Gli spagnoli e i portoghesi il doppio
cognome lo hanno da sempre; ma loro, beati loro, si chiamano tutti
Gomez y Gonzales o Ruiz y Rodriguez y Velazquez, quindi il problema
non si pone. I portoghesi e i brasiliani si chiamano Da Costa e Da
Silva, e va bene anche qui. Da noi invece il doppio cognome, se reso
obbligatorio, sarebbe davvero un bel problema. I cognomi italiani
sono tanti e anche molto coloriti, gli accostamenti casuali e
sorprendenti abbondano e ce ne siamo accorti un po' tutti, magari a
scuola o sul lavoro. Io non avrei avuto problemi con i cognomi dei
miei genitori e anche con quelli dei nonni (pura fortuna), ma per
esempio già chiamarsi Bianchi Rossi suscita una certa ilarità;
peggio ancora andrebbe a Pozzi Neri, ma dato che esistono cognomi
come Di Dio o Diotallevi (eccetera) il rischio di trovarsi una
bestemmia come doppio cognome è davvero alto.
Ambu e Lanza sono due
cognomi esistenti, così come Soffritti e Cipolla, Saporiti e Cotti,
Longhi e Corti, Pesce e Gatto, Perico e Losa, Grandi e Piccinini,
fino a Storti Malfatti Malvestiti (battuta anni '60: due sindacalisti
e un politico Dc), Malerba Gramigna (uno scrittore e un critico
letterario), eccetera: l'elenco dei doppi cognomi che sarebbe meglio
evitare è quasi infinito. C'è anche l'effetto eco (o rimbombo):
Lorusso Russo, Lobianco Bianco, Fumagalli Galli, Campana Campanaro
Campanile, Formentini Formenton, Nicolini Nicoletti, e la sequenza
dei patronimici Di Pietro Di Giovanni Di Maria Di Giuseppe Di
Battista Di Nicola, o ancora Corbelli e Corbellini, Fanti Fantoni
Fantini Fantin Fantozzi...
Insomma, spero che il doppio cognome rimanga su
base volontaria, che non sia obbligatorio: pensate solo, accostamenti
buffi a parte, alle firme che vi tocca fare in banca o
all'assicurazione. Cinquanta firme alla volta, da fare una per una,
per esteso, e magari vi chiamate Pierfrancesco Bernardeschi
Mangiacavalli. Io ho un cognome di sole quattro lettere e ne sono ben
contento, ogni volta che mi capita di fare delle firme ne ringrazio
il cielo e magari penso che avere per nome di battesimo un trisillabo
come Giuliano sia un inciampo, e mi trovo ad invidiare Carlo Bo e
Dario Fo che con tutte quelle firme se la sarebbero cavata in meno di
metà del tempo che ci ho messo io.
Le barzellette su nomi e cognomi
esistono da sempre, a militare, a scuola, sul lavoro; fermo restando
che perdere il cognome materno non è bello (a meno che non si tratta di cognomi di cui vergognarsi, come Mussolini), dubito che sia un
problema serio e spero che il Parlamento si occupi prima di altre
cose più importanti, come l'assistenza alla maternità, le scuole,
l'inquinamento acustico e ambientale, il diritto alla privacy, il
cambiamento climatico (siccità e inondazioni), i ponti che crollano,
la sanità pubblica, e tante altre cose ancora che di sicuro voi ben conoscete.
Fantasma d’amore – Dino Risi
3 ore fa
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