domenica 31 maggio 2020

Carosello

Quando si affronta la questione della pubblicità in tv la regola è porre una specie di aut-aut apocalittico: via tutta la pubblicità, oppure tutta pubblicità e senza regole. Ma questo è il modo sbagliato di porsi il problema (c'è anche chi non se lo pone affatto, il problema, e sguazza felice nella melma: ma se loro sono contenti così, noi altri poveri disgraziati mica dobbiamo seguirli come scemi, finché c'è vita c'è speranza di migliorare). Il modo giusto è dire che la pubblicità serve ed è importante, ma deve rispettare alcune regole; e la prima regola è che abbia degli spazi ben definiti, o meglio che resti dentro spazi ben definiti, da non travalicare. Il che mi riporta ai tempi di Carosello, cioè alla tv come l'ho conosciuta io, la Rai di prima dell'invasione delle tv commerciali.

Evocare Carosello è pericoloso perché parte subito una raffica di luoghi comuni da far spavento: "altri tempi, nostalgia, la durata degli spot", eccetera eccetera; ma almeno qui su questo mio blog posso fermare subito l'ondata di stupidaggini che tutti ripetono a palla, e provo a fare un discorso più ragionato. La tv devono farla i funzionari tv (e che siano ben preparati, persone colte e non raspausc), e i pubblicitari devono solo badare alla loro pubblicità. Tutto qui. Il problema, insomma, non è "pubblicità sì pubblicità no", ma usare un minimo di buon senso e di intelligenza.

Bruno Bozzetto, in un'intervista recente, ricorda quegli anni e dice che negli spot di carosello non si poteva dire il nome del prodotto: lo definisce come una cosa assurda, invece io trovo che sia stata un'idea geniale, Carosello non sarebbe stato così bello e non lo ricorderemmo ancora oggi se fosse stato puro e semplice spot. La pubblicità allora era in mano a dei veri "creativi", come Bozzetto, Pagot, Marcello Marchesi (chiedo scusa a chi mi sto dimenticando), e ancora oggi tutti si ricordano dei personaggi associati al prodotto, non solo i cartoons (molto divertenti) ma anche gli attori, Mimmo Craig, Virna Lisi, Ernesto Calindri, Cesare Polacco... Ai tempi di Carosello succedeva ogni tanto di dire "ma chi è quel cretino che se l'è inventata?". Allora succedeva ogni tanto di chiederselo, oggi succede ogni tanto di NON chiederselo. La soluzione vera, per tagliar corto, sarebbe dunque mandare via i cretini e tornare ad avere i creativi: è possibile? Direi di no, ogni volta che mi tocca guardare la pubblicità mi ritrovo sconfortato e depresso, compro certi prodotti solo perché li conosco, ma se fosse per gli spot ne farei subito a meno. Così si va verso il peggio, la gente si lamenta della qualità dei programmi ma poi non fa niente per migliorare le cose; la mia è solo una modesta proposta, rimettere (per legge) la pubblicità dentro gli appositi recinti. Tutto qui.

PS: raspausc è parola lombarda, le ultime tre lettere vanno pronunciate ush, come "uscio" insomma. Il significato penso che sia chiaro, e spero che i quattro quinti dei funzionari tv e dei "creativi" pubblicitari si riconoscano in questa parola. Se si offendono, pensino alle scemenze di cui sono responsabili, e alle cose belle e utili che si potrebbero fare avendo a disposizione un mezzo così potente.

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