lunedì 22 ottobre 2012

Evoluzione

L'evoluzione umana non è finita, avverte Desmond Morris. Per quanto mi riguarda, dopo aver letto questo articolo mi sono subito detto una cosa: che io non ho figli, e che quelli che invece hanno figli non appaiono affatto preoccupati di cosa succede all'ambiente in cui vivono.
L’EVOLUZIONE INFINITA
di DESMOND MORRIS,
da La Repubblica 24 giugno 2012
La scoperta scientifica annunciata qualche settimana fa sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences - la specie umana è ancora in evoluzione - sorprende tanto quanto affermare che l'acqua è bagnata. Certo che ci stiamo ancora evolvendo! (...) Procreiamo e quindi ci evolviamo. Il significato di fondo della riproduzione sessuale è insito nel fatto che essa consente a una specie di essere adattabile. Ogni generazione è il frutto dei successi riproduttivi dell'ultima generazione. E l'ultima generazione è generata sotto l'influenza dell'ambiente così come esso era durante il breve arco di tempo trascorso su questa Terra. Se quell'ambiente cambia, anche i successi procreativi cambieranno di conseguenza.
Non c'è niente di misterioso sulla morte: si tratta semplicemente di un meccanismo congenito dei nostri geni che ci consente di avere il tempo di riprodurci e di passare oltre. (...) Di conseguenza, per comprendere in che modo gli esseri umani si stiano evolvendo, tutto ciò che dobbiamo fare oggi è osservare in che modo sta cambiando il nostro ambiente. Se quest'ultimo è immutato, la nostra evoluzione si interromperà. Se viceversa è sottoposto a qualche tipo di sconvolgimento, allora la nostra evoluzione accelererà. Naturalmente, essendo noi animali di grossa taglia, il nostro processo evolutivo è molto lento.
Negli ultimi dodicimila anni abbiamo vissuto un unico grande cambiamento ambientale, come specie di primati: l'urbanizzazione. Fino al punto in cui scoprimmo l'agricoltura, avevamo sempre vissuto in piccole comunità tribali di cacciatori e raccoglitori. (...) Accadde così che la primigenia scimmia nuda antropomorfa, che si era evoluta per vivere in piccoli gruppi, all'improvviso si trovò circondata da estranei, in popolazioni urbane sempre più ampie. E questo processo perdura ancor oggi a ritmo sostenuto.
Questa è stata l'unica grande pressione esercitata dall'ambiente su noi uomini, intesi come specie. Chiunque scoprisse di essere incapace ad adattarsi a questo nuovo mondo affollato, pieno di trambusto, di stress sociale e di rumore, incontrerebbe difficoltà a metter su casa, famiglia e procreare. L'evoluzione per loro si interromperebbe e la specie andrebbe avanti.
Esistono molteplici modi con i quali l’evoluzione può accomiatarsi da soggetti di questo tipo, per esempio facendo sì che si suicidino, provocando in loro la depressione, procurando loro qualche disturbo da stress o interferendo direttamente nell'atteggiamento che hanno nei confronti dell'atto dell'accoppiamento.
Se alcune tipologie di persone non si riproducono in questo nuovo mondo urbano, ciò a poco a poco cambia la nostra specie. La cosa avrebbe un impatto anche nel caso in cui questi esseri umani diventassero "riproduttori limitati", permettendo alla nostra specie di diventare più efficiente, un nuovo tipo di Scimmia Antropomorfa Urbana.
Alcune correnti filosofiche e di pensiero hanno avuto un effetto negativo sul successo della procreazione. Per smettere di riprodursi non è necessario buttarsi giù da un alto edificio. Lo si può fare semplicemente prendendo la decisione di non riprodursi. Monaci, suore, preti cattolici, scapoli, nubili, gay e lesbiche hanno tutti probabilità di gran lunga inferiori di trasmette i propri geni e quindi di influenzare il futuro genetico della specie umana. Naturalmente, possono sempre influenzare il futuro culturale della nostra specie grazie ai loro insegnamenti o alla loro creatività. Ma il loro patrimonio genetico andrà in gran parte sprecato. Le loro uova ovuleranno, il loro sperma si formerà, ma vi saranno bassissime probabilità che si incontrino.
Un'altra categoria di persone per la quale vi sono minori probabilità di procreare può essere quella dei cosiddetti "intellettuali altruisti". Si tratta di coloro che osservando che la specie umana con i suoi sette miliardi esseri viventi oggi è già estremamente popolosa, avvertono l'esigenza - dato che questo trend non pare dar segno di voler decrescere in futuro – di limitare il numero della specie umana.
Se dunque tali individui decidono di conseguenza che è meglio non mettere al mondo figli, o quantomeno di avere una famiglia molto contenuta, contribuiranno meno al futuro della specie di coloro che non si danno pensiero di queste cose e si riproducono in piena libertà. (...)
(Traduzione di Anna Bissanti) © 2012, The Telegraph

(l'articolo per intero è disponibile sul sito di Repubblica, www.repubblica.it )
(l'illustrazione è del magnifico Winsor Mc Cay, è di inizi 900, e proviene da un numero del mensile Linus degli anni '60; il consiglio è di fare clic sopra l'immagine e guardarla ingrandita)

Nessun commento: