Il maggiolino sembra davvero un giocattolo: un giocattolino di legno, per la precisione. Qualcosa come una macchinina, un piccolo camion. Al maggiolino puoi fare di tutto, è assolutamente innocuo, l’unico limite è la cattiveria dei bambini verso gli animali; del resto, non è che agli insetti, quando si avvicinano alle case, capitino sorti migliori di queste.
Anche i maggiolini non si vedono quasi più dalle mie parti, peccato: erano un bel gioco, per un bambino.
Luigi Meneghello, da “Libera nos a Malo”:
I brombóli muoiono tranquillamente nel sonno; e siccome dormicchiano un po' sempre, sono esposti a un rischio continuo. Il brombólo è soprattutto un arrampicatore: appoggiandolo alle superfici del monumento ai Caduti in Castello, lui s'aggrappa al marmo e ràmpica pazientemente. Salivano sfruttando le minute rugosità del marmo, e i solchi delle lettere; cadevano senza preavviso, e si sentiva la piccola bòtta della nuca ai piedi dei paretoni bianchi. Il brombólo non muore quando batte la nuca; lo si mette in infermeria, a una dieta di minestra che si versa direttamente col cucchiaio sopra il malato, questi mangia e s'addormenta, ma spesso, secondo la sua natura, muore nel sonno con la pancia piena.
Ricordiamo ancora con affetto i nostri brombóli migliori, e specialmente quello bravissimo che si chiamava Soga. Gli altri partivano sullo spigolo a destra, raggiungevano subito ZANELLA e VANZO, più raramente STERCHELE e SAGGIN, qualche volta anche i primi PAMATO; uno si spinse una volta fino in mezzo alle P che sono dieci, poi cadde, batté la nuca e morì in seguito all'infermeria.
Ma Soga si spostava subito vivacemente a sinistra, passava LAIN, passava LAPPO, e poi su: su per GALIZIAN, fratello di mia zia Lena, via per FESTA, dove già stentavamo ad arrivare per fargli sicurezza con la mano. Quando passava i due DESTRO, entrambi 16 maggio 1916, non ci arrivavamo più neanche in punta di piedi; scendevamo dalla base e stavamo semplicemente a guardare.
Era solo ora. Solo con DE MARCHI Antonio, classe '95, con l'altro DE MARCHI un anno più vecchio; solo col lampo del sole sulle roccette dove c'è CIMBERLE. Avevamo paura per lui, lo vedevamo salire lassù di riga in riga, pareva che non finissero mai. Ma quanti ne sono morti in questo maledetto paese?
Si trepidava per Soga mandato così allo sbaraglio senza una vera ragione, piccolo lassù come un ometto che s'arrampichi sul Dente del Pasubio; come 1'ultímo nome che si vede appena la in cima, AGOSTI Alessandro, zio di Sandro che rinnova il nome.
Di questi nostri brombóli ci fu un'epidemia nel 1598, onde fu murata nella chiesa parrocchiale una lapide: «Guastando li Brombóli le viti, la Comunità di Malo, fatto voto a S. Ubaldo Vescovo di Gubio di celebrare ogni anno li XVI Maggio solennemente la sua Festa, fu liberata...»
Questo registra il Maccà; aggiungo che attaccati a un filo e roteati nell'aria, anzitutto li Brombóli si sottraggono alla vista e si dissolvono in un cerchio vaporoso, come marroni salbèghi analogamente trattati; in secondo luogo emettono un lamento vibrante, essi normalmente muti, forse in memoria del macello di S. Ubaldo.
Noi non li prendevamo sulle viti, come forse i nostri compaesani di tre o quattro secoli fa, ma sui morari, dove parevano more. Erano cari compagni di scuola; ottima moneta; innocui, lenti, sonnacchiosi. Pareva incredibile che fosse una virtù sterminarli, com'era invece sottinteso.
(Luigi Meneghello, da “Libera nos a Malo”, pag.61 e 62 edizione BUR Rizzoli)
da http://www.wikipedia.it/ :
Il Melolontha melolontha LINNAEUS, 1758, comunemente chiamato Maggiolino è un insetto diffuso in tutta Europa, appartenente all'ordine dei Coleotteri, famiglia degli scarabeidi.
Gli adulti dei maggiolini, lunghi 20-30 mm, sono allungati e presentano elitre colore rosso-brunastro e protorace scuro (bruno-nerastro o verdastro). Talvolta le elitre di alcuni esemplari sono fittamente ricoperti di scaglie bianche (varietà farinosus). La parte terminale dell'addome (pigidio) è tipicamente di forma triangolare, con l'apice appuntito verso la parte distale e ricurvo verso il basso.
Le antenne sono formate da un funicolo ed un ventaglio con un numero diverso di articoli a secondo del sesso. Nei maschi il funicolo ha 3 articoli ed il ventaglio, molto allungato, ricurvo ed appiattito, 7 articoli. Nella femmina il funicolo ha 4 articoli ed il ventaglio, molto corto e quasi globoso, ha 8 articoli. Le larve, lunghe fino a 40 mm, sono a forma di "C" (larve melolontoidi), biancastre, con il capo e le zampe arancioni e la parte terminale dell'addome molto ingrossata. Vivono nella rizosfera nutrendosi di radici.
Il maggiolino è un insetto con ciclo poliennale in cui gli adulti sfarfallano in primavera, a maggio (da cui il nome). Gli adulti si nutrono degli apparati aerei delle piante, specialmente le latifoglie forestali, che infestano iniziando l'attività trofica all'imbrunire. Dopo circa 15 giorni dallo sfarfallamento si ha l'accoppiamento e l'ovideposizione che avviene nel terreno a circa 20 cm di profondità. Le larve neonate iniziano la loro attività trofica sulle radici, specialmente quelle più tenere, anche di piante erbacee spontanee. Alla fine del primo anno, all'avvicinarsi dell'inverno, le larve si approfondiscono nel terreno e svernano; nella primavera successiva riprendono l'attività, trascorrendo tutto il secondo anno allo stadio larvale. Nella primavera del terzo anno le larve possono: riprendere l'attività, come nel secondo anno, e quindi sfarfallare alla primavera del quarto anno; impuparsi e sfarfallare nel maggio del 3º anno. Il maggiolino, pertanto, completa il suo ciclo biologico in 3 o 4 anni solari (quindi 2-3 anni effettivi).
Il maggiolino è un coleottero diffuso quasi ovunque in Italia. Estremamente polifago, in una sacca della terra di Otranto nel Salento, si è adattato a nutrirsi degli aghi più teneri dei pini. I danni vengono provocati: dagli adulti che si nutrono di foglie e possono provocare forti defogliazioni alle piante colpite nel caso di gravi infestazioni; dalle larve che si nutrono delle radici.
Il Maggiolino dei pini (Polyphylla fullo LINNAEUS, 1758) è un coleottero della famiglia degli scarabeidi. Il maggiolino dei pini è il più grande melolontino europeo, potendo raggiungere una lunghezza di 38 mm, e senz'altro uno delle più belle specie di coleotteri del mondo. Il corpo, robusto e convesso e di color bruno più o meno rossastro o nerastro, è ricoperto da una finissima pubescenza bianca che forma eleganti macchie marmorizzate, diverse da individuo a individuo.
La sua caratteristica saliente, e per la quale è più apprezzato dagli appassionati naturalisti, è pero il ventaglio antennale, che nel maschio raggiunge una notevole dimensione e conferisce a quest'insetto un aspetto inconfondibile. La femmina ha invece un ventaglio del tutto simili agli altri scarabeidi. L'adulto del Polyphylla fullo vive sulla chioma dei pini, dei cui aghi si ciba. Di notte viene talvolta attirato dalle luci dei lampioni. La larva vive a dipesa di graminacee e ciperacee di ambienti sabbiosi.
(le illustrazioni vengono da wikipedia e dalla mia copia personale di "Il mondo degli animali", edizioni Rizzoli, anno 1968; il monumento di cui si parla è a Malo, provincia di Vicenza, dove è nato e cresciuto Luigi Meneghello, 1922-2007, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, professore all’Università di Reading, Great Britain). (salbéghi significa “selvatici”, come spiega lo stesso Meneghello nelle note; e "brombòlo" è ovviamente il nome del maggiolino, a Malo in provincia di Vicenza, negli anni 20).
Mammarranca - Francesco Piras
13 ore fa
2 commenti:
Un post interessante, come tutti i tuoi del resto. E mi ha fatto venire voglia di leggere, Libera nos a Malo, colpevolmente trascurato fino a questo momento, ma, how many books, so little time...
ho conosciuto Meneghello grazie a Marco Paolini, e quando ho cominciato a leggerlo mi è dispiaciuto di non averlo letto prima! Oltretutto, metà della mia famiglia è veneta, quindi non ho neanche il problema della lingua
:-)
però il dialetto di Malo è molto diverso dal veneziano-padovano di casa mia...
La tua citazione in inglese è perfetta! Meneghello insegnava letteratura italiana in Inghilterra, ha vissuto a Reading dal primo dopoguerra fino all'età della pensione
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