Mi ha un po’ sorpreso vedere un grande giornalista (e una persona finissima) come Corrado Augias che si mette a parlare di Berlusconi come di qualcosa che appartiene al passato. Dato che stimo molto e apprezzo moltissimo Augias, immagino che si tratti di una specie di esorcismo; sta di fatto che Berlusconi è sempre lì. Se ne sono accorti anche all’estero: ogni volta che appaiono Bossi e Berlusconi in tv, e ricordano la loro presenza, ecco che torna a salire lo “spread” (e non è una battuta, magari lo fosse: basta guardare le raccolte dei giornali, mettere insieme un po’ di dati e di date...). Non solo: io abito in Lombardia, e in Lombardia i Bossi, i Berlusconi, i Formigoni, gli Alemanno, i La Russa, sono sempre al loro posto, e sempre più potenti.
L’altro giorno, in tv da Augias, c’era Gianni Riotta: che ha detto, fra le altre cose, di essere molto informato su cosa sta accadendo nella politica, perché segue con attenzione il dibattito su Twitter. Su Twitter? Io pensavo che per un giornalista fosse prima regola l’uscire per strada, incontrare la gente, guardarsi in giro...”Consumare le suole delle scarpe”, come dicevano i giornalisti di una volta. Certamente è giusto leggere le dichiarazioni dei politici su Twitter, ma non credo che il mondo finisca lì, e forse Riotta (che fu un ottimo giornalista ai suoi inizi) dovrebbe fermarsi un po’ a riflettere.
Per esempio (un terzo esempio e poi chiudo) io sono allarmato, fra le altre cose, dalle apparizioni tv di Marco Ponti, “esperto di trasporti”, che ha anche una sua rubrica on line su http://www.ilfattoquotidiano.it/ . Sono allarmato non tanto da quello che dice, ma dal livore e dalla rabbia con cui lo dice. Del genere: gli si obietta che i trasporti pubblici sono molto importanti per i pendolari, e lui risponde, arrabbiatissimo: «Sì, ma chi paga?? Chi paga, eh?? Qualcuno dovrà pagare, i prezzi dei biglietti devono essere adeguati, bisogna paaagaaare!». L’ho visto tre volte in poche settimane, ogni volta è così. In attesa che il professor Marco Ponti si calmi almeno un po’, e provi ad ascoltare le ragioni degli altri, prendo atto di tre cose sempre più diffuse: l’innalzarsi di barriere sempre più alte, con annesse obliteratrici, ad ogni fermata di mezzo pubblico; le voci sempre più insistenti di cessazione dei servizi locali da parte di Trenitalia e di conseguente privatizzazione; le multe sempre più spaventose per chi viaggia senza biglietto.
L’ultima parte mi può essere contestata: pagare il biglietto è regola di civiltà. E sono d’accordo, ovviamente, ma questo è anche il ragionamento di chi ha la pancia piena. Quante fabbriche hanno chiuso? Quante persone sono senza soldi, e non possono più permettersi di viaggiare? (c’è anche la questione del prezzo della benzina...) Per quante persone anche il prezzo del biglietto del tram è diventato una spesa insostenibile?
A queste domande si risponde con le multe e con i tornelli. Multe spaventose, manca poco che ti diano l’ergastolo o la pena di morte se viaggi senza biglietto...Una volta detto che in un Paese civile le multe devono essere adeguate al danno fatto, mi ritrovo a pensare al me stesso quindicenne, in giro per le stazioni della Lombardia e magari d’Italia, con pochissimi soldi in tasca. Quantomeno, potevo comperare un gettone e telefonare a casa. Ma mi immagino oggi, i sedicenni e le quindicenni di oggi, in alcune situazioni in cui mi sono trovato io, e torno ad allarmarmi. Ringraziando il cielo, concludo, io non ho figli. Ma, e se vi rubano il telefonino? I telefoni pubblici non ci sono più, per quelli che sono rimasti serve una scheda specifica, e non sarà più nemmeno possibile rivolgersi alla biglietteria perché le biglietterie non ci sono più, chiuse.
Davanti all’immagine di una ragazza di quindici o sedici anni alle sette di sera, magari al buio, da sola in una stazione, davanti alla macchina che emette i biglietti e con in tasca magari un euro o due, mi viene da scappare via e nascondere la testa sotto il cuscino. Ma poi mi ricordo che io, purtroppo o per fortuna, di figli non ne ho, né maschi né femmine. E allora torno ad occuparmi di Gianni Riotta, intento a guardarsi il twitter; o magari di Marco Ponti, intento a inveire con astio profondo contro chi non è d’accordo con le sue tesi. E concludo con gli scenari che mi vengono in mente, guardando per strada e parlando con amici e conoscenti: ogni giorno mi viene un incubo diverso, ieri era la scena dell’assalto al forno nei “Promessi Sposi”, oggi è Bava Beccaris, anno 1898. Non sapete chi è Bava Beccaris? Basta un buon libro di storia, o magari un salto su http://www.wikipedia.it/ : temo proprio che il nostro futuro sia questo. A Londra questo orribile futuro ha già avuto inizio, per chi se lo fosse già dimenticato.
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