domenica 20 giugno 2010

Gulag e crociate

Ho letto poco di Josè Saramago, e me ne dispiace molto perché quello che ho letto era di altissima qualità; ma si fa spesso così, si rimanda, ed è un peccato. Di conseguenza, non avrei parlato di Saramago se non fosse stato per un titolo che mi ha colpito: l’Osservatore Romano che gli rimprovera di aver parlato delle Crociate ma non dei gulag.
Che dire? La prima cosa che mi è venuta in mente è che non si può parlare di tutto e occuparsi di tutto: probabilmente Saramago aveva un interesse particolare verso le Crociate. C’è chi si occupa del periodo napoleonico, chi di Roma antica, si vede che a Saramago piaceva quel periodo storico.
Ma poi, subito dopo, ho pensato: che bisogno c’è di condannare i gulag? Sui gulag la condanna è unanime, la verità è nota fin dalla morte di Stalin: cioè dal 1953. Dal 1953 in qua, nessuno ha mai contestato la verità sui gulag: tanto più che le notizie sui gulag, con i dettagli, furono diffuse dagli stessi vertici dell’URSS. Io sono nato nel 1958, e da che mi ricordo non ho mai trovato nessuno che fosse nostalgico di Stalin, o che parlasse bene di Stalin; ho trovato alcuni rari e sporadici leninisti (Lotta Comunista), ma stalinisti mai. Perché dunque Saramago avrebbe dovuto sfondare una porta aperta? Le Crociate invece hanno un’attualità, un riflesso nel presente; normale che ci sia chi se ne occupa ancora, anche al di fuori degli specialisti.
Piuttosto, come mai la Chiesa tace sul rinascente nazifascismo? Questa sì che è un dato preoccupante: l’ultima volta che ci fu un tale numero di fascisti e nazisti in Europa correva l’anno 1939, e si sa cosa venne dopo il 1939: vennero il 1940, 1941, 1942, 1943...
Piuttosto, come mai la Chiesa tace sulle dittature cilene e argentine degli anni ’70? Ci sono addirittura delle foto imbarazzantissime, con papa Woytila a braccetto di Pinochet, in anni ancora recenti, quando la verità sui campi di concentramento cileni e sui desaparecidos era lampante e documentatissima.
Dei gulag si parla poco perché non c’è bisogno di parlarne, la condanna è sempre stata unanime anche e soprattutto a sinistra: ecco probabilmente la ragione per cui Saramago non ha sentito il bisogno di parlarne. Volendo fare cosa utile, bisognerebbe forse tornare a parlare di cosa è successo in Serbia e in Croazia in anni recentissimi, o di cosa succede ancora oggi con le navi dei migranti africani... Ma forse è chiedere troppo, i tempi sono questi e non sono bei tempi.
PS: già che ci sono, un saluto affettuoso a Dino Boffo, ex direttore dell’Avvenire, quotidiano dei vescovi. Spero che stia bene e che se la passi bene, nonostante tutto.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Già che ci siamo perchè non cerchiamo di capire cosa è successo anche prima delle crociate (altrimenti sembra che le crociate siano sorte come i fughi, dopo una sola notte di pioggia o anche dal nulla..), per esempio cosa ha portato alla distruzione della biblioteca di Alessandria, al massacro di Ipazia, cosa è successo dopo che la "religione dell'amore e del perdono" ha avuto tanto potere???

Giuliano ha detto...

Mah, mi acconterei di una condanna di Pinochet, mi basterebbe poco. Veramente, dei gulag e di Stalin io non ho mai sentito parlare bene da nessuno: c'è bisogno di ripetere ogni volta?
E una bella condanna del risorgente nazismo e fascismo, cosa si aspetta?
Ma mi sembra che il direttore dell'Osservatore Romano sia rimasto al suo posto anche dopo non aver difeso il povero suo collega dell'Avvenire - il che spiega bene lo stato delle cose.