“Biologico ed “Ecologico” sono due parole che non sopporto più, in pubblicità e per l’uso che se ne fa in generale. Nel loro significato originale, in ambito scientifico, sono e rimangono due parole molto belle, ma dubito che ormai ci sia ancora qualcuno, al di fuori delle università, ad usarle nel loro giusto significato. Tutti, a partire dai giornalisti (che dovrebbero invece stare attenti e usare i termini giusti, perché hanno grosse responsabilità su quello che succede) usano invece “bio” ed “eco” come se fossero scemenze, paroline da poco; e da qui nasce la mia insofferenza.
L’unica auto ecologica, sia ben chiaro, è quella ferma in garage: le altre appena si muovono provocano disastri - anche minimi, basta il copertone di una ruota in movimento per devastare tutto un ecosistema, sia pure piccolo; per non parlare delle stragi di animali, ricci, gatti, cani, uccelli di tutte le dimensioni (dal passero al fagiano), eccetera, tutto quello che vi può venire in mente. E le auto, per muoversi, hanno bisogno di strade: le strade asfaltate in natura non ci sono, e quindi – piaccia o non piaccia – si tratta di altre devastazioni ambientali. L’unica relazione dell’automobile con l’ambiente che la circonda è proprio questa: dove arriva l’auto, l’ambiente si modifica spesso in modo irreparabile.
“Ecologia” è la scienza che studia un essere vivente in relazione con l’ambiente in cui vive; “Biologico” è qualcosa che ha a che fare con la vita (bìos, in greco antico). Forse parlando di detersivi bisognerebbe dire “biodegradabile”, che è una parola un po’ più vicina alla realtà; ma è possibile usare le parole giuste, nel loro vero significato, se c’è da vendere una merce e se tutto viene considerato come merce?
La pubblicità ha delle regole molto semplici, il più delle volte ai “creativi” basta un nemico da individuare e da combattere: se non c’è, va inventato o costruito. La placca, i batteri, l’anidride carbonica, il PM10, lo zucchero (per i dolcificanti e i “diet”), e quando i pubblicitari trasferiscono in politica nascono le fobie per i comunisti, per gli extracomunitari...Un nemico va sempre bene, per creare consenso. Ma poi, quando il meccanismo viene scoperto, nascono problemi ancora più grossi: per esempio la grossa bega del vaccino antinfluenzale, nell’inverno del 2009, che ha fatto vendere tonnellate di disinfettanti e di dosi di vaccino. Fino a che punto era un allarme vero? C’è da fidarsi? Cosa succederà se nascerà un’emergenza vera? Le previsioni sono fosche, in questo senso: quest’anno c’è stato il caso dubbio del batterio Escherichia Coli (uno dei più comuni e dei più studiati, da molti decenni) e la gente comincia a chiedersi cosa succede. Il pensiero corre subito alla famosa favola del pastorello che gridava “al lupo al lupo” per divertimento, ma poi il lupo arrivò davvero...
Gli esempi di questa diffidenza che sta per nascere su scala diffusa (e per colpa dei pubblicitari e dei geni del marketing) sono infiniti: il vostro browser che non è più sicuro, sarà vero? ci dobbiamo fidare, o è solo perché il browser nuovo lo dobbiamo pagare e il vecchio è gratis? (e i furbi smanettoni a cui chiedi consigli ti dicono: ah, io uso brufrux, e così il problema è risolto e non se ne parla più – ma anche questi sono trucchetti del marketing, far credere di essere furbi a chi compera...).
Che dire? Fino a pochi anni fa si cambiava l’auto quando era vecchia, quando non la si poteva più riparare. Questa comincia ad essere ecologia, e io – dopo il necessario ricambio di fine anni ’90, quando si smise di usare la benzina con il velenosissimo piombo tetraetile - vorrei tanto tornare a vedere in giro le auto vecchie di venti o trent’anni ma ben tenute, come si faceva una volta. L’auto che diventava parte della famiglia, che ci si affezionava: l’impatto ambientale di un’auto nuova è infatti imponente, servono le acciaierie, le miniere, magari di minerali rari per il cui possesso si scatenano guerre; e questo discorso (antipatico come pochi, lo so) vale anche per tutte le nuove tecnologie, dallo smartphone alle nuove lampadine a fluorescenza.
Chiudo il post (che potrebbe diventare chilometrico, e anzi lo è già) portando qui una pubblicità vecchia ormai di una ventina d’anni, dove però il produttore aveva le idee chiare: questo è il vero e unico concime ecologico, non lo sapevate? (il marchio esiste ancora, ma il produttore non è più lo stesso: quindi se vi vien voglia di comperarlo tenete presente che nel frattempo le cose sono cambiate, e di molto - e comunque bisogna sempre stare attenti a cosa ha mangiato la mucca, se è erba va bene, ma se sono i mangimi simili a quelli dell'epidemia della mucca pazza, meglio buttare via tutto).
Le vignette vengono dalla Settimana Enigmistica, http://www.aenigmatica.it/
domenica 10 luglio 2011
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