- Volete anche l’amarena, bambini?
La mamma ci aveva dato i soldi per il gelato, da prendere al bar sotto casa. Io avevo sei o sette anni, mia sorella due di più; il signore che vendeva i gelati era una presenza familiare, aveva una figlia dell’età di mia sorella. Insomma, se quel signore così gentile, quasi un amico, voleva offrirci l’amarena, di quelle del vasetto, con un po’ di sciroppo dolce... Invece no, l’amarena ce l’ha fatta pagare. E cara: dei soldi che ci aveva dato la mamma non era rimasto più niente, e quel gelato con l’amarena è stato difficile da mandare giù – tanto è vero che me lo ricordo ancora oggi, dopo più di quarant’anni.
Però la lezione mi è servita, mai fidarsi. Triste da imparare a sette anni, ma così almeno ho saputo decifrare e decodificare quello che successe quando ci fu il cambio della nostra moneta, dalla lira all’euro. La destra ne fece un suo cavallo di battaglia, e il loro grido di guerra risuona ancora oggi: «L’Euro di Prodi!» (da declamare con sdegno).
In realtà, il passaggio dalla lira all’euro era un semplice fattore matematico, moltiplicare per, dividere per. Se qualche negoziante ha venduto per un euro ciò che costava mille lire, o peggio, la colpa è del negoziante e non del cambio della moneta. Si sa che, da sempre, quando vai in vacanza all’estero bisogna fare attenzione al cambio perché ti fregano. La situazione qui, con l’Euro di Prodi, era identica: bisognava fare attenzione al cambio. E non era facile, ancora oggi mi sorprendo anch’io a pensare sbagliato di fronte ai prezzi in vetrina: un paio di scarpe a cento euro sembrano regalate, invece costano care – ma penso che per i ventenni di oggi, quelli che non hanno mai pensato in lire, sia tutto più chiaro.
Mi stupisce invece che tanti siano caduti nel tranello di quello slogan disgustato, “l’Euro di Prodi”. Innanzitutto perché fu una decisione presa da tutti i governi europei insieme; si poteva e si può discutere, ma non era certo “di Prodi”. Ma soprattutto perché se un negoziante vende a dei bambini, o a degli anziani, un gelato per il doppio del prezzo, è una truffa: roba magari da poco, ma una vera vergogna. Eppure gente così esiste, non solo non si vergognano ma sono convinti che sia giusto, e che se esistono “i fessi” è bene approfittarne; e oggi c’è perfino chi lo teorizza apertamente.
Non mi ricordo se io e mia sorella ne avevamo parlato a casa, la rabbia era troppo grande e la voglia di gelato era passata, e ci volle del tempo per tornare a mangiarne volentieri. Di sicuro posso dire una cosa: che è dal 1965 che io so di che materia è fatta la gente che vive in questo Paese, e quando ne trovo conferma posso esserne rammaricato ma non certo sorpreso. Per qualche anno mi sono illuso, pareva davvero che il mondo fosse migliorato ma così non era (ma piacciono ancora ai bambini le amarene sul gelato? temo che siano passate di moda...).
Aggiornamento al luglio 2012: dopo la stagione degli europeisti, come Prodi (che fu presidente della Commissione Europea) in Europa sono arrivati al potere gli euroscettici, quasi tutti di destra. Come volete che vada a finire l'Euro, se lo affidate agli euroscettici?
Promemoria per quanti rimpiangono la lira: di che lira state parlando? Perché c'è differenza, la lira del 1970 non è quella del 1975, in mezzo c'è la prima grande crisi petrolifera, l'inflazione galoppante... invece si continua a pensare e a dire (anche in tv, anche da commentatori famosi e rinomati) come se fosse sempre stato il dividere e moltiplicare per 1936,27: nossignori, quello era il cambio di dodici anni fa. Nel frattempo le cose sono cambiate, quel cambio, quel dividere o moltiplicare per due più gli zeri, è completamente insensato, è come vendere oro ragionando sui cambi del 1978, senza senso. Un piccolo esercizio per concludere: in uno dei suoi primi sketch in tv, appunto nel 1978, Roberto Benigni se la prendeva con il costo della tazzina di caffè al bar: centocinquanta lire, un furto. Ecco, adesso andate a prendere la calcolatrice, dividete e moltiplicate per 1936,27 e fate il confronto con il costo del caffè al bar come è oggi. Qualcosa non torna? (i cambi cambiano, lo dice la parola stessa...)
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4 commenti:
Quello dell'euro di Prodi è uno slogan furbetto e falso creato ad arte e passivamente recepito e ripetuto ad libitun dalla gente. Dopo l'euro i negozianti, nessuno escluso, hanno praticamente raddoppiato i prezzi seguendo l'equazione 1 euro=1000 lire; nel frattempo, però, gli stipendi non hanno seguito questa logica. La cosa è chiara ma figurati: la truffa è teorizzata, i furbi sono ammirati e gli altri sono visti come ingenui fuori del tempo.
Porannoi.
L'amarena...cosa mi ricordi! Mi vedo a sette-otto anni, ad Anzio, a comprare la grattachecca (così a Roma chiamano la granita) arancio amarena con le amarene aggiunte GRATIS per chi le voleva. Bei tempi.
Ciao Ermione! Questa dell'amarena è una cosa piccola piccola, ma di gente così ne ho vista: i peggiori non sono i negozianti, che posso anche perdonare: sono i managers e i capi del personale...
Sono contento di essere stato quasi sempre dalla parte del fesso, anche se poi sono cose che si pagano, nella vita.
Con l'avvento dell'euro i negozianti hanno praticamente raddoppiato i prezzi, una cosa che costava mille lire, improvvisamente costò 1 euro.
E' vero i negozianti ci hanno marciato, ma il governo doveva controllare che ciò non avvenisse. .....e chi c'era al governo?
roberta
Vero, verissimo. Al governo c'erano quelli che avevano preso i voti dalle persone come quello che descrivo qui... (vedi alla voce condoni, sanatorie, scudi fiscali, eccetera).
ciao Roberta!
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