lunedì 6 febbraio 2012

Chi vota a destra è un imbecille?

“Chi vota a destra è un imbecille?”, con il punto di domanda (ci tengo a sottolinearlo, il punto di domanda) è stato un piccolo tormentone che ha accompagnato la nascita di questo piccolo blog, e che ho inserito ogni mese nel primo anno, dal 2009 al 2010. Poi mi sono fermato, perché ho visto che qualcosa stava cambiando: la vittoria di Pisapia a Milano, per esempio. La mia domanda nasceva da un’altra domanda: “La maggioranza degli italiani vota a destra e vota Lega Nord, vorrai mica venirmi a dire che sono tutti imbecilli?”. E’ una questione che è stata posta da molte persone, anche in tv e nei giornali, anche da persone attente a quello che succede. Pensavo (speravo) che ormai fosse inutile tornare sull’argomento, ma mi hanno convinto a tornarci sopra le recenti uscite di Mario Monti e del neo ministro del Lavoro Olga Fornero, nonché quelle della signora Cancellieri neo ministro dell’Interno, riguardanti lo Statuto dei Lavoratori (quel che ne resta) come principale ingombro alla ripresa dell’economia e degli investimenti esteri nel nostro Paese.
Per un paio di mesi Mario Monti e i suoi ministri sono rimasti zitti, poi i buoni risultati sullo “spread” sono diventati visibili, ed ecco un profluvio di apparizioni tv, di dichiarazioni e di affermazioni, di interviste sui giornali e su internet, di autocompiacimento e di provvedimenti trionfalmente sbandierati. Che ci sia qualcosa nell’aria di Palazzo Chigi, mi sono chiesto? Forse è il caso di chiamare i NAS o i RIS, o forse basterebbe ricordare un vecchio detto, cioè che meno si parla meglio è. E’ statisticamente accertato, infatti (lo dico in primo luogo per me, sia chiaro) che meno si parla e meno scemenze si dicono; bisognerebbe tenerne conto, e sarebbe già un gran passo avanti nella ripresa economica e morale del Paese. Giù la testa, e pedalare: il fiato teniamolo per le salite.

Forse sarà il caso di ricordare: tutta l’Europa è in crisi, e tutta l’Europa è governata dalle destre. Prima non era così, prima l’Europa non era in una crisi così grave, e anzi nel 1999 e nel 2000 si era riusciti a varare la moneta unica, che aveva avuto notevole successo, al punto che gli arabi dell’OPEC stavano pensando di sostituire il dollaro con l’euro per stabilire il prezzo al barile del petrolio. E qui da noi, due anni fa, si discuteva se far entrare la Turchia nell’UE. Ce ne siamo già dimenticati, ma basterebbe andare a leggere i giornali, dare un’occhiata ai tg del 2009...
Il ’68 è finito da tempo, è roba di quarant’anni fa. L’URSS è finita nel 1989. La destra governa di fatto l’Europa da quasi vent’anni, ma la prevalenza della destra viene da lontano: una sequenza che parte da Margaret Thatcher, prosegue con Ronald Reagan, con i paninari dei primi anni ’80, con tv e radio commerciali, con il liberismo, con il leghismo separatista, con il federalismo messianico, e prosegue oggi con i bocconiani al potere. Fa un certo effetto, oggi, vedere Mario Draghi che dice di non dare troppo ascolto alle agenzie di rating: benvenuto, era ora! Ma dove erano i fustigatori del debito pubblico quando dai “maître à penser” della destra si esaltava il debito come forma di investimento? C’è l’esempio dell’Irlanda: magnificata negli anni ’90 perché detassando aveva attirato capitali, la stessa cosa che avevamo fatto noi con la Cassa del Mezzogiorno. Ancora oggi le lettere del fondo d’investimento della mia banca sono datate da Dublino, ma nel frattempo l’Irlanda ha dichiarato fallimento ed è in una crisi gravissima.

Mi ha fatto una certa impressione vedere l’espressione felice e soddisfatta di Mario Monti mentre annunciava che d’ora in poi i panettieri rimarranno aperti anche la domenica, e che si potrà far circolare i Tir anche nei giorni festivi, con l’idea che più merci circolano e più i negozi sono aperti, più si vende: un’idea che poteva avere qualche senso, che so, nel 1947... Ma la gente spende se ha i soldi, se non ha i soldi non spende. E se a me serve un chilo di pane, non ne compro tre chili; se compro oggi un televisore non ne comprerò uno anche domani solo perché domani è domenica e il centro commerciale è aperto, di televisori e di lavatrici ne ho già abbastanza, li comprerò di nuovo quando non funzioneranno più. E mi ha fatto una certa impressione anche vedere in tv l’imprenditore Preatoni (su La7, da Daria Bignardi), affermare con orgoglio che lui in Italia non investe da trent’anni: gli investimenti li fa in Estonia, in Egitto, in Russia, in Italia mai e poi mai. Curioso Paese, ha commentato Alessandro Robecchi (lì presente), dove gli investitori non investono... (però i negozi sono aperti, alleluia!) ( già che ci sono posso ricordare, en passant, che dal 1970 in qua, con tanto di art.18 e di Statuto dei Lavoratori, sono venute in Italia centinaia di aziende estere a investire, anche aziende grosse).
Con Berlusconi e Bossi al potere, si sono spesi soldi per le “grandi opere” (cioè per i giocattoli, costosissimi e utili solo per una minoranza), per il grattacielo della Regione Lombardia (non bastava il Pirellone??), per la TAV (che serve solo le grandi città e non i pendolari), per il Ponte di Messina; e si è lasciato andare tutto il resto in vacca, seguendo il principio del “fannullone”, cioè che “c’è gente che prende lo stipendio senza lavorare, che scalda la sedia”, eccetera eccetera, secondo i più triti luoghi comuni. Pompei è il caso esemplare: non si pagano più i “muratori fannulloni”, ma intanto Pompei crolla come non era mai successo prima, facciamo una figura di merda su scala universale e ne parlano anche in Giappone e in India, e adesso dovremo spendere dieci volte di più per riparare, ammesso che riparare sia possibile. E’ come se il comandante di un forte lasciasse a casa le sentinelle, “sono tre mesi che sono lì e il nemico non arriva, io non pago la gente per non fargli fare niente!”, sembra una barzelletta eppure la gente che ragiona così, come l’ex ministro Brunetta, esiste davvero. E i risultati parlano chiaro: se avessimo tenuto a libro paga quei quattro vecchi muratori napoletani, probabilmente Pompei sarebbe ancora in piedi. Magari per far passare il tempo, un girettino per l’antica città l’avrebbero fatto; magari per non saper come tirare la sera, avrebbero messo un po’ di malta qua e là; e magari nessuno ne avrebbe parlato, ma se le catastrofi non succedono il tg si occupa di altre cose.
Bossi e Berlusconi hanno lasciato rovine, Monti ci sta spargendo sopra il sale; ma la colpa di tutto non è dei Monti, dei Bossi, dei Tremonti, e dei Berlusconi, è di chi li ha votati e di chi li ha ascoltati in questi venti o trent’anni, Chiesa e Sinistra compresi. A Mario Monti è spettato il compito di rimettere in sesto i conti pubblici disastrati dal ventennio di Tremonti, Bossi e Berlusconi: è il compito che spetta ai commissari fallimentari, e fallimentare è stata la gestione della destra, Monti compreso. L’esonero di Berlusconi (mi si passi il termine calcistico, ma così è) è arrivato dopo la retrocessione del nostro Paese in serie B, Padania compresa. Le ricette messianiche di Umberto Bossi, il federalismo come guarigione da tutti i mali, hanno in realtà aggravato i conti pubblici. Il resto è fuffa, nelle migliore delle ipotesi; e non mi si venga a dire che con le privatizzazioni e con le liberalizzazioni tutto si risolve, perché dall’Unità d’Italia in poi le Poste non erano mai rimaste ferme quattro giorni di fila, Milano non andava in tilt per dieci centimetri di neve, i treni delle FFSS collegavano anche i piccoli paesi, e non possiamo nemmeno più licenziare i dirigenti dell’ENEL se manca la luce dopo una nevicata, perché ormai l’ENEL è solo uno dei tanti fornitori, “se non vi va bene potete cambiare, è il libero mercato”.

PS: Ho ritrovato di recente un francobollo del 2002: con 41 centesimi si spediva una lettera. Oggi ne servono centoventi, un euro e venti, e c’è sopra la pubblicità.
PPS: mentre scrivo, la Finlandia è andata a votare e ha scelto la destra. La Finlandia era un Paese portato ad esempio come buona amministrazione, perché mai cambiare? I Paesi della Scandinavia, socialdemocratici per tradizione, dalla Svezia alla Danimarca alla Norvegia, erano dal 1945 quelli dove si viveva meglio e dove c’era meno corruzione, idem in Germania e in Olanda: cosa sarà mai successo? A me sembra che ci sia poco di razionale in queste scelte, e il veder risorgere ideologie come nazismo e fascismo mi fa pensare a Jung, all’inconscio collettivo, all’idea che tutti sentiamo, più o meno consciamente, che le risorse e la ricchezza si sono di molto ridotte. Da qui nasce l’illusione di sentirsi più forti votando per chi mostra i muscoli, ma non dimentichiamo che nazismo e fascismo nascono come ideologie prima di tutto belliche. “Belliche” è una parola che viene dal latino, tradotto in lingua corrente diventa così: “ideologie di guerra”.

AGGIORNAMENTO al 26 giugno 2017: in Liguria ci sono state tragedie conseguenti alla speculazione edilizia, pochissimo tempo fa: condomini interi costruiti nel letto dei torrenti, frane, eccetera. Risultato: alle elezioni vince il partito che ha fatto tre condoni edilizi in meno di dieci anni. A Como c'è stato lo scandalo delle paratie, non ancora del tutto risolto: ecco che i comaschi rimettono al comando persone vicinissime a chi ha iniziato quello scandalo. Eccetera. Le mosche vivono tre giorni ma hanno più memoria dei nostri elettori.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

No: un utile idiota (per rispondere al titolo del tuo post)!
Ma, non è che "La maggioranza degli italiani vota a destra e vota Lega Nord..." bensì "La maggioranza degli italiani che vota, lo fa a destra...", vista la percentuale delle astensioni, quindi: i non votanti o non hanno fiducia nella delega, o non trovano un degno rappresentante (cioè: vince chi fa gol, o chi ha un avversario che fa autogol?)

Giuliano ha detto...

la costanza degli italiani nel mettere da parte i migliori e nell'eleggere i cialtroni è ormai una tendenza storica, da Mussolini a Craxi a Berlusconi (con tutti e tre la Chiesa ha fatto accordi e affari...). Forse gli unici statisti accettabili sono stati Cavour e De Gasperi, peraltro eletti in circostanze uniche e drammatiche: ma, e gli altri? Si va da Rumor e Forlani a De Mita e Andreotti, da Crispi e Giolitti a quel che ti viene in mente, nella migliore delle ipotesi dei "tira a campare" che guardavano solo alla propria rielezione. Anche oggi, l'impressione netta è che i migliori vengano sistematicamente emarginati. Anch'io non saprei per chi votare, oggi: e la cosa fa paura, perché in queste condizioni - mamma mia, non farmici pensare...

Tarkus ha detto...

Chi vota a destra è furbo, chi vota lega è imbecille e chi vota pd ancora di più. Proprio stamane con un amico abbiamo parlato della prossima riforma del lavoro targata fornero e ci siamo chiesti "Bersani la voterà?". "Sicuro" ci siamo subito risposti! Dopotutto deve completare l'opera iniziata da dalema e veltroni sulla distruzione della sinistra italiana. Il PCI prima di loro rappresentava circa la metà dei votanti; poi dopo il cambio di nome, la flessibilità, le privatizzazioni, biagi, dantona, colaninno, renzi, abbiamo una banca e altre amenità si ritrovano con un elettorato sì catechizzato ma molto più contenuto. Basta con la politica. I cosiddetti partiti hanno fallito su tutta la linea: da craxi a berlusconi passando per prodi. Sono le banche che comandano e tutto il resto è solo una presa in giro per imbecilli.

Giuliano ha detto...

il problema è sempre la gente che va a votare: oggi l'informazione non manca, ma se ti portano le tasse per le scuole a quattrocento euro al mese e uno non dice niente, anzi vota convinto e contento (qui in Lombardia da vent'anni, ormai), poi come vuoi che vadano le cose?
Il problema non sono i partiti, sono le persone che ci sono dentro. Io sono inorridito quando ho visto in tv un assessore di Sesto, quota comunisti, che approvava la speculazione edilizia sull'area Falck, compresi i grattacieli. Ma come si fa?
Ma cosa ci fa questa gente, Ichino, Renzi, dentro un partito che è l'erede del PCI? Per forza che poi la gente non ti vota...
In queste condizioni, bisogna andare a votare e scegliere il meno peggio - ma la paura per il futuro è tanta, e spaventa vedere che al governo non se ne rendono nemmeno conto (in Sardegna, in Sicilia, sulla torre delle FFSS a Milano, in ValSusa, in Emilia alla OMSA, ovunque, c'è gente che protesta - finirà male se non li si ascolta)

franz ha detto...

in un libro (profetico) Saramago ipotizzava di un paese nel quale non si andava più a votare.

se i posti nei vari parlamenti, nazionali, regionali e comunali attribuissero seggi in proporzione ai votanti staremmo tutti meglio (se vota il 50% degli elettori si attribuiscono il 50% dei seggi, e quelli vuoti sarebbero in rappresentanza di qualcuno)

non è una proposta di Erewhon:)

Giuliano ha detto...

l'ignoranza non è mai stata così diffusa come oggi, quando tutti vanno a scuola e c'è una grande possibilità di informarsi: sembra un paradosso, ma basta guardarsi in giro, ascoltare...E' incredibile, e vien voglia di dar ragione a Saramago anche se la parte razionale si ribella all'idea. Ma il mondo non è razionale, e infatti a Erewhon ci sono le scuole dell'irrazionalità...

ciao Franz!
:-)