domenica 28 ottobre 2012

Benzene e aromatici

Davanti alla parola “aromatico”, un chimico penserà subito a un esagono: un esagono regolare, che non è un simbolo ma una vera e propria formula chimica, sia pur semplificata. E’ la formula chimica del benzene: ad ogni angolo dell’esagono bisogna immaginare un atomo di Carbonio.


Questo esagono, che sta ad indicare una conformazione molto stabile, fa parte di moltissimi composti presenti in natura (nelle resine delle conifere, nel bitume...). Quando in tv o nei giornali si parla di “benzene” si intende in realtà una grande varietà di composti chimici, che contengono l’esagono del benzene nella loro formula. Qui intorno ne metto qualche formula, solo come esempio. Le immagini vengono da www.wikipedia.it, da miei libri di scuola, dalla Garzantina.
Il nome di questo gruppo di composti chimici deriva dal fatto che il primo di essi fu isolato nella resina delle conifere; solo molti anni dopo si sarebbe arrivati alla sua formula precisa. Molti hanno ancora nelle narici l’odore della trementina, dell’acquaragia, del toluene, di molti solventi e benzine: per “aromatico” si intende queste cose qui, non necessariamente un odore piacevole. Il risvolto negativo della faccenda è questo: che molti dei composti aromatici possono essere o diventare cancerogeni. I composti aromatici, idrocarburi e non solo, sono presenti in gran numero anche in natura, nel catrame e nelle resine; entrano nella composizione delle materie plastiche (per esempio il PET, ma non nel polietilene e propilene, che non contengono l’esagono del benzene) . Il problema vero nasce quando vengono bruciati, come nei gas di scarico delle auto o nei roghi dei cassonetti, o magari nell’incendio di un magazzino di giocattoli: la quantità di composti che si formano dalla combustione è enorme, innumerabile, dipende non solo dal tipo di materia che brucia ma anche dal tipo di combustione, dalle altre materie vicine che si combinano, eccetera. Insomma, si può tranquillamente continuare a usare le bottiglie di plastica e tutti gli altri contenitori; il problema sta nel loro smaltimento.
A questo esagono, alla struttura della molecola del benzene, è legato un episodio che tutti gli studenti di chimica conoscono: un sogno dello scienziato tedesco Kekulé (Friedrich August Kekulé von Stradonitz, 1829-96). Il sogno è di quelli che sarebbero piaciuti a Jung: l’uroboros, il serpente che si morde la coda formando così un cerchio. Un simbolo antichissimo, che diede a Kekulé l’idea della struttura dei composti aromatici. L’idea sarebbe stata poi confermata dagli studi successivi, e c’è da dire che ci sono molti dubbi sulla verità di questo sogno, mentre invece non ce ne sono affatto sugli studi di Kekulé, che è stato il primo vero iniziatore della moderna chimica organica. Gli studi di Kekulé iniziano nel 1858, prima ancora della pubblicazione della Tavola Periodica degli Elementi.
Sul benzene e sui composti aromatici ci sarebbero un’infinità di altre cose da dire, interi corsi universitari, ma io mi fermo qui per non allungare troppo il discorso. C’è però una cosa che mi sta a cuore, e non riesco proprio a non dirla: della cancerogenicità di alcuni di questi composti, e di molti altri non aromatici, io sono stato messo al corrente agli inizi dei miei studi di chimica organica: l’anno era il 1975. Si sa, insomma: si sa da molto tempo. I gas di scarico delle automobili sono cancerogeni, ancora oggi. E’ recentissima l’inclusione nella lista delle sostanze cancerogene, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dei fumi dei motori diesel: avete sentito qualcuno che ne ha parlato? Per le automobili e per le moto si sta facendo la stessa cosa che per l’Ilva di Taranto, silenzio assoluto fino all’intervento di un pretore, poi polemiche a non finire. Chi vuole questo silenzio non è il Potere, non è una Casta, siamo noi stessi. Ogni tanto provo a parlarne e la conclusione (amarissima) è sempre la stessa: ai miei vicini interessano più la moto e il suv che i loro bambini. Io potrei dire: chi se ne frega, faccio la mia vita, figli non ne ho; loro invece i bambini in casa ce li hanno, magari anche più di uno, ma li portano a vedere il Gran Premio e gli mostrano felici l’elicottero in cielo. Così va il mondo, ormai io mi sono rassegnato.


PS: gli elicotteri non vanno a molla, e nemmeno gli aerei. I deltaplani, infine, sono mossi da un motore: chi l’avrebbe mai detto, così aerei e leggeri.

2 commenti:

Marisa ha detto...

A Jung ovviamente non era sfuggito il sogno di Kekulé e ne parla anche nell'ultimo suo testo "L'uomo e i suoi simboli" presentando, accanto all'immagine archetipica dell'Uroboro, la pagina dattiloscritta dello scienziato con i suoi appunti sull'anello benzoico.
E' un bellissimo esempio di come l'inconscio aiuti l'Io a risolvere un problema. Dormici su...

Giuliano ha detto...

Marisa, la storia del sogno di Kekulè è davvero bella.
:-)
però su wikipedia dicono che in realtà aveva già visto la struttura in un altro libro...In realtà la scoperta di Kekulè non è tanto la disposizione ad esagono, ma proprio l'uroboros: difficile da spiegare senza parlare della struttura dell'atomo, ma è quel cerchietto nella prima immagine. Significa che gli elettroni sono messi in comune, che i sei atomi diventano una cosa sola. (non so se ho reso l'idea, ne dubito!)
:-)