martedì 1 marzo 2011

Amianto

Il vostro biberon, quello che avete usato per vostro figlio, è stato messo fuori legge l’anno scorso. No, non era fatto di amianto: era fatto con un tipo di plastica che si credeva inerte ed innocua, e invece studi recenti hanno dimostrato che qualche legittimo dubbio c’era. La notizia è stata data su tutti i giornali e le tv, ma forse in maniera un po’ troppo sbrigativa; e sul momento non ricordo il nome preciso di quel tipo di materia plastica, ma non sto lì a cercarlo perché questa notizia, questa del biberon, mi serviva solo per introdurre il discorso sull’amianto. Anche l’amianto, infatti, è stato ritenuto innocuo ed inerte, e per molti decenni; e non si tratta certo di un caso isolato, perché di materiali nuovi, nel Novecento, ne sono stati scoperti e usati moltissimi.
E’ un discorso non riguarda solo i materiali, ma anche le tecnologie in uso: si discute da tempo, per esempio, sulle antenne dei telefonini. L’unico dato certo in materia è che, allo stato attuale, non ci sono prove della loro nocività: il che non vuol dire che non ci siano rischi, può darsi che tra qualche anno si trovino. Nel qual caso, penso che non succederà niente e si andrà avanti come adesso: ai telefonini siamo troppo affezionati, adesso poi ci sono anche i navigatori, gli smart phone con le loro apps, come potremmo mai rinunciarvi. Nel caso delle antenne, di tutte le antenne, ad essere imputati sono i campi magnetici: che i campi magnetici siano nocivi è dimostrato, tutto sta a vedere in quale misura. In fin dei conti, tutto il nostro corpo funziona sulla base di minuscoli impulsi elettrici e campi magnetici; quello che arriva dall’esterno può ben interferire, non ci sarebbe nulla di strano.

Tutto questo però non riguarda l’amianto, che in natura è davvero un minerale inerte e di per sè innocuo. L’amianto non è velenoso e nemmeno radioattivo: il problema sta nel fatto che si rompe in frammenti sempre più piccoli, appuntiti come piccoli aghi, anche di dimensioni infinitesime, invisibili a occhio nudo. Questi minuscoli aghi, una volta inseritisi nei nostri tessuti (per esempio, nei polmoni) non se ne vanno più via; a lungo andare possono causare gravi malattie. E’ un problema che riguarda in primissimo luogo chi ha lavorato con l’amianto: minatori e operai, e chi abitava vicino alle cave di amianto. Di queste persone, moltissimi sono gli ammalati e ancora di più sono stati i morti. E’ una malattia che non si nota subito: ci vuole tempo perché la malattia si manifesti, ed è anche per questa ragione che la pericolosità dell’amianto è stata sottovalutata per quasi tutto il Novecento.
Il problema dell’amianto è nel frattempo diventato un problema di tutti perché, essendo un materiale inerte, è stato usatissimo nell’industria: dalle tute dei pompieri (l’amianto si può filare, quasi come la seta e la lana, e farne tessuti: sembra strano ma è così) all’isolamento termico dei palazzi, alla copertura dei tetti. Il materiale in cui è visibile e riconoscibile è l’Eternit, cemento e amianto, che per più di vent’anni è stato usato ovunque, soprattutto nell’edilizia. L’eternit e l’amianto sono stati poi sostituiti da altri materiali, particolari fibre sintetiche per i giubbotti antiproiettile e le tute antifiamma dei pompieri, e le schiume di poliuretano, o i pannelli di polistirolo, nell’edilizia. Ma, a tutt’oggi, penso che nessuno possa essere del tutto sicuro di questi nuovi materiali: cosa succederà al poliuretano quando, col tempo, finirà con lo sbriciolarsi? Di amianto erano piene le Twin Towers, a New York; tutti quelli che erano presenti a New York in quei giorni, dopo l’11 settembre 2001, hanno certamente respirato amianto. Cosa succederà, lo vedremo.
Che cos’è di preciso l’amianto lo lascio spiegare alla Garzantina della Chimica: facendo clic sull’immagine si dovrebbe poter leggere tutto (non trascrivo perché ci sono le formule chimiche, e Blogger mi cancellerebbe tutte le formattazioni necessarie). Aggiungo solo che, essendo un silicato, l’amianto è un po’ parente del vetro (anche il vetro si può filare, in particolari condizioni); inoltre, per il percorso TAV, il treno ad alta velocità, in Piemonte una delle questioni più dibattute fu proprio questa, l’andare a perforare una zona dove ci sono giacimenti di amianto.

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