mercoledì 8 giugno 2011

Quattro giorni senza Poste

L’inizio di giugno è stato memorabile, per Poste Italiane: quattro giorni di blocco totale. Che io mi ricordi non era mai successo, nemmeno con gli scioperi si era mai arrivato a tanto. Ma stavolta non c’era in mezzo niente, solo un semplice blocco dei computer: c’è chi dà la colpa agli hacker cinesi, e dar la colpa ai cinesi si sa che è facilissimo. Cinesi, zingari, comunisti, Roma ladrona, dar la colpa a chiunque ma mai ammettere i propri errori: va beh, pazienza, questo lo sapevamo già, e io per mia fortuna in quei giorni non ho avuto bisogno delle poste. Per il futuro, come tutti, faccio gli scongiuri: a suo tempo ho votato contro, oggi cos’altro potrei fare?
Il vero problema a mio parere (oltre a una generazione di manager sciagurata: i manager, e non solo i politici) è l’illusione di fare tutto più in fretta, di essere veloci, ma veloci per fare cosa? Sia in Posta che negli uffici della ASL Lombardia (e faccio solo due esempi dei tanti possibili) da gennaio in qua ho visto delle code spaventose, minimo un’ora per arrivare a uno sportello, e oggi c’è questa novità: quattro giorni senza Poste, e anche il sistema di pagamento delle tabaccherie in tilt. Ripenso a quando bastavano un timbro e una biro, e mi viene una gran nostalgia: con degli impiegati efficienti (e qui sta il punto: efficienti), bastava un timbro e si risolveva tutto velocemente. Invece, con il computer bloccato, anche il migliore degli impiegati non può più fare niente.
Ormai funziona dappertutto così. Ti danno una password, anzi due, tre, dieci; e che sia piena di caratteri astrusi, segni non di lettere dell’alfabeto ma trattini, puntini, sbarre, punti e virgola, maiuscole minuscole alternate, simboli del dollaro, punti esclamativi, caratteri greci e cirillici, e ti dicono che così sei in sicurezza, e invece il giorno dopo leggi che hanno rubato centomila password in un colpo solo, e in pochi minuti, carte di credito comprese (è appena successo su scala mondiale per i clienti della playstation, che non sono mica centomila...). Almeno, prima, per rubare bisognava armarsi con un piede di porco, agire nottetempo e scassinare un archivio stando attenti alle sirene della polizia...
E’ l’illusione di governare tutto con dei gadget, quella che porterà alla rovina la nostra società (beh, spero di no, ovviamente spero di sbagliarmi). L’illusione che la nostra sicurezza sia in mano alle password, ai caschi obbligatori nei cantieri e sulle biciclette (alla Thyssen gli operai avevano il casco), alle sirene quando fai la retromarcia (e se uno sviene, o se non si sposta?), alle P grandi come una casa sul lunotto posteriore per i neopatentati (in realtà bisogna stare attenti a tutte le automobili, anche il migliore dei guidatori può avere un problema), ai guanti di protezione per i panettieri (voi dite che lavorare coi guanti è più igienico? santa ingenuità...), ai diserbanti e insetticidi e disinfettanti anche quando non servono (non servono quasi mai), eccetera eccetera. La prima norma di sicurezza è l’addestramento del personale, avere personale esperto e responsabile: invece si precarizza, oggi ci sei domani chissà; si paga il personale poco o niente; si mette tutto nelle mani degli smanettoni e dei “creativi”; non si ascolta il parere di chi lavora e dei clienti, eccetera: ormai è la prassi, e questi sono i risultati.
Quattro giorni di blocco totale alle Poste, quando mai si era visto? Nemmeno con gli scioperi degli anni ’70...

PS: il giorno dopo aver pubblicato questo post, vedo in tv (ad Anno Zero) il ministro Brunetta che spiega ai dipendenti del Tribunale di Milano (con l'atteggiamento che si usa coi bambini) che adesso di cancellieri e di personale non c'è più bisogno, perché a Milano è tutto on line. Gli rispondono che non hanno nemmeno lo scanner, e che il personale per l'installazione e la manutenzione dei computer e per la sicurezza del software è ridotto a poche unità, a causa dei tagli tremontici e brunettiani. Brunetta risponde che i magistrati sono dei fannulloni, e la cosa finisce lì. Mi sembra un episodio emblematico: si risolve tutto con uno slogan, il personale non serve perché siamo on line. Evviva! (Preparatevi, il blocco di quattro giorni delle Poste è destinato a ripetersi, non so dove e non so quando, ma questa generazione di dirigenti fa veramente spavento).

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