Una piccola storia d’amore molto bella, ma anche una storia che racconta, sia pure in maniera molto blanda, di sperimentazione sugli animali: ma siamo negli anni ’40, di vivisezione non si parlava ancora, e posso assicurare che il protagonista di questa storia aveva ben altre preoccupazioni, in quel momento; e di peggiori ne avrebbe avute di lì a poco. E’ anche un bel notturno milanese, uno dei più bei ritratti di Milano che siano mai stati descritti; però non lo riporto tutto, metto qui solo i conigli perché sono conigli molto divertenti ed è un peccato se qualcuno se li perde.
... ci eravamo accorti, Giulia ed io, che le stesse mani ignote lasciavano in laboratorio, in nostra assenza, tracce appena percettibili. Un armadio, chiuso a chiave alla sera, era aperto al mattino. Uno stativo aveva cambiato posto. La cappa, lasciata aperta, era abbassata. Un mattino di pioggia, come Robinson, trovammo sul pavimento l'orma di una suola di gomma: il Commendatore portava scarpe di gomma. «Viene di notte a fare l'amore con la Loredana», decise Giulia: io pensavo invece che quel laboratorio, ossessivamente ordinato, doveva servire per qualche altro impalpabile e segreto lavorio svizzero. Mettemmo sistematicamente degli stecchi infilati dall'interno nelle porte, sempre chiuse a chiave, che dalla Produzione immettevano nel laboratorio: al mattino gli stecchi erano sempre caduti. Dopo due mesi disponevo di una quarantina di analisi: le piante col contenuto in fosforo piú alto erano la salvia, la chelidonia e il prezzemolo. Io pensavo che a questo punto sarebbe stato opportuno determinare in quale forma era legato il fosforo, e cercare di isolare il componente fosforato, ma il Commendatore telefonò a Basilea e poi mi dichiarò che non c'era tempo per queste finezze: avanti con gli estratti, fatti cosí alla buona, con acqua calda e col torchietto, e poi concentrati sotto vuoto: infilarli nell'esofago dei conigli, e misurare la loro glicemia.
I conigli non sono animali simpatici. Sono fra i mammiferí piú lontani dall'uomo, forse perché le loro qualità sono quelle dell'umanítà avvilita e reietta: sono timidi, silenziosi e fuggitivi, e non conoscono che il cibo ed il sesso. Se si eccettua qualche gatto di campagna nell'infanzia piú remota, io non avevo mai toccato un animale, e davanti ai conigli provavo repulsione; cosí anche Giulia. Per fortuna, la Varisco aveva invece grande confidenza sia con le bestiole sia con l'Ambrogio che le amministrava. Ci fece vedere che, in un cassetto, esisteva un piccolo assortimento di strumenti adatti; c'era una cassetta stretta ed alta, senza coperchio: ci spiegò che ai conigli piace intanarsi, e se uno li prende per gli orecchi (che sono il loro manico naturale) e li infila in una cassetta, si sentono piú sicuri e non si muovono piú. (...) Quei conigli, per ordine del Commendatore, vivevano ciascuno nella sua gabbia, maschi e femmine, in stretto celibato. Ma venne un bombardamento notturno che, senza fare molti altri danni, sfondò tutte le gabbie, ed al mattino trovammo i conigli intenti ad una meticolosa e generale campagna copulatoria: le bombe non li avevano spaventati per nulla.
Appena liberati, avevano subito scavato nelle aiuole i cunicoli da cui traggono il nome, ed al minimo allarme abbandonavano a mezzo le loro nozze e ci si rifugiavano. L'Ambrogio ebbe pena a recuperarli ed a richiuderli in gabbie nuove; il lavoro delle glicemie dovette essere interrotto, perché solo le gabbie erano contrassegnate e non gli animali, e dopo la dispersione non fu piú possibile identificarli.
Venne Giulia tra un coniglio e l'altro, e mi disse a bruciapelo che aveva bisogno di me. Ero venuto in fabbrica in bicicletta, non è vero? Ebbene, lei quella stessa sera doveva andare subito fino a Porta Genova, c'erano da cambiare tre tram, lei aveva fretta, era una faccenda importante: che per favore la portassi in canna, d'accordo? Io, che secondo il maniaco orario sfalsato del Commendatore uscivo dodici minuti prima di lei, l'attesi girato l'angolo, la caricai sulla canna della bicicletta e partimmo.
Circolare per Milano in bicicletta non aveva allora nulla di temerario, e portare un passeggero in canna, in tempi di bombe e di sfollamenti, era poco meno che normale: qualche volta, specie se di notte, accadeva che estranei domandassero questo servizio, e che per un trasporto da un capo all'altro della città ti ricompensassero con quattro o cinque lire. Ma Giulia, già di regola piuttosto irrequieta, quella sera comprometteva la stabilità dell'equipaggio: stringeva convulsamente il manubrio contrastando la guida, cambiava di scatto posizione, illustrava il suo discorso con gesti violenti delle mani e del capo che spostavano in modo imprevedibile il nostro comune baricentro. Il suo discorso era in principio un po' generico, ma Giulia non era il tipo che si tiene i segreti in corpo ad intossicarlo; a metà di via Imbonati usciva già dal vago, e a Porta Volta era in termini espliciti: era furiosa perché i genitori di lui avevano detto di no, e volava al contrattacco. Perché lo avevano detto? - Per loro non sono abbastanza bella, capisci? - ringhiò, scuotendo il manubrio con ira.
- Che stupidi. A me sembri abbastanza bella, - dissi io con serietà.
(Primo Levi, da “Il sistema periodico”, il racconto intitolato “Fosforo”)
Le immagini: il coniglio pompiere viene dal finale di "La ballata di Stroszek" di Werner Herzog; il coniglietto con il banjo l'ho preso su internet tanti anni fa e non riesco più a recuperare il link (I'm very sorry...); Bugs Bunny è Bugs Bunny.
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