l’occasione buona per pensare a cos’era successo e a come era stato possibile arrivare fino a quel punto.
Un’occasione persa: il governo Prodi è ormai un lontano ricordo, gli incidenti negli stadi e fuori continuano (non c’è ancora scappato il morto, per pura fortuna) e il rimedio proposto è “la tessera del tifoso”: i nostri manager e ministri, allevati nel culto del marketing, sanno ragionare solo con parole da supermarket, tessere magnetiche e fidelizzazione del cliente. In realtà, gli ultras del calcio sono relativamente pochi e facilmente identificabili anche grazie alle riprese tv delle partite: e questo da decenni. Se si volesse davvero intervenire, sarebbe abbastanza facile.
Più interessante, però, mi sembra il risalire a quel “come siamo arrivati a questo punto”. Gli studi in proposito non mancano: la deriva razzista e violenta della nostra società ha basi profonde proprio lì, dentro gli stadi, fra gli ultras del calcio. Dagli anni ’90, alcune nostre società calcistiche hanno girato l’Europa mostrando alti svastiche e vessilli fascisti: e questo nel disinteresse generale. Forze politiche ben individuabili, oggi “sdoganate”, hanno preparato questa deriva per anni, accuratamente; tra gli ultras hanno solide basi elettorali. Inchieste accurate, già negli anni ’90, mostravano gli addestramenti di questi ultras, addestramenti quasi militari: si prendevano ragazzi di 13-15 anni e gli si spiegava per bene cosa fare, “chi non è con noi è contro di noi”.
Qualche risposta c’è stata: si è detto che a Livorno c’erano tifosi che salutavano col pugno chiuso, e che quindi andava bene tutto. Come dire che se io faccio una cretinata e tu ne fai un’altra le due cretinate si annullano a vicenda: ma non funziona così, le cretinate si sommano. Una cretinata più una cretinata fanno due cretinate, dovrebbe essere facile arrivare a capirlo.
E poi, soprattutto, gli ultras organizzati “di sinistra” esistono quasi soltanto a Livorno (e non sono certo tra i peggiori); la maggior parte delle “curve” calcistiche di tutta Italia usa simboli di tutt’altra matrice politica: simboli razzisti, fascisti, nazisti.
I quindicenni degli anni ’90 oggi hanno trent’anni; altri quindicenni sono arrivati, sono stati catechizzati in quel modo, eccetera. Insomma, il fenomeno ha ormai radici solidissime, ma la maggior parte degli addetti ai lavori (politici e giornalisti su tutti) continua a stupirsi e a fare facce indignate davanti a questi “esecrabili atti di violenza compiuti da persone che non possono chiamarsi tifosi”.
E così quest’inverno mi è toccato sentirmi dare del razzista: alcuni ultras della mia squadra del cuore hanno insultato un ragazzo di origini africane, e quindi anch’io sono razzista. Mi piacerebbe avere uno stuolo di avvocati per poter querelare tutti quelli che lo hanno detto, purtroppo non posso permettermeli; mi piacerebbe anche poter votare alle elezioni e mandare a casa tutte quelle forze che sull’odio razzista e sull’istigazione alla violenza hanno costruito la loro fortuna, ma da solo non posso farlo.
La maggior parte della gente, qui, vota da tre lustri per quelle forze politiche; e se dopo così tanto tempo votano ancora lì, cosa vuoi che gli dica. Forse sono io che sbaglio. Saranno mica tutti imbecilli, no?
Fabrizio RAVANELLI
17 ore fa
5 commenti:
imbecilli forse no, interessati ed ignoranti sì.
Buon Anno anche qui ;)
ciao Ange! mi piacerebbe avere qualche risposta... il titolo di questa serie di post lo avrei evitato volentieri, ma lo sento ripetere da tanto tempo, anche in tv e da ministri e parlamentari. E così si ritiene chiuso l'argomento: se fai lo share del 55% hai vinto, no? Il resto non conta...
Buon Anno anche qui, e speriamo che cambi in meglio.
Ultime novità (si fa per dire...): un Ministro degli Interni che giustifica scontri e sparatorie. Ma, tanto, se ammazzano qualche "immigrato estracomunitario", magari negro africano, cosa vuoi che sia. Male che vada, becchi trecentomila voti in più, tutti a Gemonio.
Il video segnalato nel post ci spolvera la memoria
http://feedproxy.google.com/~r/Squonk/~3/kjHoJiwxVys/
Ange, una citazione triste: "si tratta di negri contro calabresi" eccetera. Queste cose le conosco a memoria, ormai. (ma a Gemonio, patria natale dell'Umberto, non ci son mai stato se non di passaggio).
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