domenica 26 dicembre 2010

Monteverdiana ( VIII )

Claudio Monteverdi, rime dall'Ottavo Libro dei Madrigali.

Lamento della Ninfa
Non havea Febo ancora recato al mondo il di, ch'una donzella fuora del proprio albergo uscì. Sul pallidetto volto scorgeasi il suo dolor; spesso gli venia sciolto un gran sospir dal cor. Sì calpestando fiori errava hor qua; i suoi perduti amori così piangendo va:
" Amor, " dicea,
il ciel mirando, il piè fermo,
" Dov’è, dov'è la fe'
che 'l traditor giurò ?
Fa che ritorni il mio amor
com'ei pur fu,
o tu m'ancidi, ch'io non mi tormenti più,
non mi tormenti più...
Non vo' più ch'ei sospiri
se non lontan da me,
no, no, che i martiri
più non darammi affè.
Perchè di lui mi struggo,
tutt'orgoglioso sta,
che sì, che sì se 'l fuggo
ancor mi pregherà ?
Se ciglio ha più sereno
colei che 'l mio non è,
già non rinchiude in seno
amor si bella fè.
Nè mai si dolci baci
da quella bocca havrai,
nè più soavi,
ah taci, taci,
che troppo il sai.... "
Sì tra sdegnosi pianti spargea le voci al ciel;
così ne' cori amanti mesce amor fiamma e gel.
Ottavio Rinuccini (1562-1621)


Hor che 'l ciel e la terra e 'l vento tace,
e le fere e gli augelli il sonno affrena,
Notte il carro stellato in giro mena,
e nel suo letto il mar senz'onda giace;
veglio, penso, ardo, piango; e chi mi sface,
sempre m'è innanzi per mia dolce pena:
guerra è il mio stato, d'ira e di duol piena;
e sol di lei pensando, ho qualche pace.
Cosi sol d'una chiara fonte viva
move il dolce e l'amaro ond'io mi pasco:
una man sola mi risana e punge:
e perchè il mio martir non giunga a riva,
mille volte il dì moro, e mille nasco,
tanto della salute mia son lunge.
Francesco Petrarca, Rime


COMBATTIMENTO DI TANCREDI E CLORINDA
Combattimento in Musica di Tancredi et Clorinda, descritto dal Tasso; il quale volendosi esser fatto in genere rappresentativo, si farà entrare alla sprovista (dopo cantatosi alcuni Madrigali senza gesto) dalla parte de la Camera in cui si farà la Musica, Clorinda a piedi armata, seguita da Tancredi armato sopra ad un Cavallo Mariano, et il Testo all'hora comincierà il Canto. Faranno gli passi et gesti nel modo che l'oratione esprime, et nulla di più ne meno, osservando questi diligentemente gli tempi, colpi et passi, et gli ustrimentisti gli suoni incitati e molli; et il Testo le parole a tempo pronuntiate, in maniera, che le creationi venghino ad incontrarsi in una imitatione unita; Clorinda parlerà quando gli toccherà, tacendo il Testo; così Tancredi. Gli ustrimenti, cioè quattro viole da brazzo, Soprano, Alto, Tenore et Basso, et contrabasso da Gamba, che continuerà con il Clavicembano, doveranno essere tocchi ad immitatione delle passioni dell'oratione; la voce del Testo doverà essere chiara, ferma et di bona pronuntia alquanto discosta da gli ustrimenti, atiò meglio sii intesa nel oratione; Non doverà far gorghe né trilli in altro loco, che solamente nel canto de la stanza, che incomincia Notte; il rimanente porterà le pronuntie a similitudine delle passioni del'oratione. In tal maniera (già dodeci Anni) fu rapresentato nel Pallazzo del'Illustrissimo et Eccelentissimo Signor Girolamo Mozzenigo, mio particolar Signore. Con ogni compitezza, per essere Cavaliere di bonissimo et delicato gusto; In tempo però di Carnevale per passatempo di veglia; Alla presenza di tutta la Nobilità, la quale restò mossa dal'affetto di compassione in maniera, che quasi fu per gettar lacrime: et ne diede applauso per essere statto canto di genere non più visto nè udito.
Tancredi, che Clorinda un homo stima,
vol ne l'armi provarla al paragone.
Va girando colei l'alpestre cima
ver altra porta, ove d'entrar dispone.
Segue egli impetuoso onde assai prima
che giunga in guisa avien che d'armi suone,
ch'ella si volge, e grida: "O tu, che porte,
correndo sì?" Rispose: "E guerra e morte".
" Guerra e mort'havrai, " disse. " Io non rifiuto
dàrlati, se le cerchi, e fermo attendi. " (...)
Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, xii 52-62, 64-68


IL BALLO DELLE INGRATE
Prima si fa una scena la cui prospettiva formi una bocca d'Inferno con quatro strade per banda, che gettino fuoco, di quali usciscono a due a due le Anime Ingrate, cori gesti lamentevoli al suono della entrata che sarà il principio del ballo, il qual va cotante volte ripetito da suonatori fino che si trovino poste nel mezzo del loco in cui assi da dar principio al ballo, Plutone sta nel mezzo conducendole a passi gravi, poi ritiratosi e alquanto dopo finita la entrata, danno principio al ballo, poscia Plutone fattolo fermare nel mezzo, parla verso alla Principessa, e Damme, che saranno presenti, nel modo, che sta scritto; Delle Anime ingrate, il lor vestito sarà di color ceneritio, adornato di lacrime finte; finito il ballo tornano nel Inferno, nel medesimo modo del'uscita, e al medesimo suono lamentevole, restandone una nella fine in scena, facendo il lamento che sta scritto, poi entra nel'Inferno. Al levar de la tela si farà una sinfonia a beneplacito.
Amore
De l'implacabil Dio
eccone giunt'al regno:
seconda, o bella Madre,
il pregar mio.
Venere
Non tacerà mia voce
dolci lusinghe e prieghi
fin che l'alma feroce
del Re severo al tuo voler non pieghi.
Amore
Ferma, Madre, il bel piè, non por le piante
nel tenebroso impero
che l'aer tutto nero
non macchiass'il candor del bel sembiante.
Io sol n'andrò nella maggion oscura
e pregand'il gran Re trarotti avante.
Venere
Va por come t'agrada.
Io qui t'aspetto,
discreto pargoletto.
Sinfonia
Udite, donne, udite, i saggi detti
di celeste parlar nel cor serbate:
Chi, nemica d'Amor, ne' crudi affetti
armerà il cor nella fiorita etade
sentirà come poscia arde e saetta
quando più non havrà gratia e beltate,
E invan risonerà, tardi pentita,
di lisci e d'acque alla fallace aita. (...)
Qui con gesti lamentevoli, le Ingrate a dui a dui incominciano a passi gravi a danzare la presente entrata, stando Plutone nel mezzo, camminando a passi naturali e gravi.
Entrata e Ballo (...)
Qui ripigliano le Anime Ingrate la seconda parte del Ballo al suono come prima, la qual finita così Plutone gli parla:
Tornate al negro chiostro,
anime sventurate,
tornate ove vi sforza
il fallir vostro.
Qui tornano al Inferno al suono della prima entrata, nel modo con gesti, e passi come prima restandone una in scena, nella fine facendo il lamento come segue, epoi entra nell'Inferno.
Una delle Ingrate
Ahi troppo, ahi troppo è duro,
crudel sentenza, e viè più cruda pena,
tornar a lagrimar ne l'antro oscuro.
Aer sereno e puro, addio, per sempre.
Addio o cielo, o sole,
addio, lucide stelle...
Apprendere pietà, donne e donzelle.
Quattro Ingrate insieme
Apprendete pietà, donne e donzelle.
Una delle Ingrate
Al fumo, a' gridi, a' pianti,
a sempiterno affanno!
Ahi dove son le pompe,
ove gli amanti,
dove sen vanno
donne che sì pregiate
al mondo furo?
Aer sereno e puro, addio, per sempre.
Addio o cielo, o sole,
addio, lucide stelle...
Apprendete pietà, donne e donzelle.
(versi di Ottavio Rinuccini)

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