sabato 12 giugno 2010

Achille Campanile ( I )

- Stavo pensando, - gli disse - al Colosseo. Che roba! Dev'essere vecchio come il cucco.
- Non credo, - replicò il pensatore. - il cucco dev'essere anteriore.
(Achille Campanile, ma che cosa è questo amore, cap.V)
"Uno scrittore alla rovescia, così naturale da fare persino rabbia" : così Umberto Eco definiva Achille Campanile, in uno dei suoi articoli su questo scrittore, uno dei più grandi del Novecento. " (...) e come tutti coloro che negli ultimi vent'anni hanno scritto su di lui sono diventato uno dei suoi personaggi. Tutti gli esegeti di Campanile hanno infatti la curiosa abitudine di iniziare il proprio discorso affermando che, contrariamente all'opinione di tutti gli altri esegeti, essi riconoscono che Campanile è un grande scrittore (...) " (Umberto Eco, dalla prefazione a "Ma che cosa è questo amore", ed. Corbaccio). Avendo letto un bel po' dei libri di Campanile (non tutti, qualcuno me lo tengo sempre da parte per i momenti bui), posso dire che la questione se Campanile sia soltanto un umorista oppure uno Scrittore con la S maiuscola mi sembra del tutto inutile. Perché Campanile è davvero un grande umorista, e di questo ringraziamo il Cielo con grande devozione e con profondi inchini; e poi perché Campanile scrive in un italiano bellissimo. Un italiano così limpido, per quello che mi riguarda, io l'ho trovato soltanto in Italo Calvino e in Primo Levi; e aggiungerei anche Italo Svevo, che però scriveva in tutt'altro modo. Ma qui il discorso si fa complicato, e io non ne sono all'altezza. Chiudo il mio intervento critico e passo subito alle cose serie.«Appena seduto, Battista, con un'aria soddisfatta e una fame da lupi, tirò fuori l'involto del pane e del salame. Per mezzo d'un temperino, spaccò il panino e se lo pose delicatamente sui ginocchi. Poi guardò le quattro fette di salame ad una ad una contro luce e, con tenerezza materna, le liberò delle loro pelli, badando di non danneggiarle e ingoiando ogni tanto un po' di saliva. Quindi cominciò a deporle nell'interno del panino; cercava di lasciare scoperto quanto meno spazio gli riuscisse, dimostrando, nei limiti del possibile, le singolari risorse della sua ingegnosità. Ciò fatto, guardò il pane e salame con la gioia dell'artista che mira l'opera propria. (La quale gioia, in verità, è una leggenda: noi non conosciamo che artisti i quali mirano con rabbia l'opera propria).
Sorridendo, ricongiunse le due metà del panino; con la carta che avvolgeva il pane e il salame, improvvisò un tovagliolo e se lo mise sui ginocchi. Mentre s'accingeva soddisfatto a dare il primo morso al suo pranzo, fermò la mano e il panino a mezz'aria:
- Vuol favorire? - disse al vicino.
Questi alzò il capo dal giornale, s'accorse per la prima volta di Battista.
- Grazie - mormorò. Prese il panino e ne fece un sol boccone.
Cominciava a cadere una pioggerella sottile.
(Achille Campanile, Se la luna mi porta fortuna, cap. I )

2 commenti:

franz ha detto...

Achille Campanile è un grandissimo!

Giuliano ha detto...

Li ho letti tutti!
:-)
(beh, non è vero, qualcosa tengo da parte per i momenti peggiori...)